il ceppo in piombo di ancora romana recuperato
il ceppo in piombo di ancora romana recuperato
TERMOLI _ Ieri è stato recuperato un “ceppo in piombo di ancora romana “ rinvenuta sui fondali del tratto di mare denominato “L’ASPRO “, zona nota agli esperti subacquei oltre che ai pescatori Termolesi.  Grazie ad un esperto subacqueo, perfetto conoscitore del fondale, il dott. Emilio Prezioso, dirigente del Circolo Nautico Termoli, si è arrivati al recupero.

Infatti, il CIRCOLO NAUTICO TERMOLI e la ASSONAUTICA MOLISE, hanno aderito, di buon grado,  alla richiesta di collaborazione avanzata dai responsabili del progetto “ ATLANTIDE, SALUS IN ACQUIS: ARCHEOLOGIA, ACQUA E STORIA DA SEPINUM – ALTILIA A GUARDIALFIERA, DA BUCA A TREMITI “, curato dalla professoressa Rosalia Ruggiero e sponsorizzato dalla società Acqua Sepinia, mettendo a disposizione 2 imbarcazioni ( MISTER G del presidente Assonautica sig. Giuseppe Montesanto e Faeton del dirigente del Circolo Nautico dott. Emilio Prezioso ) che già dalla giornata di sabato 28 maggio, hanno accompagnato sull’ASPRO i tecnici subacquei  della Associazione INSEME NEL BLU aderente al Nucleo Della PROTEZIONE CIVILE di Pescara, coordinata dal dott. Sergio Cipolla, oltre che il NUCLEO SOMMOZZATORI CARABINIERI  DI BARI.

Il dott. Prezioso, a conoscenza del reperto, ha personalmente indirizzato le ricerche, posizionando l’imbarcazione sulla verticale del sito, permettendo ai tecnici ricercatori di individuare immediatamente l’ancora ricoperta da incrostazioni, ma ben riconoscibile. Sono stati effettuati i rilievi del caso, è stata informata immediatamente la Sovraintendenza ai beni culturali e al rientro in porto è stata presentata denuncia alla Capitaneria di Porto.

Nella giornata di lunedi 30 maggio la squadra dei ricercatori si nuovamente recata sul sito ed ha proceduto alle operazioni di recupero effettuate dal NUCLEO SOMMOZZATORI CARABINIERI DI BARI  coadiuvati dai subacquei della Protezione Civile di Pescara. Il recupero è stato difficoltoso, dato il peso del reperto ( oltre 300 kg ), pertanto si è proceduto a sollevare l’ancora con l’ausilio di un pallone, ad imbracarla lateralmente ad un gommone dei carabinieri e a trainarla in porto. All’arrivo in porto, presso il CIRCOLO NAUTICO,  una folla di curiosi e giornalisti ha assistito al sollevamento dell’ancora che dopo oltre duemila anni, è emersa dal mare di Termoli.

Ora i segnalatori del reperto auspicano che le Autorità Termolesi facciano quanto dovuto per valorizzare il ritrovamento ed impediscano che il reperto, strappato al suo riposo millenario, finisca inutilizzato in qualche cantina. La scoperta è importante perché nella zona risultano essere presenti altri reperti di ancore romane e ciò chiaramente toglie il dubbio sulla casualità del ritrovamento e suggerisce la possibile presenza di un punto fisso di ancoraggio e di transito delle ONERARIE ROMANE.

E’ noto che in zona, soprattutto su fondali più bassi, erano e sono presenti i segni di un insediamento umano, che alcuni attribuiscono alla città di Buca. Città, nominata da storici come  Strabone e Tolomeo che nelle loro geografie avevano situato questo centro abitato tra il fiume Tiferno (Biferno) e Istonio (odierna Vasto). In passato l’università di Pescara si è interessata dell’argomento e si proceduto anche ad una rilevazione aerea con foto a raggi infrarossi. Di questo studio sembra che non vi sia più traccia e quindi non si è  mai accertata la fondatezza della tesi che vuole Buca posizionata sull’ASPRO. Certo è che un qualche insediamento umano doveva esserci, per giustificare l’ancoraggio di Navi Romane.

Ora, dopo l’inerzia di tanti anni da parte dei molti conoscitori della zona, sembra giunto il momento di dare importanza a questa scoperta. E’ necessario che le autorità locali prendano coscienza della necessità di valorizzare anche ai fini turistici questa risorsa e si proceda con rigore scientifico ed opportuni finanziamenti ad una ricerca sistematica.

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