TERMOLI _ La politica energetica è un argomento di grande importanza e rilevanza per qualsiasi territorio. E lo è inevitabilmente anche per il Molise. Da oltre due anni è convinzione di questa organizzazione che sulla politica energetica vada aperto un reale confronto tra tutte le parti interessate, un confronto che elimini la tanta, spesso interessata demagogia presente e si fondi solo su considerazioni fattuali e realistiche. Già due anni fa, d’altronde, avevamo sottolineato come la condizione generale del Molise non lasciasse spazio a grandi alternative. Il Molise non è riuscito a trovare, in questi anni di esistenza come entità regionale, una specializzazione produttiva che potesse garantirgli un futuro realmente autonomo. Una capacità di fare cose o erogare servizi che non lo facesse dipendere dai tanti trasferimenti pubblici di cui ha beneficiato per decenni.

E quando non si ha nulla da offrire, sostenevamo sempre in quel purtroppo profetico editoriale, si offre il proprio corpo, ossia nel caso di un territorio il proprio ambiente, la pura e semplice dimensione spaziale. Ergo il Molise, più di altri, era esposto al rischio di ospitare sistemi di stoccaggio dei rifiuti, opere invasive sul piano dell’ambiente che altrove non trovano posto e quindi anche centrali nucleari. In questo senso non riuscivamo e continuiamo a non capire perché il Molise e tutte le sue principali istituzioni, singolarmente compattate, dicevano no a tutto: impianti di riciclaggi, termovalorizzatori, impianti ad energia pulita, incluso il parco eolico offshore al largo della costa molisana un impianto senza impatti ambientali di rilievo. E invece il no era categorico, ostinato, e fondato su una unica, evidentemente gravissima motivazione: il parco offshore è brutto esteticamente.

A prescindere dal fatto che il giudizio estetico è meramente soggettivo, il Molise non sembrava nella condizione di poter respingere un’iniziativa capace di abbinare alla produzione energetica anche un aspetto interessante sotto il profilo turistico e ambientale, come la creazione di un apposito parco marino in prossimità delle torri di produzione energetica. E a prescindere dal fatto che con il parco eolico si discute con un solo interlocutore, con i mini impianti che stanno sorgendo come funghi in ogni paese molisano non si sa neanche con chi si sta parlando e i controlli diventano molto più difficili. Ma invece il Molise e la sua classe dirigente hanno scelto la strada di un no secco e pregiudizievole. Cosa è successo in questi due anni? Il parco offshore rimane imbrigliato nelle pastoie burocratiche e dei ricorsi giudiziari, ma alla fine si farà e senza la possibilità da parte delle istituzioni locali (in primis i comuni costieri ma anche Provincia e Regione ) di trattare le condizioni in termini di occupazione, svolgimento dei lavori e ristorni economici e sociali. L’ipotesi di una centrale nucleare (milioni di volte più invasiva di un parco eolico in mare) si sta facendo sempre più strada, grazie anche ad una sorta di fatale accondiscendenza nei confronti di un atterraggio considerato quasi inevitabile comunque frutto di causa di forza maggiore.
 
Nel contempo, ed è storia di questi giorni se non di queste ore, il pacato flusso di soldi pubblici che sfociava in regione improvvisamente ha cominciato a subire drenaggi drastici e improvvisi, tanto drastici da far evocare allo stesso Governatore Michele Iorio lo spettro di una “chiusura” del Molise. Ora non crediamo di essere particolarmente perspicaci se, mettendo tutti i pezzi del ragionamento insieme, affermiamo che la centrale nucleare potrebbe essere la merce di scambio con cui barattare la mancata “chiusura” della regione. Ma una tale scelta sarebbe effettuata in una situazione di bisogno, perché il Molise senza spesa pubblica è praticamente nulla. E questo chiama ancora in causa le classi dirigenti locali, attuali e passate, che si sono adagiate nella sicurezza di trasferimenti pubblici considerati eterni, senza pensare a cosa potesse mai fare il Molise per avere una propria autonoma e reale produttività.

E oggi, come la persona che versa in uno stato di bisogno assoluto evocando soluzioni estreme il Molise dovrà mestamente seguire questa strada per poter andare avanti. Ma si tratta di una sconfitta di un’intera generazione di molisani, politici, amministratori, rappresentanti di parti sociali e semplici cittadini. E questo, si badi bene, senza entrare nel merito dell’impianto nucleare di prima, seconda o quinta generazione. Anche con una centrale nucleare si può anzi si deve fare un ragionamento, tenendo presente però, che la costruzione degli impianti nucleari sarebbe realizzata da un consorzio estero pilotato dai maggiori player del settore (Areva ed Edf tra i nomi più significativi) che gestirebbero l’intera operazione senza alcuna necessità di coinvolgere maestranze locali ed imprese del posto che non avrebbero alcuna delle competenze necessarie per realizzare un impianto di tal genere (a differenza di quanto sarebbe accaduto con l’eolico in mare) Ma anche in questo caso come in quello del rifiuto a priori dell’eolico offshore, le carte non siamo noi a darle e non siamo noi molisani a tenere il banco. E come è noto il banco vince sempre.

Paolo Spina Presidente Confcommercio Campobasso

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