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Asrem ScioperoCAMPOBASSO – Una sanità allo sbando. Questo è il quadro sintetico del sistema sanitario nella Regione Molise. Il Presidente della Giunta Regionale, Paolo Di Laura Frattura, già commissario ad acta della sanità molisana, sta di fatto devastando questo delicato comparto: l’ASREM annuncia che ad oltre 500 precari, tra medici ed infermieri, non verrà rinnovato il contratto di lavoro. Si intende così chiaramente assestare un colpo mortale alla sanità pubblica regionale, in ossequio alle politiche neoliberiste del Governo Renziano.
Tutto questo, va aggiunto, senza alcuna sostanziale riduzione delle spese verso la sanità privata molisana. Come potrà reggersi un sistema già così sottostimato ed in fibrillazione con questa ulteriore e copiosa emorragia di risorse umane? Il governo regionale di Frattura non sembra preoccuparsene particolarmente ed intanto lavora ad un piano di riorganizzazione della sanità che non promette certo nulla di buono per gli operatori e per i cittadini molisani.

D’altro canto, se queste sono le premesse. La voce dei lavoratori della sanità comincia finalmente a farsi sentire e a scendere in piazza, “bussando” alle porte del potere sanitario e regionale. Non è più il momento dei convegni o dei seminari, utili certamente quando propedeutici all’azione ed alla salvaguardia concreta di un diritto, ovvero, il diritto alla salute.
La manifestazione è partita di buon’ora sotto la sede dell’ASREM di Campobasso, in via Ugo Petrella, dove infermieri e personale paramedico si sono dati appuntamento per inscenare un primo vibrante e numeroso presidio di protesta. Ci sono anche rappresentanti di associazioni e di cooperative che operano nel settore socio-sanitario, oggi in estrema difficoltà per le inadempienze dell’ASREM. A solidarizzare con i manifestanti si intravedono anche numerosi rappresentanti sindacali (Fiom, CGIL, ecc.) ed esponenti di vari gruppi politici (L’Altra Europa, Rifondazione Comunista, ecc.) da sempre storicamente vicini alle mobilitazioni dei lavoratori.

Poi, tutto si sposta sotto la sede del Consiglio Regionale, dove è già in corso la riunione della commissione consiliare con i sindacati. Frattura pare si trovi fuori sede, forse a Roma a prendere ordini… A gran voce i precari in camice bianco chiedono di poter entrare nei locali della Regione, di poter salire per interloquire con i membri della commissione, c’è tensione ed esasperazione, ma le forze dell’ordine si parano innanzi il portone per impedire con la forza l’accesso dei lavoratori. C’è anche paura da parte della politica, lo si denota dallo schieramento delle forze dell’ordine e da piccoli atteggiamenti, inutilmente autoritari, quando ad esempio chiedono ad un gruppo di togliere uno striscione in cui c’è vergato il termine “Mafioso” (presumibilmente riferito alla gestione clientelare e particolare di alcune aziende sanitarie). Ma si tratta chiaramente di un mero slogan politico.

Alla fine, però, devono cedere alla pressione e acconsentono finalmente ad una rappresentanza di poter salire ed essere ascoltati dalla commissione. D’improvviso, forse di passaggio, si ritrova l’ex governatore Michele Iorio ad accedere nella sede del consiglio regionale. Con sguardo spaesato scruta il sit in non capendo bene di cosa si tratti, ma lesto si affretta a guadagnare l’entrata prima che la rabbia che serpeggia nel presidio veda in lui un facile bersaglio di invettive e di sfogo (con ragioni sostanzialmente fondate!). Pare che prima di sparire dietro il portone abbia anche ricevuto un “affettuoso” scappellotto dietro la nuca… Di politici della maggioranza (ma neppure della minoranza) non se ne vede neppure l’ombra a solidarizzare o a interloquire con i lavoratori, qualcuno addirittura se la squaglia alla chetichella. Questo è un fatto davvero sconcertante: assessori e consiglieri regionali prodighi di alate parole e di prosopopea sugli organi di informazione che poi scompaiono o si dileguano di fronte ai problemi reali della gente, di fronte al Popolo che chiede conto e chiede ragioni loro azioni istituzionali.

Abissale ed emblematica è la cifra della distanza tra la politica e la gente, dove sostanzialmente personale indicato e munificamente foraggiato dalla collettività a rappresentarne i propri interessi, alla fine, si barrica e ne rifiuta qualsiasi confronto. Come non riflettere sul fallimento della democrazia e sullo scivolamento verso un sistema autoritario ed autoreferenziale in cui la contrapposizione sociale diventerà sempre più crescente e disperata. Ma questa è un’ altra storia.
Quando la delegazione scende dall’incontro, al di là della comprensione di facciata e delle assenze “ingiustificate” della politica regionale, il dottor Lucio Pastore sintetizza laconicamente la drammaticità del quadro: non torneranno indietro dai loro propositi falcidianti dei servizi pubblici e andranno verso una sostanziale privatizzazione del sistema sanitario regionale.

Dunque, in Molise il diritto alla salute non sarà più garantito (già era in estrema difficoltà) e andrà sempre peggio, proprio per questo la lotta di questi lavoratori nella sanità è la lotta di tutti i cittadini molisani, di ognuno di noi che può averne diritto e bisogno.

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