Una norma impensabile solo fino a qualche anno fa e che oggi trova un variegato fronte d’opposizione formato da istituzioni locali, i comuni in particolare, partiti, associazioni e tanti semplici cittadini che vedono in pericolo il diritto fondamentale di ogni individuo a fruire di un bene essenziale per la vita stessa e che pertanto non può essere in alcun modo sottoposto alle regole del mercato.
Questa è stata la premessa comune dei diversi e qualificati interventi che si sono succeduti durante il corso del dibattito. Tra gli altri quello dell’on. Salvatore Margiotta, vicepresidente della commissione ambiente della Camera dei Deputati, che ha ripercorso le tappe del decreto 135, convertito in legge attraverso l’ennesimo voto di fiducia, argomentando la dura opposizione parlamentare di questi giorni attraverso l’analisi delle esperienze fallimentari di gestione privata del servizio idrico attualmente presenti in Italia ed in Europa.
In particolare l’esperienza della municipalità parigina, a metà degli anni ’80 pioniera del nuovo modello privatistico, e che oggi, pentita, torna ad una gestione del servizio idrico totalmente pubblica. Quando si tratta di un diritto naturale ed inviolabile diviene inaccettabile la dicotomia tra proprietà e gestione del bene. Un’ipocrisia su cui si regge l’intera proposta iperliberista della destra di Berlusconi. Nel caso del servizio idrico è del tutto evidente che entrambe debbano restare pubbliche. Solo in questo modo, hanno sottolineato Mario Ferocino, presidente ATO Molise, e i numerosi sindaci che hanno partecipato all’incontro, si potrà tutelare un bene comune come l’acqua dagli interessi spregiudicati delle multinazionali. Società private con l’unisco scopo del profitto e pronte quindi, così come già accaduto altrove, ad aumentare le tariffe e ad azzerare gli investimenti, assicurando solamente il peggioramento globale del servizio.
Associazioni e comitati a difesa dell’acqua pubblica hanno animato il dibattito, tutti d’accordo sulla necessità che questa battaglia di civiltà e di cultura collettiva non abbia un colore politico, ma sia invece di tutti, senza preclusioni alcune. In questo quadro si inseriscono anche gli ordini del giorno a difesa dell’acqua pubblica discussi ed approvati in oltre 40 consigli comunali molisani e la proposta di legge, presentata dai gruppi di centrosinistra in Consiglio regionale, con la quale si sancisce l’obbligatorietà non solo della proprietà pubblica dell’acqua molisana, ma anche della gestione esclusiva da parte di società di diritto pubblico. Ad oggi la proposta n°205 è l’unico atto concreto a difesa dell’acqua molisana, che impone alle superficiali quanto inutili ed estemporanee affermazioni elettoralistiche del governo regionale di Michele Iorio la prova dei fatti. Un inequivocabile esame di identità regionale: difendere i diritti e gli interessi legittimi del popolo molisano oppure obbedire al sultano. La proposta di legge 205 ora camminerà e vivrà tra la gente.
Da metà aprile infatti i gruppi consiliari e i partiti di centrosinistra, i sindaci, i tanti comitati spontanei e le associazioni saranno impegnati con gazebo e banchetti a raccogliere le firme per sostenere la proposta di legge regionale e i quesiti referendari. Una battaglia di civiltà che, dunque, avvieremo su due fronti, uno locale e l’altro nazionale, ma con l’obiettivo unico di difendere l’acqua pubblica, per difendere il futuro. Grazie al decreto Ronchi si è aperta il 20 novembre 2009 la più grande svendita mai vista, l’ultimo grande saccheggio. Oggi è un nostro preciso dovere, un dovere di tutti i cittadini, fare in modo che questo non avvenga. Padre Alex Zanotelli concludeva in un suo appello: “Mobilitiamoci! Questo è l’anno dell’acqua!”. Una sollecitazione che tutto il fronte democratico molisano è pronto a raccogliere.
Pardo D’Alete