TERMOLI – “Se non si dragherà entro breve tempo, il prossimo inverno potrebbe scapparci la tragedia in porto”. A parlare sono i due massimi esponenti della marineria molisana, il Presidente degli Armatori Claudio Recchi e l’ex coordinatore dell’Op “San Basso” Di Palma, entrambi concordi sulla necessità di ripulire al più presto l’intera struttura dalle sabbie accumulatesi sui fondali negli ultimi 10 anni rendendo lo scalo pericoloso e difficilmente accessibile se non dietro manovre complesse dei pescatori.

“Oggi siamo arrivati ad una sistuazione insostenibile – hanno proseguito i due operatori locali -. E’ necessario questo intervento e sollecitiamo in tal senso la Regione Molise“. Per i marittimi entrare nell’imbocco della struttura, la “canaletta” è diventato sempre più arduo e, in qualche caso, anche una sorta di “terno al lotto” in cui è la fortuna che determina la buona riuscita di qualche manovra sempre più spesso azzardata.

“E’ desolante questa condizione in cui ci troviamo da anni – hanno proseguito numerosi pescatori -. Quest’opera è stata dimenticata in un angolo dagli amministratori nonostante le nostre richieste anche veementi. Sono passati circa 15 anni dall’ultimo dragaggio dei fondali e, nonostante gli iniziali sforzi di riuscire ad ottenere il “placet” del Ministero all’Ambiente, nè amministratori regionali nè comunali nè altre autorità sono riuscite ad ottenere l'”ok”.

Nel frattempo, però, noi lavoratori siamo costretti ad operare in una struttura molto insabbatia, vecchia e con troppi “acciacchi””. I sei metri di profondità della darsena sono ormai un miraggio. Le organizzazioni di categoria della pesca da tempo stanno denunciando la situazione di degrado ed incuria.

“I fanghi nei porti del Mediterraneo storicamente vengono dragati e sversati in mare, lo facevano i romani, lo ha fatto il Genio Civile opere marittime e lo si è potuto fare fino a che non sono state inventate le famigerate vasche di colmata dove devono essere sistemati i reflui di dragaggio per stoccarli _ ha dichiarato Domenico Guidotti di Federcopesca _. Del resto il porto non produce fanghi ma riceve solo quelli provenienti dal moto ondoso. Che male c’è a riportare in mare quello che già naturalmente avrebbe dovuto andarci”.

A peggiorare la situazione dello scalo termolese, la mancanza dell'”effetto venturi”, ovvero la creazione di un circolo virtuoso tra le correnti marine che determinerebbero il deflusso della sabbia dalla struttura. Secondo i pescatori, infatti: “lo scalo non respira” a causa della realizzazione del depuratore nel porto e la chiusura di tubature che permettevano in passato l’ingresso ed il deflusso delle correnti marine. “Queste ultime – hanno concluso i marittimi – devono non solo poter entrare nell’escavo ma anche uscire. La configurazione del porto stesso fa si che, nel tempo, si insabbi”.

Articolo precedenteA Luglio turisti in arrivo in aumento del 4,9%. Presenze in calo del 4,3%
Articolo successivoRiva del Garda e Malcenise si contendono la vittoria del Campionato Optimist
Antonella Salvatore
Giornalista professionista, Direttrice di myTermoli.iT e myNews.iT e collaboratrice AnSa