TERMOLI _ Il mondo della ristorazione è molto preoccupato per la recente approvazione della legge regionale sull’agriturismo. “A differenza di tanti altri – dichiara il presidente della Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi aderente a Confcommercio, Paolo Santangelo – riteniamo che la legge vada attentamente meditata, perché pone molti problemi specie a chi, come i ristoratori professionali, rischia di subire una concorrenza sleale e incontrollata. La legge, infatti permette di servire anche 50 pasti al giorno, permette di organizzare in libertà non meglio precisati eventi ricreativi (banchetti nuziali, forse?) permette addirittura di creare un agriturismo in un centro abitato, come un qualsiasi pubblico esercizio.
Certo, ci rendiamo conto che il mondo della ruralità vada supportato nel proprio percorso di crescita, ma questo non deve accadere a scapito di altre categorie economiche e soprattutto in modo indiscriminato. Per questo stiamo attivando all’interno della nostra Federazione dei tavoli di confronto e non escludiamo, se il regolamento di attuazione della legge non dovesse rispondere a requisiti più stringenti di professionalità e di rispetto delle norme sulla concorrenza, una forte mobilitazione da parte nostra. La ristorazione professionale, lo si ricordi, è sottoposto ad uno stringente regime di autorizzazioni e di licenze, nonché di verifica delle qualificazioni professionali.
 
L’agriturismo, nel momento in cui diventa un ristorante mascherato, magari che organizza banchetti con prodotti surgelati, diventa invece un concorrente sleale, che non fornisce alcuna garanzia al consumatore finale. Contro questo ci batteremo con ogni forza – conclude Santangelo – e chiederemo anche controlli assai stringenti su tutti coloro che, anche avvantaggiandosi di un regime fiscale agevolato, usano lo schermo dell’agriturismo per aggirare la normativa di settore”.
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