CAMPOBASSO _ Operazione dei Carabinieri in una cava a Morcone. Sequestro preventivo di beni patrimoniali per un valore di circa 10milioni di euro. Gli immobili e le imprese sono riconducibili ad un beneventano di 57 anni ritenuto affiliato al clan “Pagnozzi”. Tra di essi bloccata anche l’ex cava di “Colle Alto” di Morcone che nel 2007 doveva servire da sito per le ecoballe.

 

Nel corso della mattina di ieri a Benevento ed in diversi Comuni della provincia, nonché a San Martino Valle Caudina i Carabinieri della Compagnia di Cerreto Sannita hanno eseguito un’ordinanza, emessa dal Tribunale di Benevento, Sezione Misure di Prevenzione, su proposta formulata dal procuratore della Repubblica di Benevento, per l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale con richiesta di sequestro e confisca dei beni, ai sensi della legge n. 575/1965, a carico di Giuseppe Ciotta, 57enne di Campoli Monte Taburno già noto alle Forze dell’ordine e destinatario nel febbraio 2009 di decreto dello stesso Tribunale di Benevento della misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale con obbligo di soggiorno per anni quattro in conseguenza della sua accertata pericolosità sociale generica. La proposta del procuratore ha origine dagli accertamenti patrimoniali intrapresi, dagli stessi Carabinieri di Cerreto Sannita, in occasione dell’acquisizione di una cava sita a Morcone, località Colle Alto, avvenuta nell’ottobre del 2007, a seguito di un’asta fallimentare presso il Tribunale di Benevento, da parte della ex moglie dello stesso, titolare di un’impresa, Anna Procaccini, per un importo di 480.500 euro.

L’area in questione, nel novembre del 2007, venne inizialmente individuata, dal commissario straordinario per l’emergenza dei rifiuti in Campania, per lo stoccaggio di ecoballe e successivamente, nel gennaio 2008, anche a seguito di una manifestazione di protesta nella quale presero parte circa 5.000 mila persone, con pullman, autocarri, e mezzi agricoli, provenienti, non solo della provincia sannita, ma anche della limitrofa Regione Molise, fu ritenuta non adeguata dal punto di vista ambientale e quindi venne utilizzata per attività di frantumazione di inerti. Tale provvedimento di sequestro, il cui valore complessivo si aggira intorno ai 10 milioni di euro, riguarda 11 terreni ubicati nel territorio di Foglianise ed altri Comuni del beneventano e San Martino Valle Caudina; tre fabbricati per uso abitazione a Foglianise e San Martino Valle Caudina; cinque imprese edili e/o movimento terra, di cui quattro con sede a Benevento ed una a Napoli ed una ditta per la vendita di abbigliamento, compresi una sessantina di automezzi in uso alle società di costruzione; delle somme di denaro depositate presso gli istituti di credito e postali sul territorio nazionale.

Particolare rilevanza assumono la posizione della citata ex cava di Morcone e, soprattutto, le “redditizie” aziende nel settore delle costruzioni: Impresa individuale Procaccini Anna; Michelangelo Costruzioni; Ciotta Costruzioni; Vomero Immobiliare; Sweet House; Ditta abbigliamento Arual Fashion, dove è stato dimostrato essere tutte essere riconducibili a Giuseppe Ciotta, in quanto è stato accertato il diretto intervento di quest’ultimo nelle attività riguardanti le singole società e il rapporto di parentela e/o affinità intercorrente con i titolari delle singole imprese (ex moglie, i tre figli, e suoceri in età avanzata) o, come in qualche caso, di rapporto di stretta collaborazione (ex dipendente), che nel tempo hanno avuto diverse trasformazioni del proprio assetto societario.

Gli accertamenti analitici sui redditi dichiarati, inoltre, hanno evidenziato che nonostante Ciotta ed i suoi familiari abbiano una capacità reddituale quasi inconsistente, a mala pena sufficiente a far fronte alle esigenze primarie del nucleo familiare, siano invece essi intestatari di numerosi terreni, appartamenti, nonché del totale delle quote delle citate aziende. Nella stessa ordinanza è stato poi nominato un professionista quale amministratore giudiziario di tutti i beni sequestrati. L’adozione di una tale misura di prevenzione patrimoniale costituisce il primo caso avvenuto nel Sannio, nei confronti di un pregiudicato beneventano, e manifesta l’importanza dell’impiego di strumenti di contrasto economico per fronteggiare la criminalità organizzata.

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