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TERMOLI – E’ il giorno di Pasqua a Bulciago, nella brianza lecchese. E’ il giorno di Pasqua ma è il palazzetto dello sport del paese a straripare di gente. Perché oggi è in quel luogo che si gioca la scommessa della resurrezione. Quelle che si stanno celebrando non sono esequie ma il passaggio di consegne che Vittorio Arrigoni offre ai suoi amici. Una provocazione, come sempre. La sua ultima corrispondenza da quel sepolcro a cielo aperto che è la Striscia di Gaza. “Vittorio non è né un eroe né un martire ma solo un ragazzo che ha voluto riaffermare con una vita speciale che i diritti umani vanno sempre rispettati e difesi”. Lo dice, con voce rotta dall’emozione, la mamma di Vittorio, Egidia. La voce di Vittorio abbiamo imparato ad ascoltarla durante i giorni di quella inutile operazione di distruzione di massa chiamata “Piombo fuso”. E terminava sempre con le stesse parole. Come una promessa più che un auspicio. ancora una volta una provocazione: Restiamo umani. Vittorio forse non lo sapeva, ma in quella implorazione rivolta agli uomini più che a Dio, c’è un condensato di teologia degna del Concilio Vaticano II e non solo quando afferma che “Ogni atto di guerra, che mira indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e va condannato con fermezza e senza esitazione, ma anche perché da credenti abbiamo la segreta e ferma convinzione che Dio è venuto non solo a rilevare se stesso all’umanità ma anche più pienamente l’umanità a se stessa.

In quel “restate umani” ripetuto da Vittorio c’è l’intuizione di ridare dignità piena agli uomini. Non solo a quelli sotto le bombe ma anche a quelli che scelgono di bombardare. Solo due giorni dopo la “Pasqua di Vittorio”, il premier del nostro Paese (Nazione) annunziava che anche l’Italia avrebbe partecipato ai bombardamenti contro la Libia. Obbiettivi mirati e non bombe a grappolo.

Target strategici e non popolazione civile. Una secca smentita della Pasqua di Vittorio e della sua esortazione. Un ulteriore ostacolo sulla via della pace. Ma sotto la cenere della guerra, arde il sogno di un’umanità che aspira alla pace senza violenza. La direzione è quella di una soluzione non violenta, politica, negoziale dei conflitti.Al contrario i bombardamenti sono l’imbarbarimento estremo delle controversie. Sono la giungla dell’umanità e il ritorno alla legge della clava. Sia pure nell’eleganza della versione riveduta e corretta degli obbiettivi mirati.

“Il futuro pronuncerà la sua sentenza inappellabile su come l’odio fosse il sentimento più puro e il livore verso il diverso muovesse eserciti e fosse il collante di intere masse di uomini. “Smettetela di gettare a Gaza i semi dell’odio che qui, innaffiati di sangue, alimentano il germe di un risentimento insanabile” (Vittorio Arrigoni, 17 gennaio 2009) Nelle Chiese di Termoli a Pasqua si va a pregare senza diventare buoni. Ma almeno ci ricordiamo che essere cattivi non va bene.

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