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CAMPOBASSO _ L’assessore Annamaria Macchiarola, a proposito del Piano di dimensionamento della rete scolastica regionale in discussione nel consiglio regionale di lunedì 24 gennaio, dichiara: “Il Piano della rete scolastica che approderà in consiglio regionale vanifica il lavoro della Provincia; sul dialogo interistituzionale prevalgono “ le soluzioni su misura” e le “deroghe delle deroghe”. Infatti, il Piano di dimensionamento scolastico licenziato in commissione e che approda in consiglio regionale con notevolissimo ritardo, somiglia ben poco alla proposta deliberata dalla Provincia prima e, poi, con alcune modifiche dalla Giunta Regionale.

La prima considerazione è che: delle due l’una, o la procedura prevista per l’approvazione del Piano di dimensionamento scolastico è un’inutile “presa in giro” e un aggravio assolutamente superfluo del percorso amministrativo, oppure la procedura viene malamente utilizzata. Per meglio comprendere la questione, è bene precisare che, secondo la normativa vigente, i piani di dimensionamento delle istituzioni scolastiche sono definiti in conferenze provinciali di organizzazione della rete scolastica, convocate dal presidente della provincia, convocate dal presidente della provincia, nel rispetto dei criteri generali preventivamente adottati dalle regioni ed in modo che sia assicurato il coinvolgimento di tutti i soggetti scolastici interessati.

Alla Conferenza compete anche la decisione sulle deroghe da applicare ai parametri numerici minimi e massimi stabiliti per il riconoscimento dell’autonomia scolastica, laddove il territorio è per almeno un terzo montano, le condizioni di viabilità statale e provinciale siano disagevoli e vi sia dispersione e rarefazione di insediamenti abitativi. Le regioni approvano il piano regionale di dimensionamento sulla base dei piani provinciali. Nel nostro caso, la Regione Molise ha dettato i criteri generali con delibera di G.R. n. 324 del 7 maggio 2010, fissando tassativamente al 31 luglio 2010 il termine per l’adozione della proposta di piano da parte delle due province, in modo da approvare dfinitivamente il Piano entro il 31 dicembre 2010.

La provincia di Campobasso ha deliberato il piano, approvato all’unanimità dalla conferenza provinciale, con delibera n. 174 del 4 agosto 2010, la Provincia di Isernia solo alla fine di settembre. La costruzione della rete scolastica prevede, dunque, un percorso partecipato e, non a caso, articolato in più segmenti, affidati a soggetti diversi, che trova la sua conclusione nella decisione del consiglio regionale e presuppone un contesto di corretto dialogo interistituzionale e rispetto dei ruoli. Contesto che, evidentemente, non è riscontrabile nella nostra regione.

Così è accaduto che la Provincia, in osservanza dei parametri di legge, dei criteri ed della tempistica fissati dalla regione, ha concentrato nel pochissimo tempo utile un difficile lavoro di razionalizzazione nelle situazioni in cui i numeri oggettivamente non consentivano il permanere dell’autonomia scolastica; un lavoro svolto con pieno senso di responsabilità, ma senza alcun compiacimento, sentendo, anzi, tutto il peso dei tagli da operare e nella consapevolezza che tempi più lunghi avrebbero, probabilmente, consentito la ricerca di ulteriori soluzioni. Conclusa questa fase, il piano è stato tempestivamente trasmesso alla Regione che, dopo un’ulteriore passaggio al tavolo di concertazione istituito dall’assessorato regionale all’istruzione con tutti gli enti locali, le istituzioni scolastiche e le parti sociali, l’ha approvato a fine ottobre. All’inizio di dicembre la commissione consiliare regionale ha avviato l’esame del piano come, però, se dovesse ricominciare da zero, “avocando”, di fatto, tutte le competenze, senza alcuna considerazione per il lavoro già compiuto che è stato utilizzato solo come comoda “bozza da correggere”, per risolvere i problemi di coloro (ma solo alcuni ….) che si vedevano penalizzati dalle decisioni contenute nella proposta.

Quello che davvero sconcerta è, appunto, il metodo, prima ancora del merito – su cui siamo sempre aperti al confronto – e, in qualche caso, della legittimità delle scelte operate, in palese contrasto con quelle assunte dalla conferenza provinciale e, persino, dalla giunta regionale. E non si tratta certo di voler limitare o ledere le prerogative della commissione o del consiglio regionale, ma di fare affidamento che tali prerogative siano esercitate rispettando quelle degli altri soggetti istituzionali coinvolti nella procedura. Nessuno sottovalutava la complessità di un territorio che vede la presenza di pochi centri più densamente abitati e una miriade di piccoli comuni a rischio spopolamento, con una rete viaria in perenne sofferenza, con i trasporti ridotti all’osso e una gran parte degli edifici scolastici da mettere in sicurezza, come eravamo tutti consapevoli che ricercare l’equilibrio tra tanti fattori negativi è un pò come muoversi nelle sabbie mobili, visto che “dimensionare” la rete scolastica regionale obbliga, più che altro, a “ridimensionarla”.

Proprio per questo era indispensabile un approccio di responsabilità condivisa che la molteplicità di occasioni di discussione e confronto offerta dal lungo percorso di costruzione della rete scolastica certamente favoriva, perchè è troppo facile lasciare “eroicamente” tutto com’è, piuttosto che rischiare “l’impopolarità” dei tagli. Invece, il risultato complessivo che si troverà davanti il consiglio, è, in molti (troppi) casi, incoerente rispetto alla normativa ed ai criteri fissati dalla regione stessa e dalla conferenza provinciale, ed orientato, in generale, a salvare tutto, anche quello che secondo la normativa vigente è illegittimo, con grandi disparità sul territorio delle due province e con l’oggettivo indebolimento di tante istituzioni scolastiche che sopravvivono stentatamente, con lo spettro di un’ulteriore diminuzione della popolazione scolastica. A questo punto, è lecito confidare che il consiglio regionale riesamini i passaggi dell’intera vicenda e si assuma la responsabilità di una decisione definitiva rispettosa, se non del lavoro della conferenza provinciale, della normativa vigente e delle regole che la stessa regione si è data”

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