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Massimo Romano
CAMPOBASSO _ Prendo atto dell’invito che il Presidente Antonio Di Pietro ci ha rivolto in occasione dell’apertura del cantiere 2011 a compiere un “ripensamento operoso” rispetto alla decisione, mia e di altre decine di amministratori locali e dirigenti di partito, di abbandonare l’Italia dei Valori. Devo però registrare che Di Pietro ha preferito non rispondere alla richiesta di spiegazioni che gli abbiamo rivolto. Richiesta che, proprio perciò, vado a riproporre: perché Di Pietro premia oggi tutti coloro che hanno combattuto contro Italia dei Valori nelle recenti elezioni amministrative, in particolare a Campobasso, peraltro con risultati assai deludenti? La scelta di abbandonare in tronco l’Italia dei Valori è stata certamente una decisione sofferta ma anche obbligata ed indotta da questo silenzio equivoco. Non si tratta di questioni personali, come qualcuno vorrebbe far credere fingendo di cadere dalle nuvole, bensì di una scelta politica necessitata dalla più totale assenza di chiarezza sul passato e, soprattutto, sulle prospettive per il futuro. E’ un fatto che la corrispondenza di “amorosi sensi” tra Di Pietro e il gruppo della Provincia guidato dal Presidente D’Ascanio abbia radici antiche risalenti almeno a due anni fa, precisamente all’estate del 2007 quando, al fine di evitare lo scioglimento anticipato della Provincia, fu avallata l’operazione di trasformismo che vide come protagonista l’Udc Remo Grande che, come si ricorderà, passò in una notte da destra a sinistra, con il plauso dell’IdV, ritornando dopo qualche giorno nei banchi del centrodestra, nel segno non di certo della migliore politica valoriale. Oggi assistiamo all’ingresso nell’IdV non già di singole persone bensì di un gruppo ben preciso, con un passato, più o meno recente, altrettanto ben definito.

Si tratta dello stesso gruppo che ha dapprima promosso la candidatura di Gaetano Di Niro al Comune di Campobasso, in totale contrapposizione con IdV ed in continuità con le scelte -soprattutto urbanistiche- dell’ex Sindaco Di Fabio, e che successivamente ha tentato le primarie del PD (solo un paio di settimane fa) con la candidatura di De Angelis, e che approdano oggi in Italia dei Valori. Nel frattempo, tra le comunali di Campobasso e le primarie del PD di ottobre, la nomina del Sindaco di Vinchiaturo, sostenitore neanche troppo occulto della lista di Di Niro, come assessore esterno in Provincia in quota a IdV. E con questo si chiude il cerchio. La seconda domanda, dunque, è questa: perché, se l’intesa con il gruppo della Provincia era così chiaro e definito da tempo, Di Pietro non mosse un dito per tentare un accordo già in occasione delle comunali di Campobasso? Forse perché un accordo di quel tipo avrebbe reso meno complicato il traguardo del ballottaggio?

O forse perché l’operazione di Nuova primavera era solo funzionale a dividere il centrosinistra, indebolire il Pd, e lasciare un’autostrada al centrodestra? Anche perché quel gruppo, più che al centrodestra, si contrapponeva proprio a IdV ostacolando costantemente il nostro lavoro per mano di esponenti IdV (non a caso successivamente ricompensati). Tra gli argomenti più significativi che abbiamo posto al centro della nostra campagna elettorale e sui quali abbiamo aggregato consensi ragguardevoli pur a fronte di un sostanziale disimpegno di una parte non secondaria dell’IdV (e Di Pietro ben sapeva che una certa parte di IdV era sonnolenta), vorrei ricordare la contrarietà alla realizzazione della sede regionale sull’ex Romagnoli e la denuncia del voto di scambio. Vorrei chiedere a Di Pietro se è al corrente che su quest’ultimo tema –il voto di scambio- il gruppo che oggi entra in IdV non ha aperto bocca. Sarebbe interessante capire perché.

E sarebbe ancora più interessante sapere se in futuro Di Pietro intenderà intervenire su questo tema, se lo ritiene meritevole di attenzione e se ritiene interessante sapere perché in quell’occasione qualcuno preferì far finta di non vedere. Ma c’è di più. Sulla maxioperazione immobiliare ed urbanistica condotta trasversalmente dall’ex Sindaco Di Fabio e dall’Assessore regionale Vitagliano per la costruzione del Palazzo della Regione (per capirci, un affare da circa 100 Milioni di euro), è noto a tutti che il gruppo della provincia che oggi entra in IdV sostenesse apertamente quella operazione, in totale contrasto con la nostra posizione. Sarebbe utile capire se oggi a cambiare idea sia l’IdV (il che sarebbe del tutto legittimo a fronte della nostra fuoriuscita) o se l’abbiano cambiata i nuovi entranti. Come ho cercato, con pochi esempi, di chiarire, si tratta di questioni politiche alle quali mi sarei aspettato una risposta.

Per rispetto alle persone che ci hanno messo la faccia e di quelle migliaia di cittadini che ci hanno dato fiducia. E invece ho raccolto un silenzio che ancora adesso fatico ad interpretare. Eppure su queste non risposte si gioca la credibilità di un partito che ha fatto della trasparenza e della moralità le proprie bandiere. Sollecitare un “ripensamento operoso” senza prima rispondere a queste poche, semplici ma decisive domande appare più una provocazione che una reale disponibilità a costruire un cantiere per il futuro. Senza un briciolo di chiarezza e di lealtà sulle scelte del passato e sulle prospettive per il futuro trovo davvero difficile gettare le fondamenta per una reale alternativa al governo clientelare e deleterio del centrodestra. Anche perché ritengo che tale alternativa non possa prescindere dalla denuncia chiara del malcostume che imperversa nella nostra Regione, senza la quale non serviranno proprio a nulla sporadiche frasi ad effetto come “sultanato”.

                                                                                                                                            Massimo ROMANO

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