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Oreste Campopiano
TERMOLI_Il panorama politico nazionale sta evidenziando scricchiolii e fibrillazioni che percorrono trasversalmente i partiti e le coalizioni. Uno scenario di instabilita’ che caratterizza il clima preelettorale, come se il voto regionale di fine marzo, andasse ad influenzare il generale quadro delle alleanze . Certamente il fenomeno e’ anomalo se si considera che poco meno di due anni addietro, nell’aprile del 2008, una coalizione strutturata sostanzialmente sull’alleanza PDL – Lega Nord ha vinto le elezioni politiche con una maggioranza numerica che di per se’ avrebbe dovuto assicurare un lungo periodo di stabilita’politica. Eppure anche un distratto osservatore si accorge che cosi’ non e’; che le spinte centrifughe sono evidenti e che presumibilmente il quadro italiano si muovera’ verso la ricomposizione delle grandi famiglie culturali e politiche che caratterizzano lo scenario europeo. Personalmente ritengo che l’ anomalia del sistema è indotta dalla sostanziale assenza di partiti politici intesi come strumenti di formazione della rappresentanza e di selezione della classe dirigente, capaci di farsi interpreti delle molteplici esigenze di una società ricca, complessa e diversificata come è quella italiana, che sappiano essere il centro della elaborazione del pensiero politico programmatico in una visione ampia e condivisa dei fenomeni sociali e nel rispetto delle diversificate componenti culturali.

Sin dai primi anni novanta, invero, a seguito della devastazione del sistema per mano giudiziaria e mediatica, se da un lato la sinistra italiana è stata incapace di trasformarsi e costruire una moderna formazione riformista e socialdemocratica, dall’altro la parte più moderata e liberale dell’elettorato si è aggregata attorno ad un leader , il quale si trova ad assolvere alla duplice, delicata funzione di catalizzatore dell’opinione pubblica e di collante delle varie componenti politiche del centro destra. Questo modello, fortemente personalizzato e centralistico, si e’ di fatto sostituito a quello della collegialita’, della condivisione, del confronto nella comunita’ politica, restringendo di conseguenza gli spazi di partecipazione ed in ultima analisi di democrazia. Oggi assistiamo, ad ogni livello,ad un tentativo di egemonia da parte di chi gestisce le piu’ grandi formazioni, soggetti che ritengono di poter assorbire e comunque rappresentare anche le istanze, gli stimoli politici e culturali, l’anima popolare di tutte le diverse componenti.

E’ un evidente errore di valutazione che rischia di minare l’idea guida del nuovo modello che è e deve restare quella della costruzione di formazioni plurali, capaci di esprimere in autonomia le rappresentanze, facendo convivere in un progetto organico, anche aree di pensiero diversificate . Difronte ad un percorso che sembra segnare il passo,non resta che avviare – partendo dal basso – un “rassemblement” delle diverse componenti libertarie e misurarsi con i problemi complessi della società politica. Solo cosi’ ci si potra’ avvantaggiare di quel valore aggiunto in termini valoriali, indispensabile sul piano della proposta e della offerta politica complessiva. Perche’ il problema centrale si riassume nella scelta tra il costruire l’ alternativa ad un sistema personale ed autoreferenziale o proseguire nel modello del… partito del leader.