È questo un atteggiamento non più tollerabile. Siamo di fronte ad un sistema di comunicazione che tende a voler cancellare anni di storia di governo di questa parte d’Italia che, pur tra mille difficoltà ed errori, ha prodotto comunque uno sviluppo ed una crescita dei territori meridionali. La mia regione, il Molise, ad esempio, utilizzando bene e con le tempistiche opportune i fondi strutturali, è riuscita a raggiungere una qualità di vita e uno sviluppo tale da farla uscire dall’Obiettivo Uno (Aree sottosviluppate) per entrare a pieno titolo nell’Obiettivo Due (Area competitività) dell’Unione Europea.
Al dibattito sugli sprechi, che pur ci sono stati e che vanno, con comportamenti virtuosi, eliminati, non si è voluto contrapporre un’altra riflessione, che oggi con piacere lo Svimez fa, circa la non veridicità dell’asserito stanziamento di fondi per il Sud in maniera consistente, e al di fuori delle necessità,tanto da determinarne un cattivo utilizzo e quindi uno spreco ai danni del Nord. I dati di questo Rapporto testimoniano come al Sud d’Italia, per circa dieci anni, sono stati diminuiti i fondi ordinari in maniera determinante e costante. Questo ha comportato che le Regioni per assicurare i servizi e le strutture di base ai propri cittadini dovessero utilizzare le risorse di fondi straordinari destinati allo sviluppo. È questa una somma ingiustizia che fa sì che al danno della mancanza di risorse si aggiunga la beffa dell’accusa di cattiva gestione dei fondi speciali. Come si può gestire e pensare allo straordinario, se prima non si può fornire l’ordinario. Non si è mossa in maniera diversa da questa impostazione la Manovra Finanziaria del Governo, che ha operato dei tagli senza preoccuparsi della riduzione dei servizi che avrebbero subito i cittadini. Tagli indiscriminati che, addirittura secondo alcuni, dovrebbero tenere al riparo le regioni virtuose, quelle cioè che per tante ragioni strutturali e di carattere storico hanno i cosiddetti “conti a posto” perché si fregiano di una economia forte ed evoluta.
Anche qui, di nuovo, al danno, la beffa. Ed allora dobbiamo voler caparbiamente mettere al centro di ogni idea di sviluppo dell’Italia, il Mezzogiorno. Dobbiamo chiedere che esso abbia almeno le risorse ordinarie cui ha diritto per avviarsi a superare il gap che ha con il resto del Paese; che la Manovra Finanzia del Governo abbia al suo interno delle misure perequative per far sì che i tagli non colpiscano quelle regioni che attuano comportamenti virtuosi, cioè quelle che si impegnano responsabilmente ad attuare politiche di rigore e di buon governo”.