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Oreste Campopiano
TERMOLI _ La maggior parte dei più autorevoli commentatori politici nazionali ha cercato di circoscrivere il virulento contrasto esploso tra il Presidente della Camera dei Deputati e quello del Consiglio dei Ministri, nell’ambito dei differenti caratteri dei soggetti coinvolti: freddo e riservato il primo; cordiale ed estroverso il secondo. Qualcuno si è anche spinto nel sentenziare che “la Politica non c’entra nulla…la verità è che Gianfranco odia Silvio”. A parte la facile considerazione (mi sia consentito scherzosa) che l’Odio mal si concilierebbe con il “partito dell’Amore”, non credo affatto che la vicenda possa liquidarsi sul piano dei sentimenti o dei risentimenti personali.

La verita’ è tutt’altra e va letta ed interpretata esclusivamente sul piano della Politica e segnatamente nell’ambito del nuovo quadro di riferimento emerso dall’esito del voto regionale del marzo scorso. Dalle urne è uscita rafforzata solo l’alleanza tra Berlusconi e Bossi. Il PDL non ha vinto; le altre formazioni sono state, chi più chi meno, sconfitte o almeno ridimensionate; la politica dei due forni non ha pagato. L’elettorato ha mostrato di non gradire la litigiosita’, le divisioni, i distinguo, le mere ambizioni personali ( pur legittime), lo sgomitare scomposto di alcuni. Ha premiato di contro una linea politica coerente ( piaccia o non piaccia) ,un partito ( la Lega Nord) fortemente identitario e popolare; un leader –Berlusconi- che ha vinto anche laddove il PDL non c’era, perche’ escluso dalle liste elettorali, come nel Lazio.

La prospettiva di una sostanziale emarginazione ha fatto esplodere quella conflittualita’ interna che non nasce oggi,ma che e’ nata col nascere del PDL nel congresso fondativo del marzo 2009. Gia’ allora, per chi avesse seguito il suo intervento, l’on.Fini ebbe a segnare i punti caratterizzanti il suo percorso politico: dal tema della integrazione a quello del “patto tra generazioni”, dalle riforme istituzionali, al rapporto tra Nord e Sud del Paese nella prospettiva federalista tanto cara alla Lega. E gia’ allora erano evidenti i differenti punti di vista che lo distinguevano , e non poco, dal resto del PDL. Personalmente non credo quindi che il contrasto potra’ essere ricomposto, a meno di un improbabile revirement di uno dei due “contendenti”.

Troppo distanti le posizioni, troppo fragile il quadro complessivo di riferimento caratterizzato da un bipolarismo inesistente che, nella sostanza, si riduce ad una divisione elettorale tra chi sta con Berlusconi e chi sta contro.

Manca una classe dirigente di spessore, sia perché la societa’ si è culturalmente e moralmente impoverita, sia perché la Politica si è chiusa divenendo essa stessa corporazione, esaltando i personalismi e premiando la fedeltà canina a tutti i livelli con ingiustificabili privilegi e gratificazioni. “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi di antico” scriveva il Pascoli nell’Aquilone.

Di antico nel caso nostro c’è la perenne conflittualita’ che ha caratterizzato la seconda Repubblica sin dal suo nascere: nel 1994 fu Bossi a rompere l’alleanza tra Berlusconi e Fini; nel 1996 fu Bertinotti ad abbandonare Prodi; nel 2001 tocco’ a Follini e Casini; nel 2006 la vittoria-non vittoria di Prodi si consumò in men che non si dica per i dissidi interni. Ma c’è anche, per dirla sempre col Pascoli, qualcosa di nuovo oggi nel sole e cioe’ la volonta’ di andare avanti, di avviare finalmente il percorso delle riforme nel senso della modernizzazione ,della stabilità e della competitività del Paese. Ed è solo questo che gli Italiani attendono, ormai da oltre sedici anni.

(avv.Oreste Campopiano)
Segr.reg.N.PSI-PDL Molise

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3 Commenti

  1. Il teatrino infinito
    Avv. mi permetto di aggiungere alla Sua analisi politica precisa e puntuale come al solito il fatto che il teatrino Fini_Berlusconi da spettacolo in uno scenario a dir poco drammatico. La crisi mondiale è tosta e spaventa un po tutti chi più chi meno. L’europa tenuta insieme solo ed in nome di un patto di stabilità economica comincia a scricchiolare e ad arrancare dietro economie che corrono a velocità supersonica. Per queste ragioni e per altre che non è il caso di menzionare, risulta estremanente difficile al povero cittadino far sentire il suo peso nelle scelte politiche nazionali e ancor meno in quelle sovrannazionali.L’unica cosa che il cittadino può ancora esigere è la trasparenza del potere politico locale, senza però aspettare che i politici compilino la ricetta federalistica. Il controllo sulle scelte politiche,socialie ambientali possono e devono essere messe in atto subito .Domani sarebbe troppo tardi. La saluto cordialmente.

  2. …LA CHIACCHIERA E’ ARTE LEGGERA!
    …le cosiddette riforme servono solo a far contare meno i cittadini e dare più potere alle caste. Questa è la “stabilità” e la “modernizzazione” che vogliono i padroni: continuare a farsi i fatti loro senza essere toccati!
    …Tra lo sconforto di vedere Termoli in mano ai feudatari regionali almeno la magra soddisfazione di non vedere più certi vacui e parolai politicanti!