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Oreste Campopiano
TERMOLI _ Il contrastato percorso politico parlamentare del federalismo dovrebbe concludersi con la votazione dei decreti attuativi della legge n.42 entro il corrente mese di gennaio. Si tratta di una svolta decisiva,secondo alcuni il più imponente processo di razionalizzazione della finanza pubblica sub statale, realizzato nella storia repubblicana del Paese. Sul federalismo e su quello fiscale in particolare sono state espresse opinioni diverse, spesso opposte: c’è chi ritiene che il processo comporti ex sè un aumento delle tasse; che metta in pericolo la solidarietà nazionale; che distorce il finanziamento di servizi essenziali quali ad es. la sanità; fino a giungere ad ipotizzare la irreversibilità della divisione tra il Nord e il Sud del Paese.

Per chi crede, come me, invece che l’ Italia abbia urgente bisogno di accelerare i processi di innovazione e di modernizzazione dell’apparato pubblico per consentire la necessaria competitività nell’ambito dei mutati scenari internazionali; per chi registra che siamo in presenza di pesanti fattori destinati ad incidere sul nostro presente e sull’immediato futuro,quali la drastica riduzione dei finanziamenti statali e la impossibilità di ulteriore indebitamento, il federalismo non può che essere visto che come strumento di discontinuità rispetto ad una cultura di Governo e ad una prassi politica che ha sistematicamente premiato e favorito le inefficienze e gli sprechi ( si pensi solo per un momento al perverso criterio del finanziamento degli enti territoriali in base alla spesa storica).

Certo ogni processo rilevante impone cautela e visione prospettica, ma in ciò siamo confortati dal grande lavoro di analisi e valutazione eseguito dalla COPAFF (che è la Commissione paritetica di studio per l’attuazione del federalismo fiscale), nonchè dalla evidente circostanza che i migliori esperti economici, giuridici e sociologici del Paese non hanno mai centrato le loro posizioni, spesso critiche, sui soliti luoghi comuni. Degli otto decreti leg.vi quello sul federalismo demaniale, su Roma capitale e sui fabbisogni standard di Comuni e Province sono già definitivi. Restano ancora da approvare quello sull’autonomia impositiva degli enti locali, quello afferente alla perequazione infrastrutturale e al Piano Sud, le norme sul cd.”fallimento politico” e dei meccanismi premiali e sanzionatori, da ultimo quello sulla armonizzazione dei bilanci degli enti territoriali.

Un impianto normativo che, lungi dal costituire un vulnus per il sud Italia, dovrebbe di contro correggere le disfunzioni della situazione attuale in parte aggravata dalla riforma del titolo V della Costituzione attuata nel 2001, che se da un lato ha decentrato enormi competenze, non ha invece realizzato i meccanismi necessari a gestire il decentramento in chiave responsabilizzante. Una confusione che si ritorce a carico della fiscalità generale ( e quindi dei contribuenti), come è accaduto per quei dodici miliardi di euro pagati dall’ultimo Governo Prodi a cinque Regioni del centro Sud in extra deficit sanitario, Regioni che sono tuttora in disavanzo e che anzi accumulano ulteriori debiti in progressione geometrica.

L’avvio del federalismo imporrà una grande presa di coscienza e sopratutto un energico cambio di rotta di tipo culturale,oltre che di classe dirigente, specie nel mezzogiorno d’Italia. Si tratta infatti di superare il vero e proprio conflitto di interessi tra un Sud che vuole continuare a vivere di clientele e rendite parassitarie ed un Sud che accetta la responsabilità del federalismo, che vuole sviluppo ed innovazione attraverso una sintesi equilibrata dei valori di solidarietà, gradualità e responsabilità. Chi risparmia riducendo sprechi e pletore potrà ridurre le imposte locali attirando imprese e capitali, sviluppando nuovi gettiti. Questa concorrenza virtuosa è la sintesi, l’essenza del federalismo, che si completa con la sanzione della non rieleggibilità del politico che manda in dissesto l’Ente o la Regione che amministra (il cd.“fallimento politico”). Ed è solo a questi soggetti che fa paura, anzi terrore, il federalismo.

( avv.Oreste Campopiano) Segr.reg.N.PSI Molise

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