Il tavolo per il rilancio della filiera bieticola o si insedia a Roma alla presenza delle Regioni interessate, delle organizzazioni professionali agricole, delle rappresentanze imprenditoriali e sindacali, oppure non avrà gli strumenti essenziali per evitare la scomparsa di un altro comparto del sistema agro-alimentare italiano. Alla Regione Molise spetta sollecitare unitariamente e con determinazione il Ministro dell’Agricoltura perché consideri i mutamenti intervenuti sul prezzo mondiale dello zucchero che restituiscono competitività ad un settore economico che non può continuare a beneficiare di interventi assistenziali pubblici nella pessima abitudine di privatizzare gli utili e socializzare le perdite.
E’ opportuno che le organizzazioni agricole, i bieticoltori e le rappresentanze dei lavoratori sollecitino energicamente il socio pubblico dello Zuccherificio che ne detiene il pacchetto di controllo perché si giri pagina nell’assetto proprietario, si prenda atto delle difficoltà insorte nella gestione aziendale, dell’istanza di fallimento pendente, dei problemi di capitalizzazione privata e degli impegni disattesi nell’attuazione del Piano Industriale. Se si vuole restituire fiducia al sistema c’è bisogno di liquidità immediata che solo partner privati effettivamente orientati a investire sul mantenimento della filiera bieticolo-saccarifera possono assicurare. Lo Zuccherificio è una delle rare realtà produttive del nostro territorio e con una compagine societaria nuova potrebbe essere rilanciato con un progetto che valorizzi l’aumento del prezzo mondiale dello zucchero e verifichi una possibile sinergia con altre attività industriali connesse finalizzate a creare utili e evitare diseconomie gestionali.
Dopo aver speso o rinunciato a rimborsi comunitari per un valore complessivo di 130 milioni di euro, sarebbe stravagante stoppare la filiera saccarifera in presenza di più vantaggiose condizioni competitive mondiali e assistere al fallimento aziendale con possibili riconversioni energetiche di cordate imprenditoriali che si troverebbero con gli impianti semi-gratis assegnati dalla curatela, liberi dal personale e probabilmente anche con finanziamenti pubblici a valere sulle fonti rinnovabili da rivendere all’ENEL o alla società collegata già implicata nella produzione di biogas nell’area dell’ex-Stefana di Termoli attigua allo Zuccherificio.
Michele Petraroia