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Oreste Campopiano
Oreste Campopiano
CAMPOBASSO _  “Chi mai avrebbe sentito parlare di Ettore se Troia fosse stata felice?”.  Avrà pensato ad Ovidio il sen Di Giacomo prima di recarsi, lancia in resta, al Tribunale di Campobasso con i suoi legali ed alla guida di un manipolo di fedelissimi.  A fare cosa vi chiederete? Sembra sia andato nientemeno che a contestare il metodo di lavoro che scrupolosamente e legittimamente la Commissione elettorale di CB sta svolgendo sui risultati ancora ufficiosi delle elezioni regionali del 16 e 17 ottobre scorsi.

Mi sarei aspettato da un senatore della Repubblica innanzi tutto il doveroso rispetto delle Istituzioni di quella stessa Repubblica che lui è  chiamato a rappresentare ( la commissione non ha ancora ultimato le verifiche), ma anche che si fosse recato presso il Tribunale di Isernia ove la omologa commissione elettorale pare si limiti ad un controllo dei dati molto più superficiale, benchè, anche questo, assolutamente conforme a legge.

Ma a pensarci meglio forse avrebbe fatto cosa certamente più utile  se fosse restato in casa ad attendere ad occupazioni meno gravose in attesa, come tutti noi, di quello che sarà il risultato della proclamazione da parte della apposita Commissione della Corte di Appello. Ma, conoscendo l’indole impulsiva del Nostro, immagino che avrà pensato appunto  “..chi mai avrebbe sentito parlare di Ettore se Troia fosse stata felice?”.

Al riferito episodio, nel complesso davvero poco edificante, consegue una ovvia considerazione: ancora una volta il Molise assurge a livello nazionale come modello negativo. Ancora una volta i molisani incolpevolmente si trovano esposti a figuracce più consone ad altre latitudini e ad altri modelli.

Questo del resto è l’epilogo di un sistema nel suo complesso profondamente degradato. Un sistema che ha reso candidabile un soggetto che non  aveva i requisiti, mediante l’artifizio della tardiva pubblicazione in G.U. di una legge dello Stato ( il D.lgs del 28 luglio scorso attuativo del federalismo sulle sanzioni ai Governatori).Un sistema distorto che ha consentito  l’anticipazione del voto di tre settimane ( dal 6 novembre al 16 ottobre) così favorendo proprio quello stesso soggetto incandidabile. Un sistema che consente la presumibile proclamazione di un “vincitore” azzoppato da un risultato bugiardo, che ha raccolto tra gli  elettori dello stesso centro destra un MENO DIECI PER CENTO, un dato che pesa e peserà come un macigno sulla sua credibilità politica e di amministratore. Un sistema che per fare chiarezza e stabilire la verità dei numeri  impone farraginose e defatiganti procedure dilatate nel tempo.

E’ di tutto questo che ho vergogna. E’ questo che mi amareggia come cittadino del Molise, non la vittoria o la sconfitta .Ma c’è un proverbio popolare che mi piace ricordare e che suona pressappoco così: “dove sputa un popolo sgorga una fontana”.
Ed è esattamente ciò che è accaduto in Molise il 16 e 17 ottobre scorso.