TERMOLI _ É iniziata la bagarre intorno alle prossime elezioni amministrative; c’è un clima vivace, segno di una positiva passione per le sorti della città e del suo futuro, almeno ce lo auguriamo. Altrimenti non ci spiegheremmo tanta frenetica ansia nel proporre candidati, preparare liste e programmi, anche da altri centri molisani. Proviamo ad immaginare il contrario: una strana quiete, assenza e indifferenza, freddezza, passività e rassegnazione. Ma per fortuna non è così. Fra qualche settimana le acque ora tanto agitate si calmeranno, relativamente, e apparirà qualche certezza, così sarà possibile ragionare anche su elementi più certi.
Ora è difficile non lasciarsi vincere dalla tentazione di venire risucchiati dal vortice delle polemiche incrociate, ma occorre resistere e fare qualche considerazione passeggera sul futuro prossimo della nostra città.

La tesi che si intende proporre è che le prossime elezioni, in vista del bene di questa città, non solo dovrebbero garantire cinque anni di relativa tranquilla gestione della cosa pubblica, secondo il programma dei vincitori, ma mettere le basi e le premesse anche per i successivi cinque anni, possibilmente non stravolgendo eccessivamente la squadra che dovrà amministrare la città; i programmi hanno le gambe degli uomini che li propongono e li attuano. Questa tesi è supportata dal fatto che, al punto in cui ci troviamo, nelle attuale contingenza storica, e con i passaggi epocali che saremo chiamati a vivere in ordine alle trasformazioni sociali ed economiche, solo un decennio stabile, continuo ed efficace potrà garantire di tenere il passo ed evitare così improvvisi cambi di rotta, paurosi ritardi se non addirittura arretramenti.

Certo, la prospettiva decennale farà arricciare il naso a molti, ma se si guarda ad altre esperienze amministrative locali che su consistenti continuità temporali hanno costruito qualcosa di positivo, sorge la domanda: perché non è possibile anche a casa nostra? Negli ultimi quindici anni Termoli ha avuto quattro amministrazioni diverse (ben tre interrotte in modo traumatico), quattro sindaci, con altrettanto diversi progetti e programmi sulla città, e non facciamo il conto degli assessori. A rischio di apparire ingenerosi, ci permettiamo di segnalare forti discontinuità che non hanno favorito ma ritardato (absit iniuria verbis) lo sviluppo e l’ammodernamento auspicati. Termoli rimane una città in bilico, una realtà ibrida in attesa di qualcosa che segni una svolta, ma cosa? Occorre pensare dunque a progetti, programmi, idee, candidati, con un lungo respiro.

Di fatto si sa che progetti significativi e che lasciano tracce e determinano reali cambiamenti hanno bisogno di tempo, per la messa a punto, la realizzazione, la verifica, l’aggiustamento e la correzione, e per le necessarie coperture finanziarie. Termoli ha bisogno di una tregua decennale; questa è una convinzione ragionevole che molti potrebbero condividere. Le scelte delle prossime settimane sapranno tenere presente anche questo fattore che riteniamo essere una condizione non di poco conto?

Chi si propone, si autocandida o viene candidato oggi dovrebbe essere consapevole di questo e avvertire tale responsabilità, lunga nel tempo. Non si ha certo bisogno di traghettatori provvisori e passeggeri, di ulteriori pause ad un cammino già troppe volte interrotto. Naturalmente questa prospettiva necessita di un consenso in partenza consistente e che nel corso degli anni non solo si conservi ma si consolidi e si rafforzi, perché la città deve avvertire di essere amministrata nel presente e in vista del proprio futuro.

Da questo punto di vista, vorremmo leggere, quando saranno resi pubblici, programmi che avranno un tale respiro, programmi plausibili, ponderati, supportati da una idea di città che abbia il potere sì di affascinare, ma concreta e con i piedi per terra. Eventuali coalizioni in fase di costituzione avranno il coraggio di mettere a tema un patto di ferro decennale e lanciare questa sfida per il bene della città?

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7 Commenti

  1. La passione.
    E’ tutto giusto e auspicabile che accada. Però occorre anche precisare che è vero che negli ultimi 15 anni ci sono stati 4 sindaci ma ciò credo sia dipeso dal sistema vigente in quanto i partiti non svolgono il loro compito storico: formazione, selezione, stesura di programmi,controllo,……;con il risultato che ogni eletto si riteneva indispensabile, contrattava da solo,senza rendere conto a nessuno.Lo stesso Gattone pur con la sua pluriennale esperienza e carisma faticava non poco a raffreddare i bollenti spiriti (telecomandati) e la vera opposizione veniva fatta dall’interno della sua stessa maggioranza. Con la legge vigente il Sindaco si trova purtroppo a dover concordare e rapportare non più a pochi partiti, ma quasi a tanti partiti quant’è il numero dei consiglieri della sua maggioranza, il ché genera l’ingovernabilità e il mancato risultato del bene collettivo. Penso che non sarà facile neanche questa volta, considerato già il numero dei candidati a sindaco ad oggi, tra questi sono certo nessuno si ritiene inferiore all’altro, allora che fare?

  2. Il commentatore di cui sopra ha fatto due riflessioni valide e condivisibili.
    E’ vero, anche il Gattone faticava non poco a parare i colpi non tanto dell’opposizione quanto di alcuni consiglieri allineati con Di Brino: invito tutti ad andare a rivedere gli interventi di Di Brino. Ora lo stesso e i suoi sostenitori invocano concordia e senso di responsabilità istituzionale: troppo comodo, il Gattone ed i suoi amici non credo dimenticheranno tanto facilmente di che pasta è fatto Di Brino.
    Secondo punto. Ci sono, è vero, tanti candidati e, giustamente, tanti ancora potrebbero esistere migliori degli attuali e, soprattutto, di Di Brino; il vero errore (voluto?) è stato commesso da chi ha già scelto Di Brino (sulla base di quali motivazioni oggettive?) ed ora chiede a tutti gli altri senso di responsabilità ed unitarietà (che vuol dire “fate un passo indietro”).

  3. soliti noti
    Concordo pienamente con Don Marcello, per governare bene ci vuole stabilità. Ma se non si cambia il modo di fare politica, ovvero al servizio dei cittadini e della città e non viceversa, non cambierà nulla. Continueremo ad assistere al moltiplicarsi di liste personali, senza idee ma con programmi ciclostilati, uguali da decenni. Ognuno vuole il bene di Termoli ma litiga con l’altro che a pure lui vuole il bene di Termoli. Il mio invito alla cittadinanza, è quello di non disperdere il proprio voto in decine di liste create a proprio uso e consumo, ma di orientarsi almeno sui partiti, siano di destra , i sinistra o di centro, ma che almeno abbiano dei referenti sicuri, e non le solite meteore che appaiono, spariscono e riappaiono nuovamente, a seconda della convenienza personale e di pochi intimi. Altro che il “bene dei termolesi”. E arrivata l’ora di maturare come elettori, altrimenti continueremo ad assistere a vita alle solite sceneggiate, mentre la nostra città diventa sempre più poverà, sporca, incivile e delinquenziale.

  4. meno crocifissi piu’ pratica del vangelo
    Don marcello parla piu’ come un politico che come uomo di Dio.
    Basta parlare e mettere in pratica le parole del vangelo per capire che la maggior parte dei nostri politici non dovrebbero avere il nostro voto e la nostra fiducia.
    Intando da Ponzio Pilato ai giorni nostri, tra Gesu’ e Barabba abbiamo sempre scelto Barabba.
    Un ladrone, forse è quello che ci meritiamo.
    Non scegliere un ladrone è molto difficile da fare.

  5. Credo che purtroppo le parole del Vangelo non vengano messe in pratica da tanti cittadini,non solo politici. Non solo tanti politici non sono guidati dal Vangelo nella loro missione, ma anche tanti uomini non politici ed impegnati in altri campi: medici, professori, avvocati, magistrati, operai, commercianti, professionisti etc.Invece di giudicare gli altri cominciamo a giudicare noi stessi ed a mettere in patica i buoni principi…solo così il mondo può cambiare.