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CAMPOBASSO _ Nello stato di diritto vale il principio sacrosanto per cui ogni cittadino è innocente fino a sentenza definitiva. Lo scandalo della Protezione civile che sta devastando l’Italia ha diverse chiavi di lettura: il gossip, legato alle massaggiatrici nel centro Salaria sport village; quella giudiziaria, legata agli arresti di altissimi burocrati, di uomini politici, alle dimissioni di notissimi magistrati indagati, alle indagini in corso e alla pubblicazione delle intercettazioni.
Ma il fatto politico rilevante è la “scoperta” che Milioni, forse Miliardi di euro di fondi pubblici venivano utilizzati con poteri straordinari, monocratici, in deroga a tutte le leggi e in particolare alle procedure di evidenza pubblica, non soltanto per la gestione delle crisi e delle emergenze che giustificherebbero una semplificazione e una velocizzazione delle procedure ma anche per ogni altro appalto ordinario, dai mondiali di nuoto alle celebrazioni per l’Unità d’Italia. Quella che per l’Italia è stata una scoperta, per i molisani non lo è affatto. Questo modello l’ha inventato il Presidente della Regione Molise Michele Iorio, nel 2004, quando è stato concepito il famigerato “art. 15”, il programma d’investimenti milionario che avrebbe dovuto favorire la ripresa produttiva della Regione Molise dopo il tragico terremoto di San Giuliano del 2002 e l’alluvione del 2003 (DGR n. 841/2004).

L’art. 15, un calderone di soldi pubblici in cui sono confluiti Milioni di euro di risorse ordinarie, nazionali e comunitarie, nonché le risorse straordinarie stanziate per gli eventi calamitosi sismici ed alluvionali, gestiti dal Presidente della Regione in qualità di commissario delegato post sisma con poteri monocratici, commissariali, derogatori, al di fuori di qualsiasi forma di indirizzo e di controllo da parte degli organi democratici, in primis il Consiglio regionale, sul presupposto della proclamazione dello stato di emergenza nazionale.

Il cd. “modello Molise” che Iorio ha sempre decantato come la soluzione geniale per risolvere tutti i problemi del Molise, ha consentito ad una sola persona, il Presidente – Commissario delegato, di disporre per oltre 7 anni di ingentissime risorse pubbliche la cui gestione è stata effettuata con poteri straordinari e monocratici, spesso in deroga ad ogni forma di procedura di evidenza pubblica.

Lo stesso Iorio, replicando alle interrogazioni presentate sul punto in Consiglio regionale e alle inchieste –poche, per la verità- giornalistiche, si è sempre giustificato dicendo che “non un euro dei fondi destinati alla ricostruzione è stato speso per le diverse iniziative produttive” (patate turschesche, seppie, caffè letterari linguistici, automobili, navi, & co., per capirci). Infatti il punto è un altro: il modello istituzionale a monte, peraltro avallato dagli organi di Governo, che ha consentito per 7 anni ad un uomo solo di gestire con poteri monocratici derivanti dalla nomina di Commissario post sisma risorse ordinarie per interventi ordinarissimi, che in assenza di tali poteri abnormi avrebbero richiesto procedure di gara o anche solo l’ordinario iter burocratico e democratico di ogni altra procedura di finanziamento o di intervento.

Un modello, insomma, che ha annientato ogni forma di trasparenza e di indirizzo democratico nella gestione dei soldi pubblici ed ha conferito al Presidente della Regione un potere, anche elettorale, enorme. La conferma che questo modello, oltre che profili dubbi sul piano democratico, sia stato un fallimento complessivo, è oltretutto dimostrato dai dati sulla ricchezza regionale, recentemente vagliati dal Censis. Non c’è un solo indicatore econometrico o reddituale positivo da molti anni, il pil regionale è inchiodato a zero nonostante le risorse straordinarie affluite nelle casse regionali in conseguenza dell’emergenza. Non sarà il caso di trarne le opportune conseguenze? Massimo ROMANO Consigliere regionale del Molise Costruire democrazia

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