CAMPOBASSO _ Nel mese di giugno del 1901 nacque a LIVORNO la Federazione Italiana Operai Mettalurgici per organizzare e difendere i lavoratori metalmeccanici e siderurgici. Nel 1902 contava già 50 mila iscritti e partecipò agli scontri di quel periodo storico per affermare il diritto alla contrattazione, la libertà di voto, il miglioramento delle condizioni sociali delle classi più umili, la sicurezza sui luoghi di lavoro, la battaglia per le otto ore ed il diritto alla previdenza. E su proposta della FIOM il 1 ottobre del 1906 venne fondata a MILANO la Confederazione Generale del Lavoro che unì le Federazioni di tutte le categoria in un patto di mutualità e per un comune progetto di emancipazione e riscatto della classe lavoratrice.

Sempre la FIOM firmò il primo Contratto Collettivo di Lavoro di rilievo nazionale il 27 ottobre del 1906 con la Società automobilistica Itala di Torino in cui pattuì i minimi salariali, la riduzione a dieci ore al giorno e il riconoscimento delle Commissioni Interne. La FIOM ha attraversato tutti gli eventi del Novecento unendo all’interno della CGIL la forza dei suoi metalmeccanici del Nord con le lotte dei braccianti di Giuseppe Di Vittorio del Sud. Si oppose all’avvento del fascismo e organizzò le formazioni partigiane per la liberazione. Con gli scioperi alla FIAT del 1943-44 difese gli impianti dai tedeschi in ritirata e successivamente contribuì alla ricostruzione del dopoguerra. La FIOM rimase isolata nella FIAT di Valletta degli anni cinquanta, subì licenziamenti, discriminazioni e persecuzioni, ma continuò a battersi per far entrare la democrazia nelle fabbriche.

I morti di Reggio Emilio e le lotte di Genova contro il Governo Tambroni precedettero l’autunno caldo, la stagione unitaria della FLM con le mobilitazioni operaie del Nord in favore dello sviluppo del Sud. In quegli anni furono i metalmeccanici a conquistare il superamento del numero chiuso alle Università, il diritto alla sanità uguale per tutti, lo Statuto dei Lavoratori, le riforme sui diritti civili e norme sulla sicurezza e sulla previdenza più moderne. Le stragi di Piazza Fontana a Milano, di Piazza della Loggia a Brescia, fino alla bomba alla Stazione di Bologna non piegarono il sindacato, che seppe respingere e superare la piaga terroristica. Guido Rossa, delegato FIOM, ucciso dai terroristi è uno dei simboli dell’impegno dei lavoratori in difesa dello Stato. E la FIOM provò a resistere nello sciopero dei 35 giorni del 1980 contro i licenziamenti di Cesare Romiti alla FIAT.

Perse uno scontro epocale che aprì la stagione degli sperperi degli anni ottanta, del debito pubblico, dello scontro sulla scala mobile del 1984 e della marginalizzazione del sindacato. Dopo aver salvato l’Italia dalla bancarotta con i sacrifici del 1992-93 la FIOM è nuovamente isolata negli ultimi anni. La FIAT impone il ricatto tra diritti e lavoro a Pomigliano e la FIOM invoca giustamente l’art. 1 della Costituzione. In condizioni improbe e grazie anche a un bravissimo legale molisano che opera a Bologna, la FIOM mette alle strette l’azienda e continua sempre in piedi e con la schiena dritta a difendere la dignità dei lavoratori italiani. Ha ragione Roberto Benigni. 110 anni di grazie FIOM e auguri per il domani.

Michele Petraroia

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