CAMPOBASSO _ Molise acque con una lunga nota chiarisce le polemiche scatenate da alcuni esponenti del Cda sulla vicenda legata alle comunicazioni dell’ente.

L’ordine di servizio n°2 del 12/01/2011 è stato emesso da questa Direzione Generale al fine di perfezionare le attività di protocollazione della posta in arrivo e della posta in partenza, solo ed esclusivamente nel rispetto
delle normative nazionali attualmente vigenti, ed in particolare della specifica normativa che ha ad oggetto “la tutela della privacy”. Si precisa che l’attività amministrativa posta in essere dall’Azienda Speciale Regionale “Molise Acque” si attua mediante atti di rilevanza sia esterna che interna (Delibere del Consiglio di Amministrazione, Determinazioni del DG, Determinazioni Dirigenziali, Autorizzazioni, Concessioni, Ordinanze, Ordini di Servizio, etc…). I Consiglieri di Amministrazione, in relazione all’incarico politico loro assegnato, ai sensi dell’art.10 comma e) della Legge Regionale n°37/1999 e s.m.i. sono investiti del compito di “controllare il buon andamento della gestione e del servizio idrico”.

Il buon andamento della gestione e del servizio idrico si configura nient’altro che con la mission vera e propria dell’Azienda medesima, che opera mediante quell’attività amministrativa su richiamata. Orbene, tutta la documentazione inerente l’attività amministrativa regolarmente protocollata e scansionata nel programma di gestione del Protocollo, risulta visibile in tempo reale, post scansione, a tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione, nonché ai componenti del Collegio Sindacale. Per quanto attiene il quotidiano flusso di posta in entrata e in uscita, secondo legge, i Consiglieri possono visionare ogni tipologia di documentazione ed inoltrare eventuale richiesta di accesso agli atti per rilascio di copia; richiesta di accesso agli atti che, sempre per legge, dovrà essere autorizzata dal Direttore Generale in funzione delle competenze assegnategli dalle leggi e dallo Statuto Aziendale.

Venendo ora al fascicolo relativo alla questione della “emergenza idrica nel Basso Molise”, questa Direzione Generale tiene a puntualizzare che il suddetto fascicolo è depositato presso l’Ufficio di Segreteria degli Affari Generali, certamente consultabile in qualsiasi momento dai Consiglieri di Amministrazione e dai componenti del Collegio Sindacale, come di fatti è accaduto all’inizio di gennaio 2011 da parte di un consigliere di amministrazione. Il fascicolo in questione è da definire “fascicolo dinamico” in quanto quotidianamente viene aggiornato in funzione dell’arrivo, al protocollo dell’Ente, di documentazione attinente la questione trattata sia da parte dell’ARPA Molise, che dall’ASREM, che dai comuni interessati, ed ancora dai risultati laboratoristici che la Molise Acque effettua con il proprio laboratorio convenzionato.

Tale fascicolo è stato collazionato proprio per una più facile e chiara consultazione dei documenti inerenti la fase dell’emergenza idrica in Basso Molise. Per quanto riguarda, invece, l’emergenza idrica dovuta all’innalzamento dei trialometani, si precisa che quest’Azienda ha monitorato continuamente l’andamento dei trialometani sin dalla fine di ottobre 2010, e tutt’ora continua la sua attività di controlli secondo quanto fissato dal D.Lgs n° 31/2001, dunque ancor prima della segnalazione pervenuta dall’ARPA Molise. Vero è che l’ARPA Molise consigliava determinate modifiche al sistema di potabilizzazione, ma questa Azienda, a seguito di serrati controlli e verifiche in sito (impianto di potabilizzazione) ha ritenuto di proseguire la normale attività di potabilizzazione che attua da oltre un decennio, e che non ha mai fatto registrare l’insorgenza di tali problematiche.

Questo dunque sta a significare che non modificando la metodologia di potabilizzazione c’è stato un fattore esterno che ha determinato l’insorgenza di tale fenomeno (tasso di organicità elevato nella cosiddetta “acqua grezza”). La spiegazione su addotta vale anche in riferimento ai contenuti “prescrittivi” pervenuti dalla ASREM di Termoli con nota del 24/01/2011. Si sottolinea che questa Azienda, non appena ricevuto informazioni ufficiali, da parte dell’ARPA Molise, relativi al superamento del limite dei trialometani totali (30 µg/l), nella serata del 21/12/2010 ha provveduto a fermare la produzione di acqua potabile, avvisando i comuni del Basso Molise sin dalla mattina del 22/12/2011. Inoltre, in 24 ore ha effettuato la pulizia ed il lavaggio industriale di ogni apparecchiatura, vasca, e filtro dell’impianto di potabilizzazione, ricominciando a produrre acqua potabile, nel rispetto dei parametri del D.Lgs n°31/2001, dal giorno 23/12/2010. Dalle analisi di laboratorio in possesso dell’Azienda tali parametri dal giorno 23/12/2010 alle 14,00 circa ad oggi non hanno mai superato i limiti del D.Lgs n°31/2001 all’uscita dell’impianto di potabilizzazione.

Si puntualizza che quest’Azienda opera esclusivamente nel pieno rispetto dei controlli interni imposti dal D.Lgs. n°31/2001, unica normativa vigente di riferimento sul punto. Precisando altresì che nella fattispecie non trova applicazione il procedimento di autocontrollo secondo il sistema HACCP, riferito viceversa unicamente all’attività di trasformazione di alimenti. Si porta a conoscenza che da esperienze reali e di letteratura, se da un lato la potabilizzazione dell’acqua grezza, secondo processi utilizzanti l’ipoclorito, fa insorgere sostanze quali i trialometani (rammentando che gli stessi sono frutto della reazione chimica tra l’ipoclorito e la parte organica nell’acqua grezza), dall’altro la potabilizzazione dell’acqua grezza secondo processi utilizzanti il biossido di cloro, fa insorgere sostanze quali i cloriti. Inoltre, da un punto di vista operativo quest’ultima tipologia di potabilizzazione è altamente pericolosa per gli addetti del potabilizzatore in quanto non solo nociva, ma anche a rischio esplosione.

Se da un lato i trialometani, con percentuali elevate e con tempi di esposizione altrettanti elevati, sono nocivi alla salute pubblica, i cloriti risultano maggiormente nocivi per la stessa salute pubblica. Inoltre si era soliti usare la metodologia di potabilizzazione con il biossido di cloro poiché prima della direttiva europea, recepita con il D.Lgs.n.31/2001, non vi erano parametri massimi da rispettare per la concentrazione dei cloriti. Ad avvalorare quanto su riportato alcuni comuni importanti della Romagna (Rimini, Riccione, etc..) hanno avuto gravi problemi di concentrazione dei cloriti a valle della potabilizzazione dell’acqua grezza raccolta nell’invaso di Ridracoli, il tutto a causa di un contenuto di sostanza organica relativamente alta.

Si segnala inoltre, a tal proposito, una attenta e responsabile lettura dell’art.10 del D.Lgs.n.31/2001, che investe competenze e responsabilità ben specifiche sia sulla valutazione del pericolo per la salute umana e sia sulla gestione del rischio. Questa Direzione Generale, al fine di poter dare un contributo fattivo all’analisi delle cause che hanno portato all’innalzamento dei trialometani, a seguito del processo di potabilizzazione, (problematica, a parere dello scrivente, derivante esclusivamente da un enorme carico organico presente nell’invaso della Diga del Liscione), nei giorni scorsi ha provveduto ad effettuare dei prelievi di campioni di acqua in diga, a varie profondità proprio al fine di acquisire informazione sul tenore del quantitativo organico presente nell’invaso. I risultati di tale attività saranno oggetto di discussione scientifica con gli uffici dell’Arpa Molise e dell’Istituto Superiore di Sanità per far sì che si possa conoscere sino in fondo “lo stato di salute” dell’acqua proveniente dal fiume Biferno e invasata nella Diga del Liscione. Tanto si doveva per chiarezza, correttezza e soprattutto veridicità dell’Informazione ed al fine di chiarire le scure ombre calate sulla questione da un organo di stampa locale, connesse ad un’arbitraria mistificazione della realtà dei fatti.

Il Direttore Generale Ing. Giorgio Marone

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