LARINO – Mentre continua lo sterminio delle api da parte delle multinazionali dell’agrochimica, l’oliveto de La Casa del Vento di Larino, situato a 500 m.s.l.m. – la gobba che anticipa “il Monte” – questa primavera appena passata, ha completato il suo percorso di attenzione per l’insetto più prezioso, l’ape, sempre più minacciato dall’ agricoltura delle monoculture, agrofarmaci, pesticidi, e, solo ultimi, dai cambiamenti climatici.
Dopo la siepe ombreggiata da due querce secolari, soprattutto di rovi e di piante della famiglia delle rosacee, e, dopo quella che affianca la struttura abitativa nella parte che ha il tetto tutto coperto di pannelli solari, colorata di giallo da quattro ginestre giganti, l’oliveto si è arricchito di biodiversità con la creazione di una piantagione di 500 piante che formeranno una siepe lunga 80 metri.

Rosmarino, Salvia, Lavanda, Prugnolo, Biancospino, Cisto, Lentisco, Fusaggine o Berretta del prete, Maggiociondolo e Pitosforo), tutte piante mellifere, in fila a risalire la collina nella parte che guarda Larino e il Monte Arone, il mare delle Tremiti e del Gargano.

Se, dal momento della sua realizzazione nel 2001, era solo l’oliveto dei cipressi, con i due lati esposti, uno a sud e uno a ovest, protetti da queste piante, è così, diventato, nel corso dei suoi 18 anni di vita, l’oliveto che nutre le api e gli insetti impollinatori. Anche grazie al suo tappeto verde con l’erba alta che viene regolarmente falciata: in primavera, subito dopo la potatura; quando entra l’estate e nell’autunno appena iniziato, prima della raccolta. Un sovescio di erbe spontanee, che hanno il tempo di fiorire, per un’agricoltura organica e rigenerativa, quella che non toglie ma dà vita alla terra e forza all’olivo.
Un sistema di policoltura che, come raccontano esperienze fatte altrove, soprattutto in Spagna, reca, in questa fase in cui le api hanno urgente bisogno di ambienti sani per continuare a svolgere il loro ruolo primario, diversi benefici: arricchimento della biodiversità dentro e intorno l’oliveto; protezione dalle erosioni del terreno che ospita l’oliveto; protezione, anche, dell’oliveto dai venti freddi del nord, che, nell’oliveto de L’Olio di Flora, arrivano, strisciando sul terreno del vicino, con un fischio che si fa sentire. Un urlo, però, diverso da quello del favonio o scirocco, il vento che arriva da sud e trova nei cipressi un valido sbarramento.
I 620 olivi de La Casa del Vento e de L’Olio di Flora, come si sa, non hanno bisogno, quali piante entomofile, delle api per la loro preziosa opera d’impollinazione, ma di sentire la vita data dal ronzio dei loro voli mentre succhiano il nettare dai fiori, ben sapendo che il 75% del cibo è frutto di questi minuti, stupendi insetti.
Una dolce musica che lascia danzare gli esili ramoscelli dei “gentili” olivi, pieni di foglie argentee ritte a guardare il cielo. Una piacevole compagnia, capace di donare bellezza al paesaggio e arricchire di profumi la bontà del loro olio.
Un arricchimento di biodiversità, che, in tempi caratterizzati da forte e crescente perdita di questo valore fondamentale, diventa nuova immagine per L’Olio di Flora, da sempre bio, monovarietale, “Gentile di Larino”, Extravergine di oliva “Molise” dop.
Una siepe aromatica, che, dopo la prima zappatura, in questo fine giugno, delle erbe spontanee, comincia a prendere forma e a farsi notare mentre risale il dolce colle e affianca i gentili olivi. Il prossimo anno apparirà piena di colori, oltre che di profumi.
Un’idea pensata con il responsabile del Vivaio forestale regionale di Petacciato, Antonio Del Vecchio, un vero esperto , che voglio qui ringraziare per i suoi preziosi consigli. È grazie a lui e alla collaborazione di Arturo Vitiello la realizzazione dell’oliveto che nutre le api per dare bontà e salute: l’olio extravergine di oliva, e, con le api, miele e gli altri preziosi prodotti dell’alveare.
Un modesto contributo a chi opera per il rilancio della sostenibilità e apre a nuove speranze per il domani.

Pasquale Di Lena

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