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TERMOLI _ Il centrosinistra Molisano non può che salutare con soddisfazione e speranza  il gesto di grande unità espresso nell’assemblea del Cosib dall’on. Anita Di Giuseppe,  dal presidente della Provincia D’Ascanio, dal sindaco di Termoli Greco e dal sindaco di Ururi Cocco. Quanto è accaduto la settimana scorsa al Consorzio del Nucleo industriale di Termoli.  

Ci induce ad alcune riflessioni. E’sempre più chiara  l’immagine che riesce a dare di sé l’Unione dei Comuni del Basso Biferno nella realtà economica e politica di questo territorio. I padri fondatori a suo tempo, l’avevano pensata come una  bella innovazione istituzionale, una saggia risposta alla frammentazione dei piccoli campanili, una voglia di riscatto e di unità  in un

 territorio che veniva fortemente soffocato nelle sue intrinseche potenzialità di sviluppo. L’obiettivo categorico era quello di frenare il processo di continuo depauperamento delle aree interne.

Era il periodo in cui tutto il potere decisionale sia politico che economico era concentrato a Termoli ed ogni scelta vedeva Termoli come protagonista assoluto e unico responsabile delle sorti del territorio. Mettere insieme i comuni dell’entroterra in funzione anti-Termoli si considerava  allora una risposta  necessaria  per contrapporsi ad un modello di sviluppo del territorio distorto e sbagliato. Era una risposta giusta  che si basava su una analisi corretta, ma allo stato dei fatti  quella scelta ha assunto connotati devastanti e per nulla confacenti con gli obiettivi originari. Purtroppo la politica dei buoni propositi e delle belle idee cammina con le gambe degli uomini. E non sempre gli uomini sono quelli giusti per attuarla. Oggi Molti sindaci (ed anche qualche ex sindaco) dell’Unione hanno  mostrato il loro vero volto dimostrando di aver dimenticato la loro vera missione.

Nell’Unione, l’unità istituzionale, assunta come  il principale elemento di forza posto alla base di un riscatto territoriale, si sta dimostrando solo uno sterile  strumento trasversale buono solo per rivendicare posti in enti economici-istituzionali e gestire qualche finanziamento regionale in più in chiave assistenzialistica e paternalistica. Tutto in  una logica di sterile contrapposizione-competizione con Termoli e i termolesi.

 

Il trasversalismo  più volte emerso in alcune scelte fondamentali fatte dall’Unione dei Comuni  negli ultimi due anni, sembra trovare fondamento in una strana teorizzazione secondo la quale  in nome di un’unica appartenenza, quella istituzionale,  essere di centrosinistra o di centrodestra diventa puro nominalismo. E’ successo così che, molte volte, i Comuni di centrosinistra si sono ritrovati schierati con quelli di centrodestra  su questioni fondamentali e di fatto si sono posti  in evidente contrapposizione con le politiche di sviluppo del proprio schieramento. Ma questo, in nome dell’unità istituzionale, non viene stranamente considerato trasversalismo, ma “sana politica”  fatta per la salvaguardia del proprio campanile.  Che poi questo produce come unico effetto  il rafforzamento del centrodestra, del   suo modo di fare politica rozzo e antidemocratico e delle sue scelte scellerate di rapina del territorio (vedi centrale turbogas, chimiche, ecc…), tutto questo non conta.

conta il fatto, poi,  che tutto ciò nulla ha a che vedere con il territorio se non in termini di maggiore divisione e di mancato sviluppo. In un clima di facile antipolitica la concezione di ricondurre strumentalmente tutto  a questioni   istituzionali, purtroppo, trova terreno fertile. Prima i bisogni delle comunità locali, quindi, poi gli schieramenti, specie quando i piccoli comuni sono costretti a vedere solo da vicino e a trovare in ogni modo e con ogni mezzo  spazi vitali di sopravvivenza

  

Così l’Unione dei Comuni, con questa copertura,  e con la complicità di illuminati teorizzatori di “trasversalismo interessato”,  gioca di fatto il ruolo di utile strumento nelle mani di un centrodestra arrogante  il quale azionando furbescamente la leva del conflitto con la costa,  punta  a  scardinare e  indebolire il governo di centrosinistra Termolese e a soffocare con ogni mezzo, anche poco lecito e antidemocratico,  quanto di   innovativo sta emergendo da una nuova stagione politica dopo quella fallimentare che ha visto una intera classe dirigente di centrodestra coinvolta nel malaffare e invischiata in seri guai giudiziari. Ma ciò che alla prova dei fatti si rivela ancora più sconcertante, è che dietro questo paravento e sempre con la complicità di qualche illuminato teorizzatore di “trasversalismo peloso”, si sta consumando una delle più grandi mistificazioni politiche che la storia di questo martoriato territorio possa ricordare.

I comuni dell’entroterra costiero,  rappresentavano fino a qualche anno fa  la parte di territorio politicamente più dinamica, più aperta e sensibile alle istanze del mondo del lavoro. Ciò si esprimeva con una presenza diffusa di Amministrazioni di sinistra, quasi un’oasi in un deserto. Campomarino, Portocannone, Ururi, San Martino, Larino, Guglionesi, Petacciato, Montenero, Mafalda, facevano del Basso Molise la terra della speranza e del riscatto da un potere  forte e opprimente

Oggi leggiamo una situazione completamente diversa e non per merito del centrodestre e della sua politica , ma per demeriti di un centrosinistra diviso, senza idee vincenti, rinchiuso in se stesso, aggredito da politici e amministratori “fai da te” adusi solo a banchetti “istituzionali”.

Così oggi, anche Guglionesi, Larino, Petacciato, Portocannone, siedono alla corte di Iorio e Vitagliano. E vi siedono con un’unica missione da compiere, quella di  espugnare le ultime roccaforti a loro ostili. E ci possiamo giurare, se l’andazzo è ancora questo, grazie anche a qualche  illuminato teorizzatore di “trasversalismo peloso”, riusciranno nel loro intento.

 

Matteo Caruso
Coordinamento regionale IDV