TERMOLI _ Lo stiamo dicendo da anni: la situazione economico-finanziaria dell’Italia è grave. Chi ci governa lo ha sempre negato; ha negato la crisi, poi, ha sostenuto che l’Italia stava meglio degli altri, poi ha tagliato in maniera pesantissima i servizi pubblici, primi fra tutti quelli all’istruzione, alla formazione e alla ricerca. Adesso, i nodi sono venuti al pettine. Ma a pagare saranno, soprattutto, i redditi medio bassi. L’ultimo decreto prosegue negli interventi contro la scuola. Il governo ha annunciato che, ai dipendenti della scuola, si applicherà la cosiddetta «finestra mobile», un meccanismo che allunga l’età del pensionamento di quasi un anno, visto che il collocamento in pensione, per la scuola è previsto al 1° di settembre. I lavoratori della scuola, dell’università, dell’AFAM e della ricerca dovranno fare i conti, per effetto dei provvedimenti precedenti, con l’allungamento del blocco dei contratti fino al 2014, con il blocco di qualunque progressione stipendiale e di carriera, con quasi nessuna possibilità di recupero e quindi con effetti negativi anche sul trattamento di fine rapporto e sulla pensione. I lavoratori della scuola molisana hanno dovuto subire un tracollo degli organici (lo ricordiamo: si sono persi, in tre anni, 1200 posti di lavoro) con conseguenze devastanti sull’offerta formativa e sulla garanzia del diritto all’istruzione. Il 20% delle scuole molisane, per il prossimo anno scolastico, non avrà un dirigente scolastico, ma ci sarà un reggente a mezzo servizio.

Che l’obiettivo del governo sia solo quello di scardinare il contratto collettivo come strumento regolatore dei rapporti di lavoro è certificato da quanto fatto e dalle affermazioni dei ministri di questo governo. Fa specie che gli altri sindacati abbiano rinunciato al loro ruolo. Continua anche l’opera di impoverimento dell’università, già soffocata dal taglio del fondo di funzionamento ordinario e dalla impossibile applicazione della riforma Gelmini arenata nella miriade di decreti applicativi che produce. Si sono imposti piani di rientro con un unico obiettivo: colpire il sistema pubblico d’istruzione, considerato un costo e non una risorsa.. Dalla scuola, dall’università e dalla ricerca,può partire un messaggio forte e chiaro a chi in questi anni lo ha considerato terreno di rapina ed estorsione di risorse. Per ricostruire il paese, bisogna ripartire proprio dai nostri settori, ridando fiato al lavoro nella conoscenza e fiducia a quanti credono, ancora, che formarsi ed essere istruiti fa bene a se stessi e alla comunità, che sostenere ricerca e innovazione crea lavoro e sviluppo anche nel nostro Molise.

Il segretario regionale Sergio Sorella

 

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1 commento

  1. CLASSE 52 – ENNESIMA BEFFA
    Insegnante con 59 anni e 38.10 anni di servizio alla data di oggi, per effetto dello scalone, attendevo il 2012 per andare ion pensione.
    Morale? FINESTRE MOBILI E UN ANNO IN PIU’
    Non posso accettare questo continuo cambio delle regole in corsa, specialmente poi da un classe dirigente che dire delegittimata è poco.
    IL SINDACATO????
    Mi dispiace dirlo ma lo ritengo impotente o peggio “volutamente impotente”.