Processo di revisione dopo condanna a 5 anni di reclusione.
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CAMPOBASSO – La denuncia era partita dal presidente di Molise Acque per una serie di articoli ritenuti diffamatori, pubblicati sulla Gazzetta del Molise. Lo stesso aveva inoltre aggiunto che l’editore, Ignazio Annunziata, aveva in passato esercitato pressioni su di lui in merito a fatti relativi a una convenzione dell’ente con il suo giornale. Il tribunale di Campobasso, dopo aver prosciolto Ignazio Annunziata, Editore della Gazzetta del Molise free press, dal reato di diffamazione a mezzo stampa per notizie rese nel rispetto al diritto di cronaca, lo aveva però condannato alla pena di anni 5 di reclusione e 1000 euro di multa per estorsione.

La sentenza di primo grado era passata in giudicato e, ad aprile, era stata messa in esecuzione. Annunziata era così finito in carcere. Il caso fu allora preso in carico dagli avvocati Andrea Ruggiero, del foro di Roma, e Vincenzo Iacovino, del foro di Campobasso, che in poco tempo avevano ottenuto la detenzione domiciliare dell’editore molisano, per gravi e accertati motivi di salute.
L’Editore, che nel giudizio di primo grado era stato difeso dapprima da un altro avvocato di fiducia e poi da un avvocato d’ufficio, convinto dell’ingiustizia della decisione e delle sue ragioni ha così conferito mandato agli avvocati Iacovino e Ruggiero per chiedere un processo di revisione. Tante e coerenti le ragioni dell’editore portate all’attenzione della Corte di Appello di Bari. La IV Sez Penale riunita in camera di consiglio, composta dal Presidente dott. Giancarlo Pecoriello, dal Consigliere dott. Salvatore Russetti e dal Consigliere Relatore dott. Giuseppe Dibisceglia, sentito il Procuratore Generale, che ha espresso parere favorevole, ha accolto le richieste della difesa e con provvedimento del 20 gennaio 2017 ha emesso ordinanza di revisione avverso la sentenza del Tribunale di Campobasso.

Va premesso che il giudizio di revisione di sentenze passate in giudicato, cioè non più appellabili, può essere richiesto tra le altre ipotesi previste dal l’art 630 cpp se dopo la condanna siano sopravvenute nuove prove che, sole o unite a quelle già valutare, dimostrino che il condannato deve essere prosciolto.
La Corte di Appello, accogliendo in pieno le richieste degli avvocati difensori di Annunziata, ha dato atto non solo che nel dibattimento non sono stati escussi i testi a difesa del l’imputato, ma ha altresì valutato la produzione, in sede di revisione, di documenti che non erano stati prodotti dinanzi al Tribunale.
La Corte ha quindi valutato la novità delle prove fornite dagli avvocati Iacovino e Ruggiero, ritenendo possibile, se non addirittura probabile, un proscioglimento da tutte le accuse che invece, per i giudici di Campobasso, meritavano il carcere, di fatto inflitto all’editore.

Nell’ordinanza della Corte di Appello di Bari si legge che la minaccia che avrebbe costretto il presidente di Molise Acque “fu quella di utilizzare strumentalmente il giornale per diffondere notizie lesive della dignità personale e della posizione politica” del presidente, “in realtà gli unici articoli prodotti nel dibattimento (…) non sono lo strumento attraverso il quale furono esercitate le minacce. Sia perché successivi alla data della consumazione dell’estorsione. Sia perché la pubblicazione di tali articoli sarebbe in contraddizione con la tesi accusatoria: infatti, se l’estorsione si consumò, e quindi l’Annunziata conseguì la sua finalità, non vi sarebbe stata ragione che fossero pubblicati degli articoli contro il Presidente, con il rischio per l’Annunziata di ledere irreparabilmente la possibilità di avere successive proroghe del servizio”.

Il processo ora si sposta a Bari, davanti alla Corte di Appello competente per la revisione delle sentenze emesse dal tribunale di Campobasso. La Corte ammettendo la revisione della sentenza del tribunale di Campobasso ne ha disposto la sospensione dell’esecuzione rimettendo in libertà Ignazio Annunziata dopo 9 mesi di detenzione in carcere e ai domiciliari. L’editore, provato e stanco, ringrazia i suoi difensori e le persone care ed esprime fiducia nella giustizia certo della sua innocenza.

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