termoliviaromaTERMOLI – In Giappone l’unica categoria che non è obbligata a inchinarsi davanti all’Imperatore è quella degli insegnanti. I giapponesi infatti credono che senza insegnanti non ci sarebbero nemmeno gli imperatori! E questo dice non solo della considerazione di cui godono i docenti da quelle parti ma di quanto la saggezza orientale comprenda e preservi gelosamente il compito educativo.

Come davanti ad uno spazio sacro dovremmo toglierci calzari entrando in una scuola perchè è un luogo, quello, in cui non si insegna solo a far di conto e a dare nozioni di storia patria. Quella palestra di vita forma i cittadini, forgia le coscienze delle generazioni, insegna a vivere, incide in modo determinante sul futuro delle comunità. Purtroppo nel corso del tempo, dalle nostre parti, l’impegno nell’educare e dell’istruire è stato derubricato a rango di manodopera pubblica a buon mercato, paragonato a qualunque altro impiego statale e spogliato di ogni riferimento all’importanza, alla delicatezza, alla centralità dell’educare. Anche per questa ragione mi piacerebbe che, all’inizio del nuovo anno scolastico fosse lanciata una sorta di campagna in tutte le scuole. un impegno comune per i docenti di ogni area di insegnamento per stimolare i bambini, i ragazzi, i giovani al pensiero e al pensiero critico, al gusto della curiosità. Insegniamo: “chiediti perché”. Insegniamo a non comprare mai niente a scatola chiusa.

“Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso”, scriveva Albert Einstein. Detto da uno scienziato di quella levatura c’è da credergli! Per questo dovremmo sentirci incalzati dal proporre la curiosità, non tanto come disciplina curriculare, quanto come metodo che accompagni lo studio e l’apprendimento della matematica e della geografia, della filosofia e della storia, della letteratura, delle religioni, dell’arte, della scienza……I non curiosi sono  uomini tristi inesorabilmente fermi agli stalli di partenza. Perchè la curiosità è il buon pasto che la vita ci concede gratuitamente per nutrire il cervello. E l’anima. Come amava ripetere sempre lo stesso Einstein: “La cosa più importante è non smettere mai di domandare”. 

Se questa semplice regola fosse seguita anche nella politica ( particolarmente in quella nostrana-molisana) e nell’economia, nelle chiese ( intese come confessioni religiose) e nell’azione sociale…….riusciremmo a rispondere meglio ai bisogni reali e alla vita delle persone piuttosto che alle teorie elaborate nei gabinetti asettici del pensiero disincarnato. 

C’era una volta il punto interrogativo, un grande curiosone con un solo ricciolone, che faceva domande a tutte le persone, e se la risposta non era quella giusta, sventolava il suo ricciolo come una frusta. Agli esami fu messo in fondo a un problema così complicato che nessuno trovò il risultato. Il poveretto, che di cuore non era cattivo, diventò per il rimorso un punto esclamativo. Il referendum in questa municipalità non si può fare!
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