TERMOLI _ La vicenda che qualche anno fa ha investito il Comune di Termoli, quando si è scoperto che un funzionario M.F. aveva architettato un sistema truffaldino per appropriarsi di somme di denaro dell’Ente, ha avuto ora anche un riscontro dalla Corte dei Conti di Campobasso. Si ricorderà che tale funzionario, addetto alla ragioneria dell’Ente, predisponeva dei mandati di pagamento per somme varie – in genere di non rilevante importo – per adempiere ad alcune imposte che il Comune avrebbe dovuto pagare: imposte in verità inesistenti e che venivano inventate di sana pianta da lui stesso.

Apponeva poi al mandato l’indicazione che dette somme avrebbero dovuto essere consegnate a sé medesimo, per effettuare il loro versamento all’esattoria dello Stato. Faceva poi firmare il mandato dal capo-servizio, oppure aggiungeva la suddetta indicazione dopo che il capo-servizio aveva già firmato. In tal modo era riuscito ad incassare una ragguardevole somma, di circa 150.000,00 euro, che gli è servita per pagare i debiti che via via accumulava per soddisfare la sua irrefrenabile passione per il gioco. Scoperto l’inganno, il funzionario fu arrestato e quindi condannato a 3 anni e 1 mese di reclusione. Parallelamente venne avviata una procedura per danno erariale dalla Procura Regionale della Corte dei Conti del Molise contro di lui, innanzi tutto, ma anche contro i capi-servizio del Comune, ben cinque, che si erano succeduti nel tempo e che avevano inavvertitamente firmato i mandati di pagamento fraudolentemente predisposti e pure contro la banca tesoriera del Comune.

All’esito del giudizio, che si è protratto per qualche anno, il funzionario è stato condannato a risarcire il Comune delle somme sottratte per euro 154.980,79 e del danno all’immagine, liquidato in euro 15.000,00. Anche la Banca Tesoriera è stata condannata a risarcire, in solido con il funzionario, una somma di euro 5.164,57, consegnata per un mandato che neppure conteneva l’indicazione di pagare direttamente all’impiegato comunale. Viceversa, sono stati assolti i capi-servizio che avevano apposto le loro firme sui mandati. Questo perché erano stati abilmente ingannati e perché l’accusa non aveva specificato né provato quali delle firme dei capi-servizio fossero state apposte prima e quali dopo. Inoltre, la Corte ha ritenuto che comunque tali funzionari avrebbero dovuto essere assolti, essendo invece obbligo di legge del Tesoriere di versare le somme indicate per pagamenti di imposta direttamente alla esattoria incaricata. I funzionari assolti sono stati assistiti nella ingarbugliata vicenda processuale dal Prof. Avv. Giovanni Di Giandomenico e dall’Avv. Ernesto Sallese.

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