Alberto Montano
Alberto Montano
TERMOLI – Sono giorni di passione, insulti, lacrime, applausi e cattiverie. Tutti nascono dai sentimenti contrastanti che la condanna di Berlusconi suscita in coloro che gli sono amici e in coloro che gli sono nemici. I nemici di Berlusconi in particolare, i soldati duri e puri dell’anti-berlusconismo militante, sembrano vivere una fase di orgasmo politico, un po’ come una gran Mantide Religiosa, l’insetto che uccide il proprio amante dopo l’amplesso. Essi come la Mantide appaiono stretti nell’ultimo abbraccio con colui che ha dato loro la ragione per esistere e, dopo il piacere avuto nell’ebbrezza giudiziaria, lo divorano, per poi scoprire di non avere più ragioni per la propria esistenza.

Ma in realtà essi si accorgeranno ben presto di non aver divorato Berlusconi, ma solo il suo simulacro, quel berlusconismo opposto dell’ anti-berlusconismo e vissuto dai più come adesione acritica e osannante all’ unico vero leader politico della storia nazionale degli ultimi vent’anni. Quindi berlusconismo e antiberlusconismo si preparano a morire insieme. Berlusconi no.

Non muore Berlusconi, il leader carismatico capace nel 1994 in pochi mesi di costruire un fronte politico moderato e liberale di successo, l’imprenditore capace di dar vita ad un impero economico, il premier protagonista della scena internazionale che ha spaventato i massoni burattinai della finanza internazionale, la personalità diplomatica più forte e pragmatica che l’Italia abbia avuto negli ultimi decenni. Così come non muore l’uomo Berlusconi, con la sua grande generosità e le sue debolezze, la sua spavalderia , l’idealista sognatore e a volte politico ingenuo, l’uomo che si commuove davanti ai manifestanti, l’irresistibile e elegante ammaliatore così come il barzellettiere che non resiste alla battuta non opportuna per luogo e momento.

Berlusconi non muore. Egli potrà infine pagare oggi e domani il suo tributo alla Magistratura e ai 50 e più processi intentati in questi anni su ogni cavillo della sua azione imprenditoriale e politica ma, possono stare tranquilli i suoi felici nemici, egli resterà importante riferimento politico di un’area politica popolare che forse più e meglio di ieri potrà costruirsi non sul berlusconismo degenerato ma su tutto ciò che di buono e valido egli ha rappresentato nel ’94 con la sua discesa in campo nella sanguinosa arena politica italiana. Il Paese ha bisogno ancora, ora come allora, della rivoluzione politica su base popolare, liberale e solidale, per non morire di finanza per pochi ricchi, socialismo della povertà e populismo sfascista alla Grillo. L’Italia ha ancora oggi lo stesso reale bisogno di cambiamento di ieri, si chiami Forza Italia o in altro modo.

Alberto Montano

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