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TERMOLI _ Ormai è diventato un ritornello, o un luogo comune, una costante della politica ad ogni livello: la questione morale. Tutti sanno cosa sia e in cosa debba consista ma spesso e volentieri le interpretazioni sono contrastanti e altrettanto frequentemente la si piega a proprio uso e consumo e la si invoca ad orologeria, come si suole dire. Anche nel nostro piccolo non ce la facciamo mancare. L’insistenza con la quale si solleva tale questione manifesta un evidente deficit di politica, anche se è vero che il ricorso continuo a questa forma di obiezione e opposizione è innegabilmente segno che ci sono andazzi, usi e costumi non proprio consoni al tipo di amministratori e politici, responsabili locali di partiti e istituzioni, che tutti auspicheremmo. La questione morale (smascherato il sofisticato e asimmetrico dualismo di virtù pubbliche e vizi privati) attiene a comportamenti sia pubblici che privati che non raramente si incrociano, si sovrappongono in modo da presentarsi sotto forme indistinguibili: è un tarlo che corrode dall’interno le istituzioni e la loro credibilità. Il politico, uomo pubblico e quindi di potere, può venir facilmente tentato di approfittare della sua posizione per disattendere le leggi del vivere civile a scopi personali, e per scavalcare l’ordinamento civile a favore della sua parte politico-partitica.

I terribili anni novanta del furore giustizialista non sembrano avere generato una rivoluzione dei comportamenti di persone dedite alla cosa pubblica. La trasversalità della tesi della questione morale sta lì a dimostrarlo: non ci sono corrotti e corruttori solo da una parte e dall’altra solo puri e integerrimi. Come si pone rimedio a questa anomalia, convinti tutti che di questo si tratta? Non esiste bacchetta magica, né buoni propositi, né leggi più severe, tanto meno sangue blu a garantire nobiltà d’origine. Se manca da parte di tutti (o di molti) uno scatto d’orgoglio, di onestà, responsabilità e trasparenza, non se ne viene a capo; ma un tale moto interiore deve essere la conseguenza di una sensibilità civile/responsabile che si acquisisce in virtù di tanti fattori, non ultimo un cammino di formazione/educazione costante e sempre rinnovato alle più autentiche virtù etiche da tutti condivise.

Si continuerà a delinquere da ogni parte, sicuri di farla franca, se ci si ubriaca di potere, di arroganza, di supponenza, e anche di inviolabilità. La politica richiede per sua natura una rettitudine, in ogni comportamento, sia pubblico che privato, tale da giustificare consenso e fiducia da parte dei cittadini. La politica deve tornare ad essere percepita e vissuta come servizio, come donazione, come ricorda il Papa nella sua ultima Enciclica. Si tratta di un richiamo ad una conversione radicale, uno stravolgimento di concezioni, opinioni, stili e metodi, un totale ribaltamento di prospettive. Un percorso educativo delle coscienze in tal senso va compiuto necessariamente nelle sedi in cui si preparano i futuri amministratori e politici, perché occorrono luoghi e tempi per la preparazione, basta con la improvvisazione. Le nuove generazioni hanno bisogno di progetti forti e convincenti perché possano decidere in piena libertà di mettere in gioco la propria vita, per il tempo che sarà loro chiesto, a favore della collettività.

Modelli ed esempi nella nostra storia e nei nostri ambienti non mancano, ma occorre una disciplina severa per poter acquisire una nuova mentalità e liberarsi una volta per tutte dall’idea di entrare in politica perché non si riesce a fare altro nella vita o perché si arriva prima e più agevolmente ad un livello di sistemazione socio-economica altrimenti irraggiungibile.

Servono concetti forti che faranno arricciare il naso a molti ma indispensabili per il tanto agognato rinnovamento della politica: logica della donazione, del sacrificio, della rinuncia, del farsi da parte, senso dell’umiltà, del lavoro disinteressato, della piena disponibilità di tempo e di energie senza risparmiarsi, pazienza, pronti anche a subire ingiustizie, calunnie, inganni e sgambetti dagli amici senza reagire con le stesse armi, pronti a tornare alla vita privata quando è giunto il momento. Non ultimo, non va snobbato il valore della coerenza con i propri ideali che hanno motivato la scelta iniziale. Sarà un programma utopico, ma solo a partire da un ideale è possibile costruire una storia reale.

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