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BUENOS AIRES _ “Eppur si muove” avrebbe detto Galileo! Ed infatti l’Ambasciatore d’Italia in Argentina, Guido LA TELLA, si è rivolto al Consolato Generale Italiano in LA PLATA, per acquisire i primi elementi informativi tesi ad accertare i fatti riferiti all’assassinio del missionario salesiano jelsese Padre GIUSEPPE TEDESCHI avvenuto il 2 febbraio 1976 ad opera di formazioni paramilitari fasciste denominate “ squadroni della morte” che prepararono l’avvento della dittatura di VIDELA e si macchiarono di 30 mila omicidi nel decennio a cavallo tra gli anni settanta e gli anni ottanta.

Lo ha fatto sapere il Consigliere regionale del Pd Michele Petraroia. “Il sacerdote molisano giunse a Buenos Aires nel 1950 insieme ai fratelli e alla madre, aveva 16 anni e dopo gli studi seminariali gli venne assegnata prima una parrocchia a Mar del Plata da dove si trasferì a QUILMES, nella periferia della capitale argentina nel BARRIO di Villa Itati in cui vivevano decine di migliaia di poveri accalcati l’uno sull’altro, privi di servizi minimi, di cure, di scuola, di acqua, di pane e di lavoro _ ha ricordato Petraroia _. Giuseppe Tedeschi poteva andar via, poteva scegliere un’altra parrocchia, trasferirsi, scappare, allinearsi e fare carriera, ma non lo fece, rimase al fianco degli indios, degli immigrati, dei bimbi abbandonati e dei poveri. Insegnò loro a leggere e scrivere, li curò, gli insegnò il mestiere di falegname, li organizzò per far arrivare l’acqua e migliorare le condizioni del BARRIO – FAVELAS, lottò con loro, si mise contro il potere e per questi ideali donò la sua vita. Lo prelevarono in una sera buia, non oppose resistenza perché aveva sempre predicato la pace e la non violenza, e dopo qualche giorno venne rinvenuto cadavere, orribilmente massacrato ed irriconoscibile anche per i fratelli e per i suoi volontari”.

Aveva 42 anni e non si era macchiato di alcun delitto, ma nessuno sporse denuncia per far aprire un’inchiesta, era troppa la paura di ritorsioni in Argentina e in Italia non ci si mobilitò, nemmeno dopo la denuncia di AMNESTY INTERNATIONAL. Sono trascorsi 36 anni e nessuno potrà restituire Padre Josè alla sua gente del Barrio di VILLA ITATI che continua ad amarlo come allora, ma per una questione di giustizia e verità si provi ad accertare i fatti e rintracciare i mandanti e gli esecutori di questo orribile crimine.

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