BoschiElenaTermoliTERMOLI – Arriva così il ministro Maria Elena Boschi al teatro S. Antonio di Termoli per sostenere le ragioni del SI al referendum costituzionale.Massiccio schieramento di agenti, come si conviene ad un ministro, e una discreta presenza di pubblico in sala, tra cui albergano tutti i livelli politici del PD e delle istituzioni molisane (che spesso coincidono), ma ci sono davvero tantissimi curiosi.

Di fuori la piazza, tenuti a debita distanza dalle forze dell’ordine, si assiepano rappresentanti di comitati e associazioni del NO al referendum costituzionale. Infatti, alcune rappresentanti dei comitati (Marcella Stumpo dei comitati bassomolisani ed Emilio Izzo per i comitati da Isernia) hanno indetto una conferenza stampa contestuale all’arrivo della esponente del governo Renzi. Presenti anche numerosi esponenti di partiti politici, movimenti e sindacati schierati in favore del NO (da Rifondazione Comunista alla CGIL). Il tutto si è comunque svolto pacificamente e senza disordini di sorta.

All’avvio della kermesse in teatro, fa gli onori di casa un emozionato Sindaco di Termoli, Angelo Sbrocca, che poi cede a turno la parola ai vari esponenti della presidenza: il governatore regionale Paolo Frattura, la deputata Laura Venittelli e infine la segretaria regionale del PD Micaela Fanelli.

Quando prende la parola la Boschi, dopo oltre un’ora di interventi, questa si attiene fedelmente al cliché governativo infarcito di luoghi comuni e di declamazioni. Non entra quasi mai nello specifico della controriforma e, in perfetto stile “renziano”, si limita ad aggettivare: la definisce moderna, snella, efficace, al passo coi tempi, e via discorrendo.

Nel passaggio sulle critiche al Senato dei nominati, afferma che sindaci e consiglieri regionali vengono comunque eletti e loro decideranno poi chi dovrà stare in Senato. Come dire, il popolo cosa pretende persino di eleggere direttamente il Senato!  Sorvola sul fatto che godranno dell’immunità, che non diminuiranno comunque i costi politici, che non si snelliranno affatto iter e procedure legislative come vogliono far credere, che si concentreranno maggiormente i poteri a livello governativo, senza considerare la parallela implementazione di una legge elettorale antidemocratica come l’Italicum, che neppure i fascisti con la legge Acerbo osarono tanto.

Ma quella che ci è sembrata la perla è stata l’affermazione che questa riforma favorirà anche il rilancio del Molise: insomma, è la panacea di tutti i mali. La verità è che invece il Paese non è affatto convinto della manomissione della costituzione e i sondaggi preoccupano non poco il premier e forse di qui il senso di questo tour governativo a Termoli, anche nel Molise che conta poco o nulla nello scacchiere nazionale.

Hanno ragione i comitati che di fuori la sala sventolano lo striscione: prima di cambiarla la costituzione sarebbe il caso di leggerla.
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