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CAPRACOTTA _ Una cedolare secca su patrimoni e produzioni della montagna, in grado di compensare gli svantaggi della marginalità’ territoriale con un ritorno in percentuale al territorio di quanto prodotto in quelle zone: acqua, legno ma soprattutto energie rinnovabili come vento e sole. Il suggerimento è arrivato da Giuseppe De Rita (presidente del Censis) durante un incontro con il presidente dell’Uncem Enrico Borghi svoltosi a Roma nei giorni scorsi per discutere di federalismo.

E Candido Paglione, da sempre portavoce di queste tematiche, saluta con entusiasmo la proposta di De Rita, in linea con le sue battaglie di sempre. Durante l’incontro romano è stato affrontato il tema dello squilibrio che, senza misure correttive, si determinerebbe per i piccoli comuni montani con l’adozione del federalismo. Da qui la proposta di De Rita per l’adozione di una cedolare secca su patrimoni e sulle produzioni della montagna, in osservanza alla vecchia regola del no taxation without representation.

“La montagna – ha detto De Rita – è sede di impianti per la produzione di energie che fanno muovere il nostro Paese, eppure non è previsto alcun ritorno economico per questi territori. La politica deve rispondere di questa distorsione, soprattutto in un momento storico nel quale si affermano i principi del federalismo. In assenza di meccanismi perequativi, tali da coprire i sovracosti strutturali permanenti per le aree montane, l’applicazione del federalismo non sarà’ equa ne’ solidale”.

Per questi motivi Paglione si unisce all’augurio del presidente dell’Uncem Enrico Borghi che, commentando la proposta di De Rita ha affermato: “Ci auguriamo che il suggerimento di un nome autorevole come De Rita venga recepito nel dibattito attualmente in corso sul federalismo municipale, prevedendo per i piccoli Comuni montani, oltre la metà’ di quelli italiani, un fondo di riequilibrio comunale a valere su una compartecipazione Irpef o un ritorno parziale dell’Iva. Appare chiaro a questo punto che il prelievo sui trasferimenti immobiliari appare inadatto come pilastro dell’autonomia tributaria comunale”.

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