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Oreste Campopiano
TERMOLI _ “Governare l’Italia non è difficile.E’ inutile!” Questa frase, attribuita dagli storici al Duce, è quanto mai attuale. Proviamo a riflettere: Abbiamo un Governo espressione di un’ampia maggioranza di italiani, che può contare su una larga base parlamentare; che ha vinto le elezioni su un articolato programma di riforme; che sta operando efficacemente per la loro attuazione; che si è trovato di fronte a calamità naturali devastanti quali il terremoto in Abruzzo e adesso l’alluvione a Messina e ad appuntamenti di rilievo planetario

quale il G8 de L’Aquila allargato per la prima volta ai Paesi emergenti ed al loro carico di problemi ; un Governo che deve gestire le sempre più impegnative “missioni di pace” con i nostri ragazzi inviati in teatri di guerra in varie zone del Mondo.

Abbiamo ancora un’Italia che produce e che lavora, pur nel pieno di una crisi che ha affossato le più grandi economie dell’occidente ,ma che viene riconosciuta dall’OCSE come il Paese con il superindice più alto tra i grandi Paesi industrializzati che compongono l’indicatore; uno Stato che vanta il miglior sistema europeo di protezione civile,che consegna ai terremotati, a poco più di sei mesi dal sisma, centinaia e centinaia di confortevoli e moderni alloggi; un Governo che ha ridotto del 90% l’immigrazione clandestina sulle coste, cercando di collocare il fenomeno nel suo alveo naturale che e’ quello continentale europeo.

E c’è un’altra Italia, fortunatamente minoritaria, ma ambiziosa ed arrogante che semina pessimismo, solleva “questioni morali” pur non avendo alcuna autorità per vestire le vesti del censore,che occupa la scena in unione con una ben orientata “informazione” europea, per svilire l’immagine internazionale del Paese. Un’Italia dei poteri forti che vedono nel programma riformatore del Governo la vera minaccia alla loro continuità conservatrice. Un’Italia rabbiosa che vive e si nutre di odio, che criminalizza l’avversario politico, che per delegittimarlo delegittima e disprezza il voto popolare liberamente espresso. Un’ Italia che esprime un radicalismo rozzo e populista, che manifesta strumentalmente per la “libertà di stampa” in un Paese in cui spesso il diritto di critica viene associato all’arbitrio, se non alla calunnia ed alla diffamazione. Tra le due Italie, pur con i limiti connessi ad un sistema che andrà sollecitamente rivisto, personalmente prediligo la prima.

Perchè il Paese ha bisogno di serenità, di continuità e di stabilità per portare avanti un disegno di modernizzazione, possibilmente condiviso. Perchè dalla crisi si può uscire più forti solo se si è capaci di unire le forze, di costruire ponti e non alzare muri,di creare i presupposti per un nuovo sistema Paese, nel rispetto, nell’ efficienza, nella partecipazione. Ma dobbiamo sempre tenere presente che ogni riforma strutturale, dalla P.A. alla Giustizia, dal mezzogiorno, alla scuola o al fisco, incrocia gli interessi veri di quelle sacche autenticamente conservatrici e parassitarie che si annidano nelle istituzioni, nei sindacati,nei partiti, nelle associazioni, nella finanza, nella informazione . Sono gli eredi politici di quelle avanguardie che con le monetine a Craxi in Piazza Navona hanno di fatto ritardato il processo riformatore e di modernizzazione del nostro Paese per circa un ventennio.

Stavolta toccherà al Governo in carica, democraticamente eletto dal popolo, tenere i nervi saldi e …resistere, resistere,resistere. Perchè ad oggi non c’è altra soluzione che questa.

avv.Oreste Campopiano
Segr.reg.le N.PSI Molise