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Antonio Di Pietro
ROMA _ Come già annunciato mesi fa, in occasione dell’incontro dell’ on. Antonio Di Pietro e dell’on. Maurizio Zipponi, responsabile del Dipartimento Nazionale IdV del Welfare con i rappresentanti dei sindacati e i lavoratori dell’Ittierre di Isernia, l’Italia dei Valori è tornata ad interessarsi dell’azienda tessile molisana e lo ha fatto depositando, il 26 maggio u.s., un’interrogazione parlamentare rivolta al Ministro dello Sviluppo Economico per avere delucidazioni circa l’esistenza di proposte credibili di acquisto per l’intero gruppo Ittierre, ed in caso affermativo, per sapere quale consistenza occupazionale e garanzie finanziarie abbiano.

Di Pietro vuol sapere anche se il ministro ritiene che i Commissari possano far prevalere cessioni di parti dell’azienda rispetto a proposte che, pur giunte in tempi successivi, garantiscono l’insieme del perimetro industriale e occupazionale, se ritiene giustificate le consulenze attivate dai Commissari rispetto al reale conto economico e quali iniziative risultano essere state poste in essere dalla Regione Molise in merito alla crisi dell’Ittierre. L’Italia dei Valori insieme al Presidente Di Pietro si è più volte interessata alle sorti dell’azienda e dei suoi lavoratori attivando i rappresentanti del partito in parlamento ma anche monitorando costantemente le evoluzioni della crisi. “In merito agli sviluppi la situazione della ITTIERRE – si legge nel testo dell’interrogazione – in gestione commissariale ai sensi della legge Marzano dal 12 febbraio 2009, sta assumendo tratti sempre più drammatici per i lavoratori e le lavoratrici attualmente presenti in organico. All’inizio dell’amministrazione straordinaria i commissari garantivano a tutti i dipendenti dell’Ittierre che l’azienda non avrebbe subito alcun ridimensionamento in termini di produzione e di occupazione. In un secondo tempo si è parlato della necessità di collocare in cassa integrazione 350 dipendenti, senza utilizzare alcun criterio organizzativo-professionale per la valutazione di chi dovesse andare in cassa integrazione. Alla fine sono stati messi in CIG 500 lavoratori tutto ciò senza che ci sia stato mai un confronto su un Piano industriale a nessun livello.

Attorno all’azienda molisana operano oltre 1.500 dipendenti, diretti e dell’indotto, impegnati in decine di laboratori sparsi sull’intero territorio regionale. Da tale situazione non poteva non derivare un diffuso allarme sociale, che ha trovato come portavoce, oltre alle maestranze direttamente coinvolte, le forze politiche e quelle sindacali, circa le prevedibili ricadute negative sull’occupazione e sul reddito di centinaia di famiglie molisane, nonché sull’intero sviluppo della regione Molise. Il 20 gennaio 2010 è stato depositato il programma di cessione del complesso aziendale facente capo alla business unit Malo (Malo spa, IT Distribuzione srl e la partecipazione Mac Usa detenuta da IT Holding) ed i commissari hanno anticipato l’imminente deposito di due programmi autonomi di cessione dei complessi aziendali anche per le altre business unit del gruppo. Come previsto dalla legge italiana, il compito primario dei commissari nominati è quello di salvaguardare il patrimonio industriale, professionale ed occupazionale delle aziende, nel suo insieme. Quindi la priorità nella cessione delle imprese è verso quelle proposte credibili che puntano a rilevare l’insieme delle attività, dei marchi, dei dipendenti. risulta agli interroganti che attualmente i commissari, pur avendo all’inizio imboccato questa strada, stiano vendendo a pezzi la Ittierre a partire dalla cessione di alcuni marchi, senza che i lavoratori sappiano nulla almeno sulle garanzie occupazionali per chi oggi lavora nei rami di azienda che i commissari vogliono cedere. Questa è una strada che non condividiamo ma prevista dalle normative vigenti se non ci fossero proposte complessivamente alternative. Risulta invece agli interroganti che siano state presentate a Mediobanca e ai professionisti indicati dal Ministero dello Sviluppo Economico per controllare la correttezza delle operazioni, proposte in tal senso, corredate da piani industriali, finanziari ed occupazionali.

Se fosse vero e ignorato dai commissari per perseguire la strada imboccata dello “spezzatino” della Ittierre sarebbe un fatto grave, lesivo del mandato previsto dalla legge e soprattutto delle aspettative dei lavoratori. Inoltre, forti dubbi sulle consulenze decise dai commissari cominciano ad essere denunciate dalla stampa. Come si apprende da un articolo apparso su “Il Fatto Quotidiano”, mercoledì 5 maggio che cita altri casi di aziende in amministrazione controllata con dei commissari veloci nella spesa e scarsi nei risultati, come per la Lares Cozzi di Paderno Dugnano, o la Merloni “Scajola nel febbraio 2009 ha mandato a salvarla non uno, ma tre commissari: Stanislao Chimenti, Roberto Spada e Andrea Ciccoli.

Tre, perché aumentando il numero dei curatori è più facile accontentare tutti e rendere scientifica la lottizzazione. Parte subito il valzer delle consulenze: 6 milioni di euro in un anno. Price Waterhouse: 1.3 milioni di euro. Mediobanca: 1 milione. Ma anche 980mila euro a Sin&rgetica Milano: è la società di Bruno Ermolli, ascoltato consulente di Silvio Berlusconi. E ancora: 1 milione di euro allo studio legale di Donato Bruno, avvocato ma anche parlamentare berlusconiano e grande amico di Cesare Previti. Una consulenza da 300mila euro arriva anche a Mario Ralli, collaboratore di Bruno; tutto ciò in una situazione aziendale che resta difficile a anzi si aggrava. Il fatturato del Gruppo Ittierre si è dimezzato in solo anno, passando dai 600 milioni di euro nel 2008 ai non più di 300 nel 2009. I tre commissari alla guida della procedura, si sono assegnati compensi per 300 milioni di euro a testa”.

IdV Molise

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