CAMPOBASSO _ “Mi rendo conto che la mia iniziativa ha provocato il solito chiacchiericcio tutto molisano”, ha dichiarato Falcione, presidente di Confindustria Molise. “E’ il modo di affrontare i problemi, volto solo ad alimentare la abituale strumentalizzazione politica. Mi limito a ricordare che la mia posizione politica non c’entra nulla. Ho solo voluto tutelare la dignità del ruolo che devono avere le imprese per lo sviluppo del Molise. Di quegli imprenditori che tutti i giorni si impegnano ad affrontare i problemi del mercato chiedendo solo di essere liberi da condizionamenti. Soprattutto quelli posti dalla politica e dai suoi costi sempre crescenti! Tutt’al più la mia azione è stata rivolta a chi ha riportato gli esiti del recente incontro avuto tra noi e le altre parti sociali con il Governatore Iorio per discutere della relazione programmatica per la nuova legislatura.

Dalle notizie diffuse il giorno dopo, sembrava che la riunione avesse trovato tutti d’accordo, mentre, come potrebbero raccontare i presenti, toni e conclusioni dell’incontro sono stati molto diversi da quelli riferiti. Ho voluto ripristinare la verità per far capire ai colleghi imprenditori, e a tutti i cittadini, la mia posizione – ha continuato Falcione – che è poi quella che l’Associazione Industriali sta rivendicando da anni. Purtroppo senza essere ascoltata dalla politica. Ricordo le battaglie sostenute in questi anni contro i costi della politica, quelle per tutelare i campanili ma non i municipi, quelle per il superamento delle Province e per l’accorpamento delle Camere di Commercio di Campobasso e di Isernia.

In queste battaglie non eravamo una parte politica, ma solo imprenditori chiamati a tutelare e difendere le nostre aziende. Con le nostre idee che non sono quelle della politica. Come quelle mie che, ora, hanno ispirato questa iniziativa. Ridurre in maniera drastica e immediata il peso e i costi della politica è la precondizione per lo sviluppo del Molise se vogliamo garantire la nostra autonomia, ma soprattutto il nostro futuro. In questo disegno la centralità dell’impresa è un punto ineludibile. Come lo è quello della ristrutturazione dell’architettura istituzionale e della dismissione delle partecipazioni societarie della Regione”.

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3 Commenti

  1. pienamente ragione
    condivido ogni virgola di quanto affermato dal dr Falcione presidente della confindustria molisana.
    La questione di fondo è l’invasione di campo della politica nell’economia, in modo particolare nell’impresa.La regione per vari motivi, alcuni anche comprensibili o condivisibili come la tutela di posti di lavoro, si è messa a fare impresa. Prima rilevando pacchetti azionari, poi acquistando la maggioranza, per finire con la proprietà di intere aziende e istituti con l’esito di accollarsi realtà imprenditoriali difficili, spesso insanabili. Per esempio lo zuccherificio, il catamarano, non so come stanno le cose con il salsificio, o la filiera agro-industriale, ma credo allo stesso modo.
    Il risultato scontato è stato quello di uno sperpero di risorse pubbliche senza alcuna ricaduta nello sviluppo industriale. Ora bisogna che ciascuno torni al proprio ruolo, la Regione deve fare le leggi all’interno della quali si prefiguri lo sviluppo, e gli imprenditori devono trovare l’umus infrastutturale, le risorse umane, la formazione, le facilitazioni burocratiche per fare impresa e reggere il mercato. Il dubbio è che la Regione non abbia un’idea di sviluppo e non sappia mettere in campo una legislazione proattiva e si limiti a rincorrere le emergenze, mettendo una toppa ad ogni falla che emerge facendosi coinvolgere in un vortice vizioso che drena tutte le risorse privandole alle attività di vero sviluppo.Per questo sono d’accordo con il Presidente Falcione nella sua denuncia contro un malcostume politico che ci porta dritti verso il non-sviluppo o ci mantiene nel sottosviluppo.

  2. il coraggio delle scelte
    I costi della politica denunciati del Presidente di Confindustria Falcione vanno al di là dei costi di apparato o delle clientele. E’ la visione dello sviluppo della regione che è sbagliato e porta ad uno spreco inutile di risorse. Nel Molise ci sono zone vocate allo sviluppo industriale, ci sono zone vocate allo sviluppo di un turismo di massa, e ci sono zone per un turismo di qualità, e quelle agricole.
    Alla costa il turismo di massa, nella conurbazione termolese, industria trasporti e logistica, alle valli biferno, sinarca e trigno agricoltura d’avanguardia, al medio e alto molise parchi naturali, corridoi faunistici turismo di alta qualità e d’elites e agricoltura di nicchia.
    Costruzione immediata dell’autostrada termoli-san vittore con criteri di salvaguardia ed ecocompatibilità negli ambiti territoriali destinati ai parchi.
    Programmazione di una conurbazione antropica di 2-300 mila abitanti nel basso molise.
    Questa è la ricetta di uno sviluppo sviluppo vero altre soluzioni sono solo forzature contro la natura, la logica e la storia.

  3. x zebedeo
    Non capisco che perde tempo a fare Zebedeo. Si sa come sono i nostri Consiglieri Regionali. Andare alla regione è l’affare della loro vita. Essere eletti è come vincere una lotteria. Ci fosse uno, dico uno, che vada lì perché ha un’idea politica o amministrativa di come innescare lo sviluppo nella nostra regione.
    L’unica preoccupazione che hanno è come rimanere imbullonati alla poltrona. La maggior parte del lavoro è speso per allargare la platea dei proprio elettorato. Così alimentano egoismi individuali senza considerare il benessere generale. Fanno favori e favoricchi per soddisfare interessi di bottega e tralasciano la causa dello sviluppo generale, perchè questa non porta voti, a loro giudizio.
    Provincialismo, mancanza di cultura politica, mancanza di visione strategica, mancanza di idee, questi sono i mali che affliggono il Molise.
    Quindi ha voglia il Presidente degli industriali a lamentare l’invasività paralizzante della politica, perchè non cambierà nulla.
    E’ così caro Zebedeo, non c’è nulla da fare, perché il marcio sta nella nostra testa, o meglio, nella testa di chi vota questi amministratori, essi sono i nostri degni rappresentanti.