GUGLIONESI _ Il Molise, in questi ultimi anni, sta subendo una profonda e radicale trasformazione del territorio. Questo accade, nonostante il territorio regionale sia riconosciuto a livello comunitario come un’area importante per la tutela e conservazione della biodiversità europea. La causa principale di questa allarmante trasformazione degli ambienti naturali regionali e della conseguente diminuzione della diversità biologica è l’influenza dell’uomo sugli ecosistemi. L’attività antropica sta alterando profondamente i diversi ambienti.
L’eolico è una fonte di impatto per i prati altomontani e i sistemi agroforestali. Le cave alterano pareti e formazioni calcarifere, nonché depositi gessiferi. Queste formazioni di gesso si sono formate quando si sono depositati gesso, calcari solfiferi, salgemma e altri sali in quantità inferiore circa 6-5 milioni di anni fa in seguito alla chiusura dello Stretto di Gibilterra, evento che ha causato la così detta crisi di salinità del Mediterraneo. Questi sedimenti evaporitici si ritrovano lungo tutto l’Appennino.

Anche in Molise si trovano questi depositi individuati dai toponimi tipo “Colle Gessaro”, “Colle Gessari”, “Colle Bianco”. Sono ambienti particolari ricchi di specie floristiche e faunistiche uniche e rare. Sono degli “hot spot” di biodiversità nell’ambiente del Basso Molise. Però, quasi tutti ospitano una cava e un gessificio. Peraltro in Molise non esiste un piano cave in vigore e il territorio è una groviera, difatti vi sono tantissime cave attive (60/65), nonché 541 dismesse e abbandonate. Il danno maggiore si ha quando questi ambienti pur essendo rari e pur risultando essere delle isole di biodiversità in un territorio omogeneo come il basso Molise, vengono devastati.

E’ il caso della cava di gesso in territorio di Guglionesi, che nel giro di pochissimo tempo ha determinato la scomparsa di un colle e con esso di piante e animali. Di tutto quello che ospitava, resta ben poco. Due specie considerate prioritarie ai sensi della Direttiva Habitat sono scomparse. Il Lanario (Falco biarmicus), una delle specie prioritarie e più rare in Italia, che vi nidificava fino al 2007, di recente ha abbandonato il nido; il Lino delle fate (Stipa austroitalica) che formava prati sommitali, è stato completamente distrutto. Anche altre specie, sia comuni che d’interesse comunitario, inserite o meno nella Direttiva Habitat o Direttiva Uccelli, sono sparite o lo saranno nel breve periodo.

E’ il caso della Testuggine di Hermann (Eurotestudo hermanni), della Coronella girondica (Coronella girondica) inserita sulla Lista rossa delle specie minacciate della IUCN, della Monachella (Oenanthe hispanica), dell’Averla capirossa (Lanius senator), dello Zigolo capinero (Emberiza melanocephala). Tutte specie destinate a scomparire per sempre. Pochi ettari di biodiversità che non ci saranno più.

                                                                                                                           Il Presidente Lucchese Luigi

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