TERMOLI _ Proviamo a sintetizzare, in modo comprensibile, l’originale visione del gesuita-scienziato francese Teilhard De Chardin (1881-1955); egli tentava di leggere l’evoluzione umana combinando teologia, filosofia, scienza (nei suoi studi di paleontologia) individuando l’incontro con Cristo come il vertice di tutto, il punto finale verso il quale tutto l’universo è teleologicamente indirizzato. L’evoluzione si presenterebbe a forma di spirale che sale all’interno di un cono. Il percorso di questa linea descrive una traiettoria circolare il cui raggio diminuisce man mano che si avvicina al vertice del cono, che rappresenta un punto Omega di convergenza.

All’inizio della spirale, nella base del cono, dove c’è un ipotetico punto A, il gesuita pone l’evento da cui parte tutto il processo della materia; cioè dal momento in cui tutti gli atomi di materia erano concentrati su se stessi senza spazi vuoti assumendo una concentrazione di massa altissima che per qualche motivo a noi sconosciuto hanno cominciato la loro corsa di “distaccamento”.

Tra il punto A e il successivo punto B, posto in alto e parallelo al punto A, la materia si sarebbe strutturata chimicamente. In B si fa consistere il passo della vita. Tra B e C, cioè il punto successivo parallelo ad A e B, la vita si avvolge su se stessa per un processo che potremmo chiamare di ‘cefalizzazione crescente’. In C si può porre l’ominizzazione. Attualmente siamo un po’ più in là di C e proiettati verso un ipotetico punto D che ci avvicinerà ancora di più verso il vertice della spirale. Il tempo appare allora il vettore in cui il mondo si organizza. La storia di ciascuno è così ben inserita nella storia dell’umanità e della creazione. È chiaro che per Teilhard l’infinito di complessità volge verso l’uomo come al prodotto raffinato dell’evoluzione. Se il mondo è movimento allora Dio dev’essere inserito nella storia; infatti Teilhard non ha fatto altro che conciliare la sua fede in Dio e la sua fede nel mondo.

Egli vede il cammino fatto in 6 miliardi di anni come una linea in avanti, dal pre-atomo, all’atomo, alla molecola, fino alla cellula e alla vita. É impossibile pensare la terra senza l’uomo ed è impossibile pensare la terra e l’uomo senza questo punto Omega di alta cerebralizzazione che Teilhard chiama Dio, anzi per lui più propriamente è il Cristo; il Cristo Gesù annunziato da Paolo e da Giovanni nei testi cosmologici. Pertanto, per lo scienziato, Dio-Cristo non si pone tanto come un Dio-in-alto quanto piuttosto come un Dio-in-Avanti; di fatto se poniamo una rotazione alla spirale conica di 90º otteniamo che essa si muove in avanti nell’asse del tempo ma qualitativamente in alto per chi si trova all’interno di essa. Allora, il compimento evolutivo si muove verso la seconda venuta di Cristo come Giudice e Signore dell’universo.

Il pensiero di Teilhard è affascinante ed è per certi versi rispettoso della visione della Sacra Scrittura. Infatti l’agire di Dio per l’uomo è un agire storico che diviene e si esplicita nel tempo verso il compimento di un rapporto, che nella Sacra Scrittura viene chiamato Alleanza. La stessa Bibbia pone l’uomo come vertice del progetto di Dio in vista dell’Incarnazione di Cristo; Questi è il prototipo qualitativo verso cui cammina l’evoluzione, il punto Omega di cui si parla così spesso nella visione teilhardiana. L’evoluzione non si realizzerà totalmente che mediante la potenza di Cristo Signore.

Inoltre, proseguendo l’immagine del cammino a spirale conico, il Cristo non è solo il Punto Omega, ma anche il vertice necessario, l’anima di questo cammino: per Teilhard il mondo si avvolge sempre di più intorno a Cristo. Questa visione globale, ricca e affascinante per alcuni versi, per tanti teologi rimane però povera dal punto di vista dell’interpretazione del mistero del male e della sofferenza presente nel percorso evolutivo. Il gesuita fissa il suo pensiero sul Cristo glorioso dimenticando il fatto della Passione e Morte del Figlio di Dio e la sua funzione redentiva.

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