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Oreste Campopiano
Oreste Campopiano
TERMOLI _  Le elezioni europee ed amministrative nazionali di domenica 6 maggio ci hanno offerto tre test significativi rispetto a come i singoli Stati intendono definire il peso del sacrificio nazionale nel quadro di un equilibrio globale in forte ed evidente crisi. La Francia e la Germania, pur individuando un diverso modello di sviluppo e di crescita, hanno resistito all’urto delle spinte autonomiste.

Il voto della Grecia, di contro,si è frantumato sottolineando inequivocamente la inconsistenza dei partiti guida e la nascita di formazioni reazionarie ed antisistema. L’Italia, che nel ‘900 ha coltivato l’illusione della specificità dividendosi tra una destra dedita all’accumulazione delle diversità ed una sinistra impegnata nella distribuzione della ricchezza per correggere le disuguaglianze, dal secondo dopoguerra alla fine della prima Repubblica ha cercato il punto di equilibrio, trasferendo parte del peso o alle nuove generazioni ( così aggravando sempre di più il debito pubblico) o ai Paesi più deboli ( con manovre monetarie per l’acquisto delle materie prime).

La destra e la sinistra oggi in Italia non sono altro che espressioni lessicali, dovendosi esse misurare non più su visioni diverse di società, bensì su una alternativa di equità sociale nel quadro di un equilibrio instabile e precario. Questa diversa visione ha stravolto il precedente modello e la Politica, la quale ha piegato l’idea dell’alternativa di società ad una logica di compromesso, si è nascosta dietro la soluzione meno utile ed anzi certamente più dannosa, quella del Governo dei cd tecnici.
Il test amministrativo di domenica in Italia ha fornito alcuni dati significativi. Eccoli di seguito:
A) la somma dei voti complessivamente raccolti da A B C (Alfano, Bersani, Casini) non supera il 50%, con un PDL imploso ed un terzo polo evaporato;
B) il numero dei votanti cala di un ulteriore 7% rispetto alle amm.ve dello scorso anno;
C) la crescita esponenziale dei movimenti-partito (il 5 stelle) e in generale delle formazioni che si pongono in opposizione al Governo ( eclatante il risultato del candidato IDV a Palermo). Se si considera poi che in Sardegna sono passati tutti e dieci i quesiti referendari anti casta ( che obbligano tra l’altro la Regione ad eliminare immediatamente ben quattro Province) si comprende agevolmente il clima che si respira in ambito nazionale, attesa la vasta distribuzione territoriale del test elettorale. Allora forse sarebbe il caso che le forze politiche si interrogassero sulla necessità di evitare all’Italia la prospettiva politica sul modello greco, che è molto più vicino di quanto si pensi e che la Politica esca definitivamente dalla nicchia nella quale si nasconde, dietro la faccia apparentemente mite di un Esecutivo di Professori che pensano di governare un Paese complesso come l’Italia, quasi fosse la stressa cosa di una lectio magistralis al Forum Ambrosetti.

L’Antipolitica oggi non è Grillo o il suo movimento. L’Antipolitica è quella dei Partiti che pensano alla propria autoconservazione sottraendosi al ruolo che gli è proprio, che è quello di proporre e di attuare tutte le iniziative di Governo di un Paese che mostra segni molto gravi di scollamento,anche della sua coesione sociale oltre che economica. In alternativa presto si comprenderà quanto devastante sia l’errore di considerare l’idea che un Governo di tecnici possa traghettare il Paese oltre la crisi e quanto altrettanto devastante sia perseverare in questo errore anziché rimettere al popolo sovrano ogni conseguente scelta.