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TERMOLI – Si rinnoverà anche quest’anno, per la nona volta consecutiva, l’ormai immancabile Giornata diocesana della donna dal tema “Donna, maternità senza frontiere”, che vuole essere opportunità per offrire alla cittadinanza lo sguardo e l’immagine della donna che rivive nelle lettere e nella testimonianza di don Tonino Bello e del beato Giovanni Paolo II. Anche quest’anno l’evento si svolgerà alla straordinaria presenza di un ospite ragguardevole che risponde al nome di Flora Gualdani.

Figlia spirituale di Giovanni Paolo II, Flora Gualdani ha vissuto un rapporto speciale e diretto con l’amato Pontefice al punto da esserne anche ispiratrice per l’enciclica “Evangelium vitae”, promulgata il 25 marzo 1995. Fondatrice di “Casa Betlemme”, Gualdani è una laica aretina nata nel 1938 che “a un certo punto del suo cammino ha aperto la propria abitazione per un servizio alla vita nascente”. Figlia di contadini, nel 1959 Flora diventa ostetrica-puericultrice e riceve una chiamata da Gesù: “preghiera, sacrificio, letizia” e così, mentre lavora in ospedale, viaggia per il mondo e rimane turbata incontrando donne volate all’estero per abortire.

Percepisce che è urgente fare qualcosa, ne parla in Azione cattolica ma i tempi non sono maturi e s’incammina da sola. Episodio importante per la sua scelta di vita è l’aver salvato la figlia di una donna malata di cancro che non intendeva abortire nemmeno davanti al consiglio dei medici; Flora le rimane accanto, la bambina nasce, è sana; se la porta a casa tenendola qualche anno, finché quella madre coraggiosa, lentamente, guarirà. Di lì a poco prenderà tanti bambini in affidamento, per qualche mese o per vent’anni. Le istituzioni la conoscono e la stimano: collabora con il Tribunale per i Minorenni, l’ospedale, i servizi sociali. Lo fa gratis. Intanto continua a viaggiare in un personale servizio alla “maternità senza frontiere”: spende tutte le ferie in Bangladesh e India, dall’Africa alla Svezia, Cina e Messico, l’inferno della guerra in Cambogia. Durante il conflitto in Bosnia tornerà a Medjugorje per togliere dallo stupro etnico un gruppo di donne portandole con sé. Mentre lei gira per il mondo, il mondo comincia ad arrivare a casa sua. Le bussano alla porta gestanti in difficoltà, sono gli anni della legge 194. La casa diventa stretta. Flora chiede al padre la divisione dell’eredità e combina l’opposto del giovane ricco: usa il suo ettaro di terra per costruirci alcune casette immerse in un grande parco. Lo fa con ingenti sacrifici personali e l’aiuto di qualche amico. Non la fermeranno né l’ernia né i debiti. Non si affida a convenzioni ma a forti convinzioni, e ai suoi tre santi: Francesco d’Assisi, Caterina da Siena, Teresa di Lisieux. Così l’opera sta in piedi da mezzo secolo perché lei continua a stare in ginocchio. Il cuore di Casa Betlemme risiede in una cappellina dove la fondatrice, per volontà del Vescovo, tiene l’Eucarestia fin dai tempi del Concilio Vaticano II: è un cenacolo permanente di preghiera centrato nella contemplazione del mistero dell’Incarnazione e nell’esaltazione della maternità di Maria corredentrice. E poi il rapporto con Giovanni Paolo II, da cui si sente “sostenuta in modo straordinario, specialmente di fronte a certe mitragliate”.

Casa Betlemme diventa poi una scuola di formazione dove approdano tante persone: laici e consacrati, analfabeti e professori, giovani e meno giovani. Negli ultimi cinque anni, con la formula dei ” laboratori di bioetica cristiana” si sono preparate in questo centro circa quaranta persone, tra cui coppie di sposi, operatori sanitari, operatori pastorali, educatori ed insegnanti, operatori sociali, artisti e giornalisti.

L’iniziativa individuale di Flora è divenuta associazione di volontariato nel 1982 ed ha ottenuto il primo riconoscimento ecclesiastico dopo 40 anni, nel Natale del 2005, con decreto della Diocesi di Arezzo – Cortona – Sansepolcro che ha eretto l’opera ad “associazione pubblica di fedeli“. I suoi scritti poetici hanno ricevuto diversi premi letterari. Nel 1983 le è stato assegnato il “Premio della bontà” e nel 1994 la sua città le ha conferito, come operatrice sociale, il premio “Chimera d’oro”.

L’incontro pubblico con Flora avverrà il prossimo 8 marzo, a partire dalle 15.30, presso il cinema Sant’Antonio cui seguirà la celebrazione eucaristica, alle ore 18, presso la chiesa di Sant’Antonio in Termoli, che sarà presieduta dal vescovo diocesano, monsignor Gianfranco De Luca. L’appuntamento sarà preceduto da una veglia di preghiera, il 7 marzo alle ore 19, presso la chiesa parrocchiale del Sacro Cuore in Termoli. A organizzare l’evento il Comitato donne operante sul territorio della diocesi di Termoli-Larino, con il sostegno diretto del sacerdote padre Enzo Ronzitti e del vescovo Gianfranco De Luca.

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