Michele MaroneLARINO – In riferimento alla replica del consorzio di bonifica del 17 febbraio 2014, si precisa che, Rete Civica Nazionale, è ben lungi da interpretazioni pretestuose e da strumentalizzazioni. Ciò che è sfuggito al Consorzio e che, Rete Civica Nazionale, ha voluto, con il solito spirito costruttivo e propositivo, caratteristico del proprio modo di fare politica, “a servizio della gente”, stimolare questo Ente a rivedere il “giusto prezzo” degli asservimenti e degli espropri, alla luce dei “reali danni” patiti dagli asserviti/espropriati, nonché, in ossequio a quanto espressamente previsto dalla legge italiana e ciò al fine di salvaguardare i diritti degli agricoltori e proprietari dei terreni oggetto di asservimento/esproprio, nonché, la stessa P.A. contro le inevitabili conseguenze di natura contenziosa cui incorrerebbe se tenesse ferma la propria posizione.

Infatti, proprio in virtù della Sentenza della Corte Costituzionale (n. 181/2011), citata dal Consorzio, essendo stati aboliti i così detti “valori agricoli medi”, da utilizzarsi per il calcolo degli indennizzi espropriativi in aree agricole (ed anche per gli asservimenti), il calcolo periziale, per pervenire al “più prossimo” “valore di mercato” che questi beni avrebbero in una libera contrattazione, deve riflettere tutti i fattori di “valore” e di “danno”, intrinseci dei beni stessi. La ragioni di un simile orientamento risiedono nella tutela che la Legge Italiana riserva agli espropriati, i quali non possono certo subire oltre al pregiudizio di vedersi tolta la proprietà, anche la beffa di un indennizzo/risarcimento iniquo. Nell’effettuare tale calcolo, quindi, il Consorzio –e per esso l’impresa appaltatrice- avrebbe dovuto tener conto, e proporre a titolo di indennizzo, non solo il valore di mercato dei terreni agricoli, ma anche i reali danni subiti dagli agricoltori espropriati/asserviti per la perdita (in termini percentuali) dei contributi (titoli) sulle aree espropriate/asservite, unitamente alla perdita di produttività.

Al contrario,l’Amministrazione procedente, non solo ha proposto un indennizzo inferiore al dovuto, ma ha omesso di calcolare il surplus concesso dalla legge regionale n. 30/2009 che, con l’articolo 6, a talune condizioni, rende edificabili molte delle aree interessate dal progetto di irrigazione. Ne consegue, quindi che “l’accordo bonario”, al quale sono stati invitati ad aderire gli agricoltori molisani, paventato come rimedio contro l’esproprio per pubblica utilità, è inferiore a quanto realmente spettante in termini di legge, nonché, non comprensivo del giusto indennizzo per i danni eventualmente arrecati alle colture ed al terreno, dalle opere che si andranno a realizzare: ciò significa che, una volta ceduto “bonariamente” il terreno all’impresa, quest’ultima sarà legittimata ad intervenire per il tempo e nei modi che meglio ritiene, senza che possa rispondere dei danni che eventualmente andrà ad arrecare alle colture presenti sui vari terreni.

Però, in questo modo, gli agricoltori oltre a ricevere solo 65% del valore del proprio terreno concesso in servitù, perdono sulla proprietà asservita ogni tipo di contribuzione da parte dell’Agea, non possono in nessun caso coltivare tale parte di terreno asservita, non hanno diritto a ricevere nessun indennizzo per i danni loro cagionati alle colture dai lavori dell’Ente, e dulcis in fundo, stando sempre a quanto contrattualmente previsto dall’Ente, dovranno anche provvedere, “in perpetuo”, alla manutenzione delle aree assoggettate a servitù coattiva. In caso di esproprio, viceversa, proprio alla luce della sentenza richiamata dal Consorzio, agli espropriati spetterebbe non solo il 65% del valore del terreno, ma il 100% del valore di mercato del terreno agricolo espropriato, quindi, agli agricoltori converrebbe decisamente l’esproprio.

Concludendo: il Consorzio di bonifica ha proposto di pagare il 65% delle indennità di esproprio, che vanno da 1,91 a 3,69, a fronte dei quali, gli agricoltori interessati, perdono i contributi (titoli, in termini percentuali), perdono la produzione, in alcuni casi, perdono anche il diritto all’edificazione (L.R. 30/2009) e, come se non bastasse, dovranno anche manutenere, sempre a vita, le aree asservite. Non c’è che dire, proprio un bell’accordo…certamente non per gli agricoltori interessati!

L’azione politica che ci caratterizza è quella delle “proposte”, e non quella delle sterili proteste e strumentalizzazioni e, proprio per questo, invitiamo il Consorzio di bonifica a volerci comunicare la sua disponibilità per un incontro pubblico “in contraddittorio”, alla presenza degli interessati, e dell’intera società civile, per ragionare, insieme, sulle peculiarità di tale procedura e sulle convenienze degli agricoltori.

Il Coordinamento regionale per il Molise di Rete Civica Nazionale

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