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La grossa croce di ferro messa in memoria di Gheorghe RADUCAMPOMARINO _ Quando sono arrivato sul posto ieri pomeriggio, in quella campagna persa, tra Nuova Cliternia e Portocannone, non riuscivo a credere ai miei occhi. La grossa croce di ferro messa dalla vedova e dalla figlia di Gheorghe RADU nel luogo dove venne lasciato morire dall’ignavia umana, era piegata, i fiori di plastica legati molto bene al cippo erano scomparsi, insieme alla corona apposta il 29 luglio nella ricorrenza del quarto anniversario dell’infortunio mortale. Maria, visibilmente commossa, appena allertata a Torremaggiore da un connazionale. mi aveva avvisato qualche ora prima e non riusciva a spiegarsi l’accaduto.

L’ho tranquillizzata e mi sono recato sul posto. Ciò che ho visto si commenta da sè e ha fatto bene Maria a documantare il tutto attraverso foto che girano in rete e sporgendo denuncia contro ignoti ai Carabinieri di Campomarino già da ieri sera. Ma questo episodio interroga le nostre coscienze e non può rimanere confinato ad un accertamento delle Forze dell’Ordine. Già in passato, ignoti avevano divelto la prima croce in legno messa nello stesso luogo dalla vedova e dalla figlia. Oggi è stata piegata anche la croce di ferro. Ma a chi spaventa una croce cristiana che vuole semplicemente ricordare che in quella campagna è stato lasciato morire un uomo di 35 anni? Maria ha avuto il coraggio e la dignità di non tacere in questi anni. Si è costituita in giudizio e si è affidata alla Magistratura. Contestualmente tiene viva la memoria di Gheorghe intervenendo ad eventi pubblici come quello di Termoli del 3 settembre scorso quando presso la sede dell’Università si è commemorato il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Il suo monito è che non accada ad altri migranti ciò che è accaduto a Gheorghe. Ed è amaro per il Molise che proprio nel giorno in cui si è inaugurata la Casa delle Culture a Campobasso aprendo il varco all’accoglienza e all’integrazione, in contrada Cocciolete qualcuno ha risposto accanendosi contro una croce. Sono convinto che Don Nicolino, il parroco di Nuova Cliternia, da sempre sensibile e attento a questa vicenda, saprà promuovere insieme a tutti coloro che non si arrendono a questi gesti indegni, un evento sereno, pacato ma fermo in difesa di quel simbolo di fede che intimorisce chi è dalla parte del torto.

Michele Petraroia

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