TERMOLI _ Per la prima volta nella storia della Corte europea dei Diritti dell’Uomo, dieci Stati membri, tra cui la Russia, si sono dichiarati parte terza, davanti alla sentenza emessa contro lo Stato italiano che proibisce l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche e che sarà vagliata il 30 giugno prossimo. Il Tribunale ha comunicato la lista dei membri che si sono schierati in difesa dell’Italia: Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Monaco, San Marino, Romania e Federazione Russa. Questi dieci Stati, che fanno parte delle 47 nazioni del Consiglio d’Europa, hanno chiesto formalmente al Tribunale di potersi presentare ufficialmente come “parte terza” quando verrà istruito il processo davanti alla Gran Camera.

La condizione di “parte terza” permette agli Stati di poter presentare in forma ufficiale al Tribunale osservazioni scritte e orali. Questi paesi intendono intervenire in appoggio dello Stato italiano che sta facendo di tutto per far annullare la sentenza del mese di novembre scorso che proibisce i crocifissi nelle scuole pubbliche. Allo stesso tempo, dodici organizzazioni non governative (ONG) sono state ammesse dal Tribunale come “parte terza”. Finora nessuno Stato o ONG è intervenuto a sostegno della sentenza. Oltre a questi dieci Stati membri, altri Stati si sono pronunciati contro la sentenza del 3 novembre 2009, come l’Austria o la Polonia che hanno rilasciato dichiarazioni politiche. “Si tratta di un precedente importante per la vita del Tribunale, perché in generale gli Stati membri si astengono dall’intervenire o intervengono solo quando il caso colpisce un cittadino del proprio Stato”.

“Il ‘caso del Crocifisso’ è unico e non ha precedenti. Dieci Stati hanno deciso di spiegare alla Corte qual è il limite della sua giurisdizione e qual è il limite della sua capacità di creare nuovi ‘diritti’ contro la volontà degli Stati membri. In tutto ciò si può scorgere un controbilanciamento del suo potere. Ricordiamo che, in questa prima istanza, il Tribunale si era espresso affermando che la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche è “contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni e con il diritto dei bambini alla libertà di religione”, perché gli studenti potrebbero avvertire “di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione”.

Il Tribunale ha continuato con l’affermare che la presenza del crocifisso poteva risultare “sconvolgente emotivamente” e che non avrebbe permesso di “insegnare agli allievi un pensiero critico” o quel “pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una società democratica”. La decisione è stata duramente criticata da parte di esperti politici e giuristi di vari Stati europei e giudicata come un’imposizione del “laicismo”. Lo scorso 29 aprile, il Governo italiano ha presentato il suo memorandum spiegando che i giudici di Strasburgo non hanno competenze per imporre il laicismo ad un paese, in particolare all’Italia, una nazione caratterizzata in maggioranza da fedeli che praticano e si identificano nella religione cattolica. L’Europa è un continente multiculturale e pluralista dove Stato e Chiesa sono nettamente separati e i diritti dei credenti e non credenti sono rispettati.

Rispettare queste distinzioni non significa che dovremmo respingere la tradizione culturale delle nostre nazioni. In attesa della decisione della Corte dobbiamo ricordare quali vaste implicazioni potrebbero avere tali decisioni. La preziosa eredità religiosa di molte persone e nazioni in tutta Europa, così come i valori della tolleranza e della libertà di fede propugnate nelle società democratiche sono in pericolo. Ci si augura che la Corte europea dei diritti dell’uomo voglia sostenere tali valori che sono parte integrante del nostro patrimonio cristiano. E’ dovere dei cristiani spiegare che la croce non è una imposizione della religione, ma piuttosto un invito e un segno di solidarietà cristiana con tutti i popoli.

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1 commento

  1. Il crocifisso a scuola ci deve stare. Non capisco perchè in Italia si debbano accettare altre cose. Se la religione dominante e cristiano cattolica, tutti lo devono accettare e rispettare anche i musulmani. Quando si va all’estero bisogna sottopostare alle loro leggi ed usanze. Guai a fare una foto se non si chiede il permesso ai musulmani. In Italia invece si fa ricorso per tutto. Mi chiedo se un italiano fa ricorso in Turchia o in Arabia contro il velo cosa succede. I giudici cosa fanno. Io lo so il risultato. viene subito ammazzato mentre in Italia gli stessi musulmani impongono le loro leggi attraverso i tribunali. Bisogna fermare questa storia