CAMPOBASSO _ Lo scorso mese di maggio, un funzionario della locale Agenzia delle Entrate è stato tratto in arresto – in flagranza di reato – dai Finanzieri del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Campobasso, per le ipotesi di reato previste e punite dall’articolo 317 del C.P. (concussione). Accurate indagini, immediatamente attivate, avevano infatti consentito di accertare che alcuni commercianti molisani avevano subito richieste di denaro, al fine di evitare o “ammorbidire” ispezioni e controlli di natura tributaria. Un commerciante del capoluogo, decideva di collaborare denunciando il funzionario infedele e consentendone l’arresto in flagranza.
Il giorno del pagamento, sofisticate apparecchiature di ascolto e di video ripresa permettevano di seguire attimo per attimo il passaggio del denaro dal commerciante al funzionario e di intervenire al momento giusto, arrestando il pubblico dipendente.
Da allora il funzionario è rimasto sotto custodia cautelare, in carcere prima e agli arresti domiciliari poi, fino al momento della scarcerazione avvenuta in data 21 ottobre. Sulla decisione del giudice ha influito anche il licenziamento del dipendente dell’Agenzia delle Entrate ad opera dello stesso Ministero. Ma l’opera dei finanzieri non si è interrotta. Bisognava puntare al tesoro del funzionario. La normativa antimafia prevede la possibilità di sequestrare e confiscare patrimoni sproporzionati rispetto al reddito dichiarato per mezzo dell’articolo 12 sexies della L.356 del 1992, in caso di condanna per uno dei reati di criminalità organizzata.
Nel recente passato, con la finanziaria del 2007, questa possibilità è stata estesa ai delitti contro la pubblica amministrazione (concussione, corruzione, peculato ecc.). Gli accertamenti bancari avviati da subito dai finanzieri del GICO hanno evidenziato una forte sproporzione tra il reddito dichiarato e il patrimonio posseduto dal dipendente. Immediata è partita la richiesta di sequestro preventivo di quei beni che non trovavano adeguata e plausibile giustificazione.
La Procura di Campobasso ha subito fatto propria la richiesta della Guardia di Finanza ed ha indirizzato analoga istanza al GIP presso il Tribunale. Il giudice, sposando le tesi degli inquirenti ed applicando per la prima volta in Molise la normativa sopra citata ha emesso il decreto di sequestro del patrimonio del funzionario. E tra titoli, polizze assicurative, libretti di risparmio e contanti sono stati sequestrati oltre 700.000 Euro. Colpire il portafoglio di chi compie questi crimini contro la pubblica amministrazione e contro l’economia della Regione è ora possibile grazie all’ampiamento e al potenziamento di questo strumento legislativo che, applicato in Molise, si ribadisce, per la prima volta, ha consentito di ottenere questo importante risultato.