Comprendere le sue difficoltà è affacciarsi ad un popolo, quello di El Salvador, che vedeva cadere intorno a sé, assassinati dagli squadroni della morte, un numero sempre maggiore di sacerdoti e di laici, colpevoli solo di vivere la fede. A tali eventi Romero cominciò ad interrogarsi sulle sue scelte pastorali e così iniziò ad ascoltare ed agire. Come ebbe spesso a ricordare, furono le morti dei suoi sacerdoti a convertirlo, a farlo non solo riflettere, ma a fargli cambiare atteggiamento nei confronti di un regime sempre più violento. E così, ogni giorno della sua vita l’ha trascorso quale specchio del suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura del suo paese. Venne ucciso da un cecchino, il 24 marzo 1980, nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza, mentre stava celebrando Messa. Giovanni Paolo II si recò a rendere omaggio a mons. Romero nel 1983, nonostante le pressioni del governo salvadoregno affinché non compisse il viaggio. Nel 1997 fu aperta la causa di beatificazione e gli venne attribuito il titolo di Servo di Dio. Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del 2000, ha inserito Romero nel testo della “celebrazione dei Nuovi Martiri”.