CASACALENDA _ È spaventoso il riflesso condizionato, la reazione di massa che ha accolto la decisione di Lula di non concedere l’estradizione a Cesare Battisti, scrittore italofrancese accusato e condannato in contumacia per fatti di terrorismo dei primi anni ottanta. Neanche una sfumatura, neanche un distinguo, un dubbio: dagli invasati della vendetta a tutte le forze politiche che siedono sugli scranni del Parlamento ai giornali e Tv è stato un coro unanime di sdegno e condanna Mai nella storia della Repubblica italiana c’è stato un così grande e prolungato impegno dei governanti per estradare una persona.

A tale scopo, negli ultimi anni, è stato ingigantito artificialmente il ruolo che Battisti avrebbe avuto nei Proletari Armati per il Comunismo (Pac) e si è volutamente taciuto che nei relativi processi contro tale organizzazione fu condannato in contumacia, quindi senza alcuna possibilità di difendersi, sulla base di vaghe ipotesi accusatorie lanciate da un “pentito” (omicida reo confesso) e rese possibili dalle leggi politiche e antigiuridiche dell’Emergenza. Leggi che da una lato aumentavano di un terzo le pene rispetto a quelle previste dal codice penale per chi, fra le migliaia di inquisiti per “banda armata” e “associazione sovversiva”, non scaricava le proprie responsabilità su altri e neanche accettava di pronunciare dichiarazioni di abiura; mentre dall’altro concedevano grossi sconti di pena a “pentiti” e a “dissociati”. Qualche anno fa lo scrittore Valerio Evangelisti ha ricostruito la vicenda di Cesare Battisti, di cui invito a leggere quello che scrisse (http://www.carmillaonline.com/archives/2005/09/001506.html ).

L’impressione che ho è che il paese abbia finalmente trovato un obiettivo “unico” che tenga insieme tutti i forcaiolismi. Quelli berlusconiani e quelli antiberlusconiani. E che nel rogo per Cesare Battisti trovi un sollievo per le proprie ansie, un armistizio per la lunghissima guerra di fazioni. In fondo, questo si sapeva, nessuna delle due fazioni è liberale. Non lo è la destra, fortemente condizionata dalla cultura qualunquista della Lega e delle sue ampie componenti reazionarie; non lo è la sinistra, trascinata al giustizialismo e all´ultralegalitarismo dall´influenza abnorme, sul suo pensiero, acquisito negli ultimi 15 anni dalla magistratura (diciamo dalla parte più giacobina della magistratura) e dai cosiddetti “Girotondi” (Travaglio e zone circostanti). E siccome le cose stanno così, e sul piano della difesa dello Stato di diritto le differenze tra i due schieramenti sono esilissime, e cangianti (a seconda delle immediate conseguenze politiche) era logico che un caso complesso e delicato come il caso-Battisti avrebbe acceso la fiamma del linciaggio, unificando i due schieramenti, unificando i due populismi, e unificando anche la “base” con il ceto politico.

Eppure io non ho mai sentito questi politicanti indignarsi così tanto per i neonazisti, stragisti, golpisti scappati in Sud America, non li ho sentiti urlare allo scandalo per questori e capi della polizia condannati per reati gravissimi compiuti al G8 di Genova, anzi, ministri governo e opposizione compattissimi hanno espresso fiducia e rinnovata stima a De Gennaro, Manganelli, Gratteri, Canterini, Luperi, Mortola, che si sono beccati anni di carcere, ma molti di loro promossi ad incarico superiore per meriti torturativi e menzogna durante l’esercizio della loro funzione. Basti ricordare che la commissione d’inchiesta parlamentare sui fatti del G8 di Genova è stata bocciata con un voto bipartisan.

Non ho mai visto lorsignori, andare in televisione e denunciare gli assassini di Stefano Cucchi, raccontare con lo stesso sdegno con il quale insulta il mondo intero i fatti che portarono al massacro di Federico Aldrovandi o di Giuseppe Uva o degli oltre settecento suicidi in carcere nell’ultimo decennio, dire che fine ha fatto l’assassino di Carlo Giuliani, chi fosse in realtà Cossiga e perché sua stata uccisa dalla sua polizia Giorgiana Masi. Aprire gli armadi chiusi gelosamente dal “segreto di Stato” Soprattutto, nessuno di loro, mai, ha preso le distanze, anche solo di un millimetro dalla svolta repressiva e fascista che in questi ultimi anni è stata data all’Italia.

Per molti osservatori internazionali l’Italia è un Paese in una situazione pericolosa, governata da gente incapace, che ha svoltato a destra scegliendo il manganello, reprime violentemente il dissenso, non rispetta le Convenzioni Internazionali sui Diritti dell’Uomo, disconosce il diritto di Asilo per i Rifugiati scontrandosi e insultando l’UNCHR, perseguita gli oppositori politici, ha una situazione carceraria insostenibile, non permette la libertà di stampa e d’informazione. Queste cose non le dico io , ma l’ultimo numero di Limes, la rivista di geopolitica, dedicato proprio alla considerazione che i Paesi della Comunità Internazionale hanno di Berlusconi. Non è neppure un caso che il Ministro degli Esteri Frattini si sia permesso di insultare Amnesty International perché nel suo ultimo rapporto mondiale ha messo l’Italia tra i Paesi che violano i Diritti dell’uomo.

Il trattato sulle estradizioni tra Italia e Brasile prevede che il cittadino italiano richiesto dal nostro Paese per scontare pene o affrontare processi, non debba essere consegnato all’Italia se rischia per la propria incolumità fisica e/o può essere poi oggetto di persecuzione per idee politiche, religiose o di sesso; e comunque l’estradizione non viene concessa per reati politici. Se le leggano queste cose i politicanti che ora sono scandalizzati dalla scelta del Brasile. Vadano a studiarsi che vergogna storica, politica e giuridica sia stata il 7 aprile 1979. Prendano un po’ di coscienza storica, studiando, perché ne hanno bisogno, e molto.

Italo Di Sabato – resp. naz.le Osservatorio sulla Repressione

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8 Commenti

  1. x di sabato
    non puoi parlare per partito preso, chi è stato accusato con 4 ergastoli non è tutelabile da nessuno, forse ti avrei capito di piu’ se battisti aveva colpito un po di politici, non la gente che lavora.di sabato mettiti una maschera quando vai in giro altrimenti il popolo ti ride dietro