Esemplare di Ululone Appenninico
CAMPOBASSO _ Fra gli atti indifferibili ed urgenti che la Giunta regionale del Molise può emanare, a fronte delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, c’è anche il finanziamento necessario a censire gli esemplari di ululone appenninico. Pare proprio di sì. E’ tutto scritto nero su bianco, nella delibera del 23 ottobre scorso, numero 670, con la quale si concede un contributo di 38mila euro a Italia Nostra, sezione di Isernia, per la realizzazione di interventi volti a riqualificare la riserva naturale regionale di Monte Patalecchia, dei torrenti Lorda e Longaniello. L’ululone appenninico è una specie di anfibio simile ad un ranocchio.

Oggi è a rischio estinzione e la Regione Molise non può di certo permettere che tale specie sparisca, soprattutto in considerazione della sua peculiarità: nel periodo riproduttivo emette un suono sempre identico, che viene ripetuto anche più di 40 volte al minuto! E così, con atto indifferibile ed urgente, l’Esecutivo Iorio (tutti presenti) ha deciso di salvare l’ululone appenninico nell’ambito di un progetto locale più ampio per la gestione delle aree protette finanziato con 138mila euro.

Più urgente del salvataggio dell’ululone c’è francamente poco, come di certo staranno pensando tutti i disoccupati, i lavoratori in mobilità oppure quegli operai che per ottenere lo stipendio devono manifestare pubblicamente! La questione, però, è datata. E chissà se in questo periodo trascorso infruttuosamente l’ululone appenninico non sia già definitivamente scomparso? Il progetto è, infatti, identico a quello che Italia Nostra, sezione di Isernia, presentò al precedente assessore regionale all’Ambiente. Era il 16 febbraio 2011. C’è solo qualche differenza, marcata semplicemente con un tratto di penna. Progetto identico, costi e tempi diversi. La realizzazione di un centro visita e servizi, dal costo originario di 60mila euro, in 20 mesi è lievitata di 10mila euro.

E il progetto “ululone appenninico”, che necessita di 3 anni di tempo per essere portato a compimento, inizierà con mesi di ritardo sulla tabella di marcia esposta al precedente assessore all’Ambiente. Ma il costo resta identico: 38mila euro. Questa somma, non esorbitante sia chiaro, è di certo necessaria per portare a compimento lo studio sulla Bombina pachypus (anche se in Campania, lo stesso identico censimento è stato effettuato da volontari e senza alcun costo…): servirà a conoscere il numero esatto di ululoni ancora presenti nell’area e a comprendere le motivazioni del rischio estinzione che pende sulla specie di anfibio anuro che riveste estremo interesse scientifico. E così sia, allora.

Salviamo l’ululone appenninico. Investiamo denaro così come abbiamo fatto – con i fondi dell’Articolo 15 – per la patata turchesca, l’apis mellifera ligustica, il ripopolamento delle seppie, il parco tecnologico dell’acqua, il museo del profumo, il museo naturalistico di Monte Vairano, le ippovie e i programmi televisivi che dovrebbero trainare l’immagine del Molise ma fateci conoscere, una volta per tutte e in via ufficiale, l’esito di tali investimenti e il ritorno in termini occupazionali, imprenditoriali e turistici di tali scelte. Quali benefici hanno portato decisioni che non si inquadrano in alcun discorso strategico e di prospettiva, che rappresentano iniziative isolate che, per questo, non hanno né forza né concretezza?

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