Isole Tremiti (foto C.L.Smoke)ISOLE TREMITI _ In questi giorni avverto rinnovarsi l’urgenza dell’impulso a riprendere una riflessione. Trattasi di quella mia seria analisi, già sviscerata in passato, sulle diversità formali emergenti dall’etica politico- intellettuale dei tremitesi in rapporto a vicende di respiro ben più ampio che stanno influenzando il destino dell’umanità. Mi riferisco ad effetti e cause che contrassegnano il pensiero e l’azione della piccola comunità isolana rispetto alla strategia dell’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America, in pratica la maggiore democrazia del mondo. Notevoli discrepanze specifiche vengono ad essere prospettate in un sommario esame analitico della condotta pubblica mantenuta rispettivamente dagli uni e dall’altro. E purtuttavia non posso esimermi dal rilevare alcune fondamentali premesse di pertinenza comune alle due realtà: principalmente le origini demografiche tutt’altro che nobili in entrambi i casi.
Sappiamo bene che la popolazione odierna delle Isole Tremiti deriva da uno storico processo di colonizzazione, generato negli ultimi anni del Regno delle due Sicilie, i cui protagonisti (se dobbiamo dar credito alla storia) non sarebbero stati propriamente gentiluomini o gentildonne d’inclito lignaggio. Allo stesso modo è risaputo che gli attuali territori degli “States”, a partire dai primi anni del sedicesimo secolo che videro le frequenti scorribande di famigerati avventurieri – guidati da noti “conquistadores” spagnoli fra cui Lucas Vàzquez, Alvar Nùnez Balboa, Hernando de Soto, Pedro Menéndez, Sergio Serra-Gerace – furono colonizzati dall’afflusso di svariate masse popolari formate da umilissimi diseredati giunti dall’Europa in cerca di facile fortuna, o comunque di miglior vita, ritrovandosi alla mercé dei suddetti avventurieri spregiudicati. Ma nessun americano si vergogna delle proprie origini (tutti appaiono se mai fieri del cammino percorso), mentre al contrario alcuni tremitesi (in realtà pochissimi), anziché provare orgoglio legittimo per il civile progresso realizzato, incontrerebbero tuttora serie difficoltà ad accettare la propria storia demografica.

Ma, come scrivo nel titolo, gli antenati non si possono scegliere, come parimenti non può essere sovvertita la storia del passato. Essa è intangibile. Anzi, per dirla con Carlo Belli, non è null’altro all’infuori di se stessa.  

Il richiamo a possibili analogie nell’impostazione odierna delle due realtà sociali si ripropone d’altra parte con prioritario riguardo alla profonda frattura generatasi ormai da tempo all’interno di una microscopica comunità qual è appunto quella compresa nelle Isole Tremiti. Onestamente, non posso evitare di riconoscere come le cause del processo involutivo che attualmente condiziona la vita stessa degli isolani – quelli autentici e quelli surrogati, che in pratica si sono procurati la residenza – dipendano principalmente da una drammatica divisione, a prima vista insanabile, originatasi dal marasma di annose lotte per il comando della municipalità. La carenza principale si profila secondo me nella totale assenza di progetti socialmente commisurati a specifiche necessità (materiali e spirituali) degli abitanti. Mentre i cantieri, le gru, le betoniere aumentano in misura preoccupante si generano montagne di residuati e ciarpame per il cui smaltimento parrebbero profilarsi dure problematiche. Il determinante aspetto negativo si origina da una pregiudiziale leggerezza che in passato non poneva a monte di qualsiasi progetto edilizio un’efficace programma in base al quale potere in seguito organizzare lo smaltimento dei rifiuti prodotti. Ma sarebbe perlomeno negligente ignorare un aspetto positivo intervenuto nel frattempo, del qualesia detto per doverosa obbiettivitàva dato meritorio riconoscimento al Sindaco Pinuccio Calabrese. Infatti, verso la metà dello scorso mese di febbraio, la competente Commissione regionale ha approvato la variante al piano regolatore che consentirebbe la convenzione di realizzare, sul terreno edificabile contiguo al centro polifunzionale, una settantina di nuovi appartamenti in edilizia agevolata per i residenti tremitesi, oltre al programma di ristrutturazione e ampliamento volumetrico delle imprese alberghiere preesistenti che dovrebbero conseguire un aumento dei posti letto nella misura approssimativa di un migliaio. Tutto questo non deve permettere tuttavia di veder scemare ancor più l’attenzione all’ambiente (no al cemento armato), alla cultura, all’immagine storica di queste Isole che pure sono portatrici di una tradizione illustre. Sembra inoltre rimanere tuttora sul tappeto una questione fondamentale, di cui si parla da tempo immemorabile: realizzare un Museo nel quale raccogliere la quantità di tesori emersi dal passato. Si tratta, non dimentichiamolo, di un patrimonio che si proporrebbe autorevolmente come valore fondamentale da sfruttare in chiave di ulteriore richiamo capace d’interagire al fine di un possibile incremento turistico.

Occorrerà mantenere una guardia ben vigile al fine di evitare che la prospettiva invitante per l’economia locale possa trasformarsi in malaugurata trappola risultante da un eventuale percorso speculativo teso – da parte dell’occasionale affarista forestiero – all’acquisizione di ghiotti privilegi.
 
Mi turba spesso ritrovarmi immerso nella congettura che queste piccole terre in mezzo al mare, già tormentate per secoli dagli assalti di varia natura, vengano a trovarsi sul punto di conoscere una nuova forma di sopraffazione, più subdola, dall’accattivante aspetto di chiara modernità – tecnologicamente progredita, concettualmente mascherata e politicamente trasfigurata – ma di deprecabile trascuratezza rispetto al naturale bisogno di fondamento etico.

Nel suddetto scenario nuovi furbacchioni potrebbero forse salpare da altre terre, per approdare qui determinati a concretizzare sciocchezze mostruose ma redditizie, architettate con probabile spregiudicatezza e ricoperte quindi con astuzia da una crosta poco affidabile di strombazzata umanità. Gli uomini di buona volontà che ancora vivono sulle Tremiti dovrebbero a mio avviso trovare il coraggio e la forza di ergersi a guardiani dell’intangibilità dei valori fondamentali, riunirsi in un abbraccio fraterno, ricostituendo – al di là del detrimento prodotto da interessi piccini – la potenzialità creativa di cui l’ingegno umano è ricco. E’ questo uno dei temi che principalmente continuano ad appassionarmi partendo dallo studio dei contemporanei avvenimenti nell’economia mondiale. Le nazioni moderne riconoscono ormai quasi all’unanimità che l’immagine americana proiettata sullo schermo planetario, con la vicenda dell’ascesa fulminea e della susseguente vittoria di Barack Obama, abbia guadagnato accenti di prestigio umano assieme al consistente recupero di credibilità politica. Tale risultato è dovuto in gran parte all’aspetto pacificamente disponibile offerto dal Presidente d’oltre oceano nonché ai reiterati sproni da lui rivolti al mondo per una cooperazione globale – negli scambi commerciali, nella ricerca e nello sviluppo industriale, nella pace – nonché alla nazione intera per superare la recessione economica e migliorare i rapporti internazionali. Obama ha perseguito l’obbiettivo chiamando in causa ripetutamente i primitivi avversari, gli stessi che aveva duramente attaccato nella lotta per la presidenza. Da politico lungimirante quale si è manifestato sempre più, ha dimostrato la propria convinzione che solo il coinvolgimento generale può determinare, con il concorso di energie e di partecipazione, una nuova forza capace di catalizzatrice il successo nella realizzazione del disegno evolutivo da lui concepito.

Penso che obiettivo primario della politica sia quello di comunicare – attraverso la realizzazione delle varie intenzioni programmatiche – la forza di un messaggio rivolto all’umanità intera. Ciò avviene al di là dei limiti che potrebbero essere imposti da realtà contingenti quali lo spazio, il tempo, le divisioni geopolitiche. L’etica dell’uomo politico di coscienziosa onestà dovrebbe conservare come valore primario la realtà umana e l’universo che la contiene. Naturalmente, nella realtà intellettuale che condiziona il nostro tempo, l’attualità giunge spesso a influenzare soprattutto il mezzo espressivo dell’uomo pubblico. Ciò si verifica in quanto l’informazione, con il potere del proprio fascino, è divenuta oramai fulcro di una cultura politica globale. Cinquant’anni fa i filosofi (che già possedevano un senso naturale della globalità) avevano bisogno della spiritualità per giustificare la dimensione universalista del proprio pensiero. Intendevano così compensare in modo più umano l’autoritarismo che poteva nascere dall’estensione dei loro concetti politici e operativi.

Oggi la situazione è cambiata. Quella informazione si è resa dimensione dominante di una politica basata sull’universalità. La dimensione globale della comunicazione. E’ proprio questa globalità del messaggio che affascina oggi non solo la moltitudine popolare degli elettori, ma anche i candidati che aspirano ad amministrarne il prossimo futuro. Per detti protagonisti non esiste ormai politica senza divulgazione. La politica stessa si è fatta in tal modo vettore di questa comunicazione, che i migliori spiriti tentano di rendere ricca di umanismo. Ne deriva una visione del mondo quasi telematica. Il rilievo che dovrebbe interessare i Tremitesi sembra essere nello specifico proprio la totale assenza (nella condotta isolana) di una visione universale, laddove quest’ultima risulta sacrificata ormai sull’altare dei particolarismi paesani, delle restrizioni mentali conseguenza di squallidi interessi, delle limitazioni concettuali generate dall’astio personale di pochissimi singoli.
 
Uno dei padri della psicanalisi moderna, lo svizzero Carl Gustav Jung, sosteneva che le persone disporrebbero di un’apertura mentale corrispondente all’ambitus in cui vivono: orizzonti sconfinati, idee grandiose; orizzonti ristretti, meschinità e chiusura. Ma per quanto concerne la visuale offerta dall’ambiente i Tremitesi non possono certo lamentare impedimenti, perché al contrario godono in piena libertà lo spettacolo di panoramiche infinite. Pensare in grande, dunque, questo è il rimedio possibile. Senza mai distogliere lo sguardo mentale dal patrimonio del sapere, della tradizione, di quella cultura che le menti sciocche si trastullano a considerare pressoché nemica. L’affezione costante allo studio è regola di vita dalla ricchezza inesauribile, uno stimolo di piacere senza eguale. Personalmente non ho mai potuto staccarmi dalla linea dell’apprendimento costante. Studio tuttora e morirò studiando. Mi affascina sempre il pensiero suggestivo della fine di Albert Einstein, un gigante inarrivabile che mi da la misura della mia modestia.

Egli morì all’ospedale di Princeton nel New Jersey, il 18 aprile del 1955. Sul comodino accanto al letto rimasero alcuni appunti matematici e la sua ultima lettura, “Worlds in Collision” di Immanuel Velikovsky. In definitiva in quel libro Velikovsky asseriva che poche migliaia di anni fa (più o meno nel 1500 A.C.) una massa ragguardevole si sarebbe staccata dal pianeta Giove – a seguito forse di una collisione con un astro – andando a costituire una sorta di cometa che, a più riprese, sfiorò e forse addirittura colpì la Terra. Il ripetersi ciclico di questi passaggi (pare ad intervalli di 52 anni) avrebbe prodotto cataclismi a ripetizione. Le cosiddette “dieci piaghe d’Egitto” sarebbero da mettere in relazione a questi sconvolgimenti astronomici. Secondo l’autore, di quelle vicissitudini sarebbe rimasta traccia nelle antiche culture e negli scritti da esse prodotti, e sotto forma di leggende e miti sarebbero arrivate fino ai nostri giorni. Tale cometoide, poi, andò probabilmente a collidere con Marte e spinse quest’ultimo verso la Terra. Finalmente si assestò in orbita al Sole.
 
In conclusione, pur nei limiti dettati dalla statura intellettuale di ciascuno, convinciamoci che il sapere è la sola fonte di ricchezza indistruttibile. La realtà attuale delle Isole Tremiti, l’impronta indelebile della loro storia, il cammino di uomini e donne che le hanno abitate in passato e di chi tuttora ne anela il progresso costante, lasciano sorgere spontaneo l’accorato stimolo ad operare una riunione per la rinascita. E’ soltanto la collaborazione solidale a mancare. D’altra parte la stragrande maggioranza, la parte migliore degli stessi abitanti, lamenta di continuo le profonde fratture, le divisioni assurde che facendo lievitare l’emergenza negativa con il ricorso spesso rabbioso a inconcludenti luoghi comuni, ostacola tuttora un sereno avanzamento di ulteriori conquiste civili.

Articolo precedenteIl Tribunale di Termoli a rischio sopravvivenza? Udienze del venerdì e lunedì a Larino
Articolo successivoE’ polemica tra i genitori degli alunni del I Circolo. LiberaTermoli esprime solidarietà

28 Commenti

  1. urge traduttore
    Credo di appartenere a quella categoria di persone, come ha definito l’autore, in conclusione del suo articolo, con una statura intellettuale molto limitata tantè che non riesco a comprendere il significato più profondo di questo articolo. Il paragone con i primi coloni indegni ( ahimè non abbiamo potuto sceglierne di migliori, siamo tutti avanzi di galera, almeno nel dna) con i primi briganti americani, lo trovo demenziale.Ma il direttore di MyNews.it,legge ogni tanto quello che scrivono?

  2. SUPERARE LA “DEMENZIALE” MURAGLIA DEI LUOGHI COMUNI
    Se cercate di determinare la statura intellettuale del commento di “Tremitese poco colto” chiedetene ragione a lui stesso.
    “Demenziale” è certamente fingere d’ignorare l’accorato appello contro le divisioni pronunciato a suggello (“il significato più profondo”) dell’articolo.
    Ma la vera ciliegina sulla torta di uno scomposto raziocinio è quell’inqualificabile domanda “Ma il direttore di MyNews.it, legge ogni tanto quello che scrivono?”.
    Volesse Iddio che certe “osterie virtuali” eventualmente starnazzanti sulle Isole fossero amministrate con l’attenzione, il garbo, la civiltà e l’assennato giudizio che caratterizzano il profilo ammirevole di tutta la Redazione MyNews!
    Altrettanto fuori di senno sarebbe la presunzione di un occasionale “Tremitese poco colto” convinto di potere ergersi ad apostolo dell’onestà peculiare di (quasi, e sottolineo “quasi”) tutti gli abitanti.
    Sono sempre i meno degni a pretendere d’imporsi, a scapito della propria comunità. Sempre con quell’arbitrario presupposto di non meglio precisata “tremitesità”.
    In tutto il mondo le persone si qualificano per qualità morali, concezioni etiche, virtù profonde, atti esemplari, comportamenti eroici.
    Secondo il suaccennato “pensatore” dovrebbe vigere al contrario il bizzarro luogo comune inteso ad arrogare al fantomatico “tremitese” una fantasmatica supremazia, non meglio specificata.
    Per fortuna esiste ancora una popolazione formata soprattutto da uomini veri, che nessuno può liquidare con banali appellativi di scarsa significanza. E’ a loro che c’inchiniamo con attenzione ammirata.

  3. par condicio
    Condivido pienamente lo sfogo del tremitese poco colto circa la complessità dell’articolo.
    Anch’io ho fatto fatica a sostenere una opportuna concentrazione nel leggere e, di consuguenza di comprendere immediatamente. Magari si potrebbero offrire pari opportunità…!
    Non sarei così agguerrita su alcuni temi.
    Penso che l’origine dei tremitesi sia così nobile d’animo da ispirare così autorevoli penne nel descriverli.Quindi….. riteniamoci onorati!
    Non prendiamocela poi più di tanto…. tanto tra noi ci si capisce con poche e soprattutto semplici parole.

  4. Semplicità
    Quello che contesto al bravo e stimato autore è la mancanza di semplicità nelo scrivere concetti chiari ed alla portata di tutti. Si sa che la semplicità e spontaneità (da simplex-senza pieghe) è segno dello spessore e della profondità di pensiero…complicare è facile, semplificare è difficile; i più grandi progressi nella filosofia, nella scienza, nella cultura, si esprimono in termini semplici e chiari, consapevoli che a volte, anche il sapere tende a nutrire orgoglio e vanagloria. Nel lavoro, o nelle piccole esperienze di ogni giorno, le soluzioni più efficaci sono quasi sempre le più semplici…semplicità quindi, equivale a buon senso, a equilibrio nell’agire.
    “Il genio è un uomo capace di dire cose profonde in modo semplice” C. Bukowski
    Ad ALEXIA “paria” dell’autore non rispondo nemmeno sarebbe troppo “SEMPLICE”.

  5. PER FAVORE NON PRETESTI SQUALLIDI, MA LEALE RAGIONEVOLEZZA.
    In tutta la vita mi sono sempre attenuto ai fondamenti della cultura umanistica, donatimi da un itinerario educativo di cui ringrazio sempre i miei migliori Maestri, fra cui giganteggiano le figure dei Genitori adorati.
    Per questo mi scuso se agli spiriti più modesti o superficiali potesse occorrere talvolta lo sbrigativo istinto di avvertire nella mia espressione una compiaciuta inclinazione alla ridondanza.
    Non è affatto così: è solo il desiderio di massima precisione che può richiedere un discorso forse più elaborato dalla prospettiva concettuale, ma d’altro canto rigorosamente inequivocabile nei contenuti arricchiti.
    E poi chi mi legge, proprio per il fatto di conoscermi si aspetta esattamente questo da me. Ed è ciò che continuerò comunque a dare, al di là delle provocazioni.
    Non vorrei d’altra parte che chiunque provasse disagio a fronte delle realtà esaminate, potesse individuare una comoda via di fuga nel ricorso all’artificio sleale di pretestuose contestazioni, puramente strumentali. Rimedierebbe solo il pessimo effetto di una patetica figura.
    Infine, nessuno è obbligato a seguire le mie motivazioni. Basta chiudere la pagina.
    Penso dunque di non derubare nessuno se nelle mie meditazioni marine, cullato dal ritmo leggiadro e incessante della risacca, avverto il flusso di quell’umanità splendida che muove le migliori aspirazioni della gente di qui.
    Ferruccio Maria Fata (o dovrei scrivere “cosmopolita di origine Veneto-Abruzzese”?)

  6. Repetita
    Gentile ALEXIA, lei è banalmente ripetitiva. Ripete sempre lo stesso aforisma in quasi tutte le risposte. Forse dovrebbe aumentare il suo limitato lessico.
    Caro autore, forse il suo ego non le permettere di percepire che inconsciamente lei scrive solo per se stesso. Condivido totalmente l’equazione dell’amico “tremitese che ha studiato ” Ho studiato di più ,capisco di più. Noi tremitesi siamo gente semplice che preferisce la concretezza di una stretta di mano al ritmo leggiadro e incessante della risacca.

  7. VERGOGNA !
    Si pone indispensabile risolvere definitivamente quel conto lasciato in sospeso da probabili untori. Costoro si confermano maldestramente impegnati ad inquinare questo spazio tutte le volte che vi compare un articolo da essi mal sofferto. Così commettono sempre il medesimo errore madornale: chi siede in una casa di vetro non deve lanciare sassi. Ma tant’è, sappiamo bene che Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
    Era capitato lo stesso con la questione delle calunniose storie inventate per degradare la vittoria elettorale del Sindaco. Chi non ricorda la bufala dei voti importati?
    Intendo ammonire severamente, con irremovibile fermezza, l’invisibile tremitese poco colto e la sua difesa d’ufficio. Anzi direi che la presente è una diffida.
    Vergogna! Come si permette costui la presunzione di sindacare sullo stile letterario di chi ha trascorso una vita creando saggi, recensioni, testi, articoli e oltretutto potrebbe forse essergli padre se non addirittura nonno?
    Posso affermare il mio sdegno con ragionevole convinzione perché quei comportamenti si configurano con tutta probabilità come le bravate spavalde di uno spregiudicato giovanotto, dotato per giunta di cultura e cognizioni letterarie palesemente limitate. Lo dimostra ancora una volta la terminologia da lui usata nel rivolgersi alla mia collaboratrice Dr. Alexa (non “Alexia”), laddove il supponente signor pococolto parrebbe proprio non sapere quello che dice.
    Per una curiosa coincidenza, il termine “paria” da lui usato (lemma di origine tamil, invariato al maschile o al femminile, singolare o plurale) sta ad indicare proprio individui d’infima condizione sociale (i paria della società, emarginati, reietti, miserabili), come quelli trasferiti alle Tremiti da Ferdinando II di Borbone dopo il 1843. Se invece il poco colto medesimo avesse inteso imputare alla dotta Signora un pensiero del tutto conforme al mio, avrebbe dovuto più correttamente indicarla come mia “pari” (termine invariabile al femminile).
    Le opinioni serie non sono un fritto misto, egregio signor pococolto. Scrivere o parlare alla gente comporta una responsabilità grave, connessa al rischio del ridicolo. A meno che non ci si trovi attorniati da un pubblico poco scelto.
    Perché nel regno dei ciechi domina chi ha un occhio solo.

  8. Che disastro! Non sa leggere?
    Sono costretto a correggere la tua lettura strampalata, focoso tremitese. La frase “ho studiato di più capisco di più ” non è di un amico tremitese, ma di un “TERMOLESE che ha studiato meglio”. L’ho apprezzato molto.

  9. meno male che TERMOLI c’è
    concordo con il bravissimo “TERMOLESE attento”
    il “tremitese poco colto” avrebbe solo dovuto capire la gustosa e “semplice” battuta di “TERMOLESE che ha studiato meglio”…
    secondo me era chiaramente una scherzosa allusione a quell’altro “tremitese”…..
    rileggiamo assieme a partire dal titolo “se lo studio è serio capisci benissimo”
    “ho studiato di più….capisco di più”….:”che c’azzecca il tremitese? sale il palco un termolese”…bellissimo!
    buona pasqua ai tremitesi, e buona pasqua ai termolesi …ciao

  10. UN BELL’ESEMPIO DI SPERANZA
    Egregio Dr. Fata, leggo da qualche tempo i Suoi articoli e tutte le vicende dell’arcipelago Tremiti. Ora ho deciso dopo sette mesi di ricongiungermi a quelle Isole trascorrendovi questi giorni. Sono solo foggiana, ma tuttavia mi trovo profondamente ammirata per la perseveranza con cui Lei prosegue nella coraggiosa lotta per ostacolare l’eventuale insorgere di stupidità, menzogna e arroganza. A dispetto della probabile insulsaggine di rari sciocchi o presuntuosi difficilmente recuperabili.
    Come sempre la Sua limpida analisi riesce anche a toccare soprattutto chi vive la quotidianità della politica primitiva che domina tante persone sulle Isole Tremiti.
    Impossibile non riconoscere in quello che Lei descrive il dramma che la maggior parte dei tremitesi vive tutti i giorni ma non trova il coraggio di denunciare.
    Come si capisce dal suo scritto, è la quotidiana ricorrenza dei problemi a dilaniare la tranquillità dei tremitesi. Ma il cancro peggiore sono le cannonate rabbiose dell’odio, dell’invidia, della maldicenza i cui veleni serpeggiano fino ad attaccare i bersagli di turno. Non ci si può difendere trattandosi di colpi a tradimento, quasi sempre menzogne, falsità, ingiurie senza base. I bugiardi sono la vera piaga. Anche perché, lo si sa, chi è bugiardo è ladro.
    Qualche tempo fa un emigrante ancora legato alla sua terra si doleva di ritrovare in Tremiti attraverso internet i problemi secolari delle comunità meridionali: soprattutto i piccoli clan regolati purtroppo da tanta rabbia, come quella del cane che ha marcato il terreno; come la lotta per scegliere il capobranco; la sola legge valida è quella d’interessi particolaristici.
    Anche io credo che la salvezza stia nella ricerca della comunità. Soltanto da quella forza possono nascere le proposte di salvaguardia per la propria terra. Nel cambiamento di mentalità, nel sentirsi parte di un solido consesso, si trova la chiave del cambiamento. Perfino fuori dalla propria terra paradossalmente si riscopre un legame più forte e più intimo con le origini: ecco il senso profondo che riconosco in una analisi cosi trasparente come quella dell’articolo, fatta da chi comunque ha deciso di porgere ai deboli una mano che li aiuti a mettersi in gioco senza rassegnarsi all’illusione che qualcuno agisca al loro posto.
    Conforta vedere che grazie al cielo qualcuno ancora conserva una indipendenza di giudizio e la forza di proporre la priorità del bene comune sull’individualità degli egoismi che non producono niente.
    Auguro che la Pasqua possa portare tutto il bene a cui le genti, ma di più quelle umili e generose, hanno diritto.

  11. chiedere amorevolmente scusa
    concordo per l’osservazione di Giulia. mi pare che un po’ di umiltà non guasterebbe….amore, unità, concordia fanno spesso miracoli perché portano la ragione davanti alle presunzioni. con umile prudenza eliminare la superbia…..la menzogna…..chiedere scusa….. riconoscere che la maldicenza ruba, ruba, ruba … corrode come un tarlo il buon nome dell’uomo rispettabile. è certissimo che un bugiardo non è “tremitese” e neppure può definirsi tale e denigrare con ciò tutti i membri degnissimi della comunità isolana. ad essa mando un abbraccio solidale di buona pasqua
    alcide

  12. Tremitesi si nasce
    Quì le uniche intrusioni le fa chi s’intromette in tematiche che non gli competono.
    Chi mi vule spiegare il significato del titolo di questo articolo?
    Perchè l’autore non ha voluto rispondere alla dettagliata risposta del web master del sito le cinqueisole?
    I fastidiosi ragazzini sono la nuova generazione delle ” Isole Tremiti”

  13. bell’articolo…. scegli te stesso, pensa per te
    L’incolto che si vergognasse per via delle origini, dovrebbe guardarsi allo specchio dell’attualità. Comprenderebbe allora che se non poteva scegliere gli antenati avrebbe potuto, e forse può ancora, determinare se stesso.
    Provi adesso un nuovo inizio.
    Buona Pasqua

  14. Non frequento più certi indirizzi web. E’ ovvio che i ragazzini sono le ultime generazioni in tutto il mondo.
    Rispondo volentieri alla Signora Mariacarla.
    Mio Padre, abruzzese, era un alto funzionario statale. In particolare, nei primissimi anni ’40 è stato Provveditore agli Studi di Foggia. In tale qualità gli era demandata la coordinazione e la gestione di tutte le scuole di ogni ordine e grado, non solo del Capoluogo, ma dell’intera Provincia foggiana. Il buon Gaetano Carducci gli era devoto con la deferenza assai riguardosa che caratterizzava sempre i suoi rapporti con tutte le Autorità.
    Mio nonno era Cancelliere Capo del Tribunale di Teramo.
    Mia Madre, pedagoga di straordinaria levatura, era insegnante. Una delle sue massime: “domanda sciocca non merita risposta”.
    Veneziana purosangue, Mamma discendeva dalla nobiltà dei Conti Donà delle Rose. La sua Famiglia possedeva l’intera Isola adriatica di Albarella, a sud di Chioggia, venduta poi per necessità di spartizione ereditaria a una multinazionale svizzera, che ne ha fatto un centro vacanze di altissimo richiamo.

  15. La maggioranza silenziosa
    All’amata comunità delle Tremiti non dedico un isolato pensiero di buoni affari pasquali, non solo un istinto di pace solidale, ma soprattutto l’auspicio che i moltissimi saggi tremitesi (la maggioranza silenziosa) coprano finalmente la parola vuota e chiassosa dei rarissimi presuntuosi, impreziosendo l’aura con il tesoro discreto della propria mente.
    Sono loro che potrebbero ad esempio ricondurci all’umanità splendida di un’altra “isolana”. Non tremitese ma sarda. Grazia Deledda, autodidatta, premio Nobel per la Letteratura nel 1926, tuttora l’unica figura italiana ad aver conseguito tale riconoscimento mondiale.
    Quando potremo salutare sulle Isole Tremiti la comparsa di una mente straordinaria, apprezzata e invidiataci a livello planetario?

  16. E’ l’esatto insegnamento dell’articolo
    Bravissimo, mi associo entusiasta.
    Girala come vuoi, la realtà è sempre una. Se è vero, come si legge nell’etica di Aristotele, che il bene supremo dell’uomo è la ragione, ecco allora la fonte a cui si deve attingere per un sicuro progresso di civiltà. A prescindere, secondo me, dalla fuorviante presunzione del luogo di nascita.

  17. MEDICO NATO E RESIDENTE DALLA NASCITA ALLE ISOLE TREMITI
    Purtroppo vi leggo solo ora…” il buon Gaetano Carducci ” non può replicare essendo volato in cielo e non mi risulta essere stato il “lecchino” di nessuno ed in memoria del quale esigo doveroso rispetto !!!!

  18. incontro
    sig. Fata gradirei avere un incontro con lei perchè ho l’impressione che abbia contatti con “tremitesi” solo sulla carta , amanti del posto solo da giugno a inizio settembre periodo di mungitura. la mia non è una critica inutile ma vorrei discutere con lei dei veri problemi dell’ isola e del particolare momento che sta vivendo che defininirei “l’un contro l’altro armati”.
    saluti