TERMOLI – Davvero pare essere questa la situazione attuale dopo la chiusura del recente Sinodo dei vescovi sulla famiglia. “Stiamo lavorando e lavoreremo per voi”, sembra ci dicano i padri sinodali. A loro si unirà la chiesa tutta per esprimere prossimità alla famiglia così come è stata oggetto di discussione ed approfondimento nei giorni sinodali. Lo ha ricordato e promesso il Papa stesso che per tutto il tempo è stato ad ascoltare e, solo all’ultimo giorno, ha espresso il suo pensiero. “… ora abbiamo ancora un anno per maturare, con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete alle tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare; a dare risposte ai tanti scoraggiamenti che circondano e soffocano le famiglie. Un anno per lavorare sulla “Relatio synodi” che è il riassunto fedele e chiaro di tutto quello ciò che è stato detto e discusso in questa aula e nei circoli minori. E viene presentato alle Conferenze episcopali come “Lineamenta”. L’appuntamento è per l’autunno del prossimo anno per continuare a riflettere dopo aver ruminato e metabolizzato i 62 numeri che compongono il documento approvato dall’assise sinodale. “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa nel mondo contemporaneo” sarà il tema del Sinodo ordinario che si svolgerà dal 4 al 25 ottobre 2015. Le discussioni sono state tante, concitate, graffianti, capaci di non lasciare ombre e dubbi. Ci si è spinti ad analizzare situazioni e dati di fatto come mai si era fatto prima. Ma la famiglia non è stata approcciata solo come un malato, quindi i padri non sono stati al capezzale di un moribondo, ma ne sono state evidenziate le peculiari capacità, la missione e i compiti. La famiglia è una risorsa. Ci sono dei nei, ma la loro evidenza non fa dimenticare il volto su cui sono disegnati.

Divorziati risposati, coppie omosessuali, comunione spirituale di cui si è parlato ai numeri 52, 53 e 55 della relazione finale non hanno ricevuto la maggioranza qualificata dei due terzi, sono uno scoglio da superare. Non possono essere considerati volontà espressa dai padri sinodali perché non hanno superato la soglia richiesta. “Né tutti, né nessuno”. “Né irrigidimento, né buonismo”. Appare essere questo l’orientamento circa la comunione ai divorziati risposati. E, pur accogliendo gli omosessuali, mai sarà considerata una famiglia la loro unione. Sono dati ribaditi e riproposti. Ma essendo realtà che si incontrano nella vita civile ed ecclesiale e non si possono ignorare, il Papa ha affermato: “La chiesa… non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone…. E’ la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cf. Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l’incontro definitivo, con il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste. …”

Tante testate giornalistiche si sono espresse in modo inadeguato, faziosamente e pretestuosamente viziati dal desiderio dello scoop parlando di chiesa divisa. Nulla di tutto questo. Si è discusso, come il papa stesso aveva chiesto prima di iniziare, con spirito di docilità e desiderio di soluzione. Certo, come è normale, molte volte si sono espresse sensibilità diverse e soluzioni differenti, ma questa è ricchezza e non divisione. E’ parlare chiaro e non nascondersi. Proporre la verità per metterla sul candelabro e non soffocarla sotto il moggio. Le categorie dei conservatori e progressisti non molto si addicono a coloro che sono chiamati a proporre una verità non generata da loro, ma ricevuta in custodia. Semmai la prassi pastorale si differenzierà secondo le sensibilità personali, perchè ciò che non è opinabile in tema dottrinale è auspicabile che nelle scelte pastorali, si adatti ai tempi, alle persone e alle necessità. “Chiesa ospedale da campo” ha detto più volte papa Francesco, pronta ad accogliere, soccorrere, accompagnare e curare. “Svegliate il mondo! Siate testimoni di un modo diverso di fare, di agire, di vivere!”

In sintesi questo il papa chiede alle famiglie: essere testimoni della possibilità che in Dio la famiglia può essere unita e compiere il ministero che le appartiene, pronti sempre a correre in soccorso verso coloro che avvertono la fatica o strappano, lacerano, quell’unità per cui si sono impegnati. “L’amore coniugale, unico ed indissolubile, che persiste nonostante le tante difficoltà del limite umano, è uno dei miracoli più belli”, ha affermato il papa e il Sinodo in ogni caso ha ribadito che il matrimonio è solo quello tra uomo e donna. C’è ancora molto da limare, sensibilità da accentuare ed entusiasmi da smorzare. L’impegno sinodale entra ora in una fase carsica, si lavora di nascosto, in attesa di camminare ancora insieme nel prossimo autunno sperando di tracciare percorsi che donino la serenità a tutta e il legittimo riconoscimento alla famiglia come manifestazione dell’amore di Dio per l’uomo e la donna, sue creature.

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