LARINO _ Il sociale occupa poco più del 4 per cento dello spazio sull’informazione quotidiana del Molise; viene trattato soprattutto in tre aree tematiche – sicurezza, lavoro, droghe – finisce spesso in cronaca nera. Gode però di una buona visibilità, anche in prima pagina, ma è caratterizzato una volta su due da toni poco neutri nel titolo e nel testo; le notizie finiscono in cronaca nera nel 20 per cento dei casi; sono poco approfondite in un caso su quattro e quando si parla di immigrati spesso viene spesso citata gratuitamente l’appartenenza etnica dei protagonisti. Sono alcuni dei risultati de “Il sociale nel locale”, il monitoraggio dell’informazione quotidiana su disagio sociale, welfare e attività di volontariato nelle testate del Molise, presentato sabato scorso – 16 maggio – a Larino, nella sala della Comunità, in Largo Pretorio. La ricerca, tra le prima in Italia nel suo genere, è stata realizzata dal Centro di Servizio per il volontariato “Il Melograno” di Larino in collaborazione con l’Università del Molise (Facoltà di Economia, Dipartimento Scienze Umane, Storiche e Sociali) e con l’agenzia di stampa quotidiana Redattore Sociale.

Il convegno ha registrato, in apertura, il saluto del Direttore del CSV “il Melograno” Bianca Biondi, quindi gli interventi della professoressa Daniela Grignoli del Dipartimento di Scienze Umane, Storiche e Sociali dell’Università del Molise; di Stefano Trasatti Direttore dell’Agenzia “Redattore Sociale” e di Ennio Di Loreto, responsabile dell’Ufficio Stampa del CSV “il Melograno”, che hanno presentato i risultati del monitoraggio. A seguire sono intervenuti il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Molise Antonio Lupo ed Antonio Ruggieri componente del Direttivo dell’Associazione Stampa Molise. In rappresentanza delle Associazioni di Volontariato molisane, hanno preso la parola Lia Melis dell’Associazione “Incontrarsi” di Termoli e Annamaria Cacchione dell’Associazione Italiana Persone Down. Il monitoraggio è stato svolto tra il 25 agosto e il 31 ottobre 2008 (68 giorni) su 5 quotidiani stampati (Primo Piano Molise, Il Tempo Molise, Il Quotidiano del Molise, Oggi Nuovo Molise, Tutto Molise), le edizioni serali di 4 emittenti televisive (Rai Molise, Tele Molise, Tele Regione Molise, Tele Trigno) e 2 testate web.

L’intenzione dei promotori era di conoscere le caratteristiche dell’informazione locale del Molise sui temi riguardanti, appunto, il disagio sociale, il welfare e le attività di volontariato. Attraverso un elenco di aree tematiche – e dei relativi criteri per applicarle – è stato anzitutto definito in modo coerente che cosa si intendeva per “sociale”. Per questo è stata utilizzata in gran parte l’impostazione di Redattore Sociale (www.redattoresociale.it) e della ragnatela di argomenti entro cui viene classificato fin dal 2001 il suo notiziario quotidiano, incentrato sul disagio e sull’impegno sociale organizzato all’interno di tutti i principali ambiti della società (dalla politica all’economia, dalla giustizia alla cultura ecc.). Sono state poi stilate due serie di domande: la prima per indagare i principali aspetti quantitativi; la seconda per focalizzare alcuni elementi qualitativi, tra i tanti possibili nella produzione giornalistica. Il monitoraggio delle 11 testate quotidiane della regione ha portato a monitorare 22.124 tra articoli e servizi televisivi e a selezionarne 926, che sono stati sottoposti alle 20 sezioni della griglia di rilevazione.

Nel primo rapporto sono riportati i risultati emersi dagli incroci tra le tre grandi parti della griglia stessa – aree tematiche, quantità, qualità – suddivisi per i tre “generi” delle testate: stampa, Tv, web. Non ne fa invece parte la specificazione dei risultati per singola testata. La prima conclusione dal punto di vista quantitativo, ha spiegato nel suo intervento Stefano Trasatti, Direttore di Redattore Sociale, “riguarda la percentuale del 4,18 per cento corrispondente ai materiali selezionati rispetto ai 22.124 presi in considerazione. Una incidenza che attraversa in modo abbastanza uniforme tutte le 11 testate, anche se alla luce dei valori assoluti non sono da sottovalutare alcune differenze tra di esse.

“Non ci si aspettava, in verità, un risultato molto più elevato, come già lasciavano intendere le poche ricerche svolte finora con criteri in parte simili. Il 4,18 è una percentuale indiscutibilmente bassa. E lo sarebbe stata ancora di più se solo fosse stato ristretto il campo delle aree tematiche. “Ma qui non si tratta solo di mettere in competizione il sociale con gli altri temi di cui l’informazione deve occuparsi. Se il giornalismo dovrebbe comunque porsi l’obiettivo di dare un maggiore spazio agli argomenti al centro di questa indagine, il problema è anche la qualità di questa informazione”. Il “peso” del sociale (capitolo 2), si legge nelle conclusioni, “quando arriva sulle pagine dei quotidiani, sembra gravare tutto sulle pagine di cronaca cittadina, che sono molto più numerose di quelle regionali, ma che lasciano a queste ultime appena il 7 per cento degli articoli. In compenso, le notizie ottengono in oltre un caso su due l’onore di essere richiamate in prima pagina oppure nei titoli dei Tg.

E anche la collocazione specifica in pagina o nell’edizione del telegiornale parla di una buona visibilità del sociale, andando la metà delle volte in apertura o nei titoli. Visibilità confermata anche nella tipologia degli articoli, con una buona incidenza di commenti e reportage, una percentuale di “brevi” relativamente bassa e uno spazio occupato non trascurabile”. “Emerge però come di temi sociali si parli almeno una volta su cinque nell’ambito della cronaca nera ed è questo – come dimostrerà in particolare dal capitolo 4 – uno degli elementi principali della ricerca”. Riguardo gli aspetti qualitativi dei materiali selezionati (capitolo 3), “difficile dire, commenta il rapporto, se non in base all’esperienza di ciascuno, se il dato accomuna anche gli altri temi, ma le notizie sociali si prestano evidentemente all’utilizzo di toni poco neutri e “asettici”. Sia per il titolo che per il testo, in oltre la metà dei casi sono stati infatti riscontrati termini e costruzioni verbali volti a far trasparire un giudizio dell’autore, una valutazione dell’evento, a suggerire una reazione. “Non è detto che ciò sia sempre negativo o porti con sé conseguenze “diseducative”. Sappiamo come l’informazione si basi su una serie di valori condivisi che vengono ribaditi – in modo diretto o indiretto – nel lavoro quotidiano. Tuttavia l’enfasi, la partecipazione, i toni allarmati qui emersi dovrebbero certamente costituire uno dei prossimi temi di confronto tra operatori dell’informazione e protagonisti dell’impegno sociale organizzato”. Il monitoraggio ha anche rilevato “un utilizzo piuttosto basso di immagini specifiche a corredo delle notizie selezionate, ma anche un utilizzo di dati puntuali e attinenti in poco più di un quarto dei casi, elemento che non depone certo a favore della necessità che i temi sociali hanno, più di altri, di essere adeguatamente inquadrati nelle proprie dimensioni. Insieme a dati e immagini è stato valutato anche il grado di approfondimento, giudicato scarso in oltre il 24 per cento dei casi e alto solo nel 6,3 per cento.

Va detto però che il 69,4 per cento dell’approfondimento “sufficiente” non si riferisce quasi mai a un lavoro supplementare svolto dal giornalista, ma semplicemente a un buon trattamento di materiali e informazioni spesso confezionati da esterni”. “Un dato che fa riflettere è infine quello della presenza, nei titoli degli articoli di quotidiano dedicati all’immigrazione, di specificazioni sull’appartenenza etnica o di termini volti a rimarcare il dualismo italiani/stranieri. In oltre sette casi su dieci tale presenza è stata da noi valutata “non essenziale” alla piena comprensione della notizia”. “L’incrocio tra tutti questi aspetti (collocazione e qualità) con le aree tematiche ha mostrato come siano dedicati prioritariamente alla sicurezza (intesa soprattutto come criminalità), al lavoro e alle dipendenze (droghe) oltre la metà degli articoli e servizi selezionati. E quasi un terzo a sicurezza e dipendenze insieme. E’ un altro indicatore dell’ambito giornalistico in cui finisce buona parte dell’informazione sui temi sociali. Sicurezza e dipendenze vanno anche in prima pagina o nei titoli dei Tg più volte rispetto alla media (anche se è il lavoro, in proporzione, ad andarci più spesso), mentre tale onore è concesso molto meno a temi come il volontariato e la disabilità.

Trattandosi in prevalenza di criminalità, gli articoli alla voce sicurezza vanno quasi sempre nelle cronache nere delle pagine cittadine, collocati più volte della media in apertura, ma non quanto altri temi come il lavoro e l’ambiente. Inoltre, alla sicurezza viene dedicato un tasso rilevante di editoriali (e di notizie brevi), ma molto più basso della media di inchieste/reportage. Sono la famiglia, i diritti e l’ambiente a “vincere” in queste forme giornalistiche. Appare scontato il raddoppio, rispetto alla media, riguardante gli articoli sulla sicurezza e sulle dipendenze collocati in cronaca nera, mentre va segnalata soprattutto la violenza domestica confinata quasi sempre in questa tipologia di articoli”. “Una maggiore incidenza di toni non neutrali nel titolo e nel testo non riguardano invece tanto la sicurezza quanto temi come anziani e famiglia e disabilità, mentre si caratterizzano per toni più misurati volontariato e diritti. Infine le valutazioni personali del giornalista sembrano concentrarsi su razzismo e discriminazioni, consumi, immigrazione, mentre la criminalità il lavoro e gli infortuni si collocano su valori anche molto inferiori alla media”.

E’ evidente che il sociale fa poco notizia ma sarebbe interessante capire se ciò accade perché, realmente, il pubblico dei lettori e dei telespettatori è prevalentemente attratto da altri temi; o se al contrario siano i giornalisti a non aver compreso che, un’offerta maggiore e migliore di questo tipo di notizie e servizi, possa produrre un’inversione di tendenza, in tal modo soddisfacendo una richiesta latente dei lettori e dei telespettatori – ha dichiarato il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Molise Antonio Lupo – Forse un nuovo studio, che miri a far chiarezza su questo punto, sarebbe interessante e indurrebbe nuovi motivi di riflessione. Certo è che, in futuro, l’Ordine dei giornalisti si adopererà su due fronti – ha continuato Lupo – partendo dall’ottimo lavoro de Il Redattore sociale, Melograno e Università del Molise, valuterà la possibilità di istituire un “Osservatorio permanente dell’informazione del disagio. Inoltre, nei futuri corsi di preparazione e aggiornamento professionale, a cura dell’Ordine, l’informazione del disagio avrà un ruolo importante, sotto due punti di vista: conoscenza delle regole deontologiche, migliore e maggiore approccio verso la “notiziabilità” del sociale”.

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