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ROMA _ Una manovra finanziaria non equa, che non risana nulla e blocca la crescita del Paese, basata quasi esclusivamente sui tagli di spesa (60%). Una manovra blindata in un maxiemendamento che annienta, come sempre d’altronde, il dibattito parlamentare; espressione della volontà della maggioranza, la Finanziaria nasce dall’ordine preciso del Consiglio dell’Unione europea di porre fine al disavanzo pubblico eccessivo dell’Italia e non dalla crisi economica che ha colpito l’intera area euro. Chi ci rimetterà di più saranno i lavoratori pubblici e della scuola, ma anche quelli del settore privato e quelli in mobilità. Con oltre 10 miliardi di euro tolti a regioni e comuni, saranno sempre i cittadini italiani ad essere penalizzati, oltre agli allevatori onesti e agli agricoltori.

Per non parlare della vicenda delle quote latte, che ha assunto ormai una piega paradossale e ridicola: per poco più di 70 splafonatori, difesi dalla Lega, sugli italiani peseranno circa 300 milioni di euro di multe e una probabile procedura d’infrazione da parte dell’Europa a carico del nostro Paese. La manovra poi contribuisce ad impoverire anche gli agricoltori, dal 1 agosto infatti, scade la proroga della defiscalizzazione degli oneri sociali prevista dalla finanziaria 2010, proroga che avrebbe dovuto dare l’avvio a una riforma tesa a ridurre i costi contributivi a tutte le aziende agricole. Senza la defiscalizzazione degli oneri sociali per le imprese che operano in montagna, sono a rischio l’occupazione, il presidio e la tutela del territorio. Dunque mancano risorse e strategie per l’agricoltura, che sostengano le produzioni autoctone e biologiche. Sarebbe necessario reintrodurre il “bonus gasolio” da estendere a tutti gli imprenditori agricoli e rispettare gli allevatori che hanno agito secondo le regole. I quattro zuccherifici rimasti attivi in Italia aspettano ancora gli 86 milioni promessi dallo Stato e mai erogati. Nella scuola, la Finanziaria non taglierà più di quanto non sia già stato fatto: 87.431 cattedre in meno, sono uno schiaffo all’istruzione pubblica italiana e a quanti hanno fatto sacrifici enormi per accedere all’insegnamento.

Il Governo ne è consapevole, ma continua a colpire questo settore già in difficoltà; c’è un’ evidente domanda di tempo pieno e occorrono servizi per l’integrazione di bambini con genitori non italiani, il cui numero è aumentato del 282% negli ultimi 8 anni. Per i docenti è previsto il blocco delle ridistribuzioni, il 16 % di precariato certamente rimarrà tale. C’è da evidenziare inoltre che i risparmi ricavati dal blocco contrattuale triennale del personale scolastico andranno a coprire le posizioni debitorie delle scuole e a finanziare le supplenze brevi. E non – come promesso dal ministro dell’Istruzione Gelmini e ribadito velleitariamente dal ministro Tremonti – alla “promozione degli insegnanti meritevoli” (come sancito in seguito ai tagli agli organici, nell’ordine del 10%, previsti dalla Finanziaria per il 2009). In sostanza si tagliano gli organici promettendo di premiare il merito e di ridurre gli sprechi. Mentre i costi sono aumentati e i dirigenti scolastici sono stati costretti a indebitarsi. Per correre ai ripari quindi, si congelano i contratti e si storna il ricavato per coprire i buchi. Per quanto la si cerchi di affossare, delegittimare, fiaccare, la scuola è un comparto che nessun governo può permettersi di trascurare.

In un clima di perenne incertezza l’intero sistema dell’istruzione viene drasticamente penalizzato. Vista la scarsa trasparenza in materia è difficile capire quali delle dichiarazioni del ministro Gelmini vadano prese sul serio e quali invece mascherino solo un interesse economico, a danno della qualità della nostra scuola. Dall’esame della manovra emerge con disarmante chiarezza che la scuola, la ricerca, l’innovazione non saranno il volano per il rilancio della nostra economia, come sarebbe normale in un paese civile. Dunque il risanamento del disavanzo pubblico impostoci dall’Europa poteva e doveva avere altre prerogative, con una politica volta ad aumentare l’occupazione e non a tagliare le spese. Così oltre agli effetti immediati avremmo potuto godere di quelli sul medio periodo, legati agli investimenti nell’istruzione, nel miglioramento dei pubblici servizi e nella formazione.

IdV Molise