L’Assunzione

COLLETORTO _ L’assunzione della Madre di Dio, è certamente la festa, di origine orientale, più suggestiva e importante del calendario liturgico. Essa ricorda al credente il fine della vita, il progetto d’amore che l’Onnipotente ha per ciascuno di noi. Secondo un racconto in occasione del concilio di Calcedonia (attuale Turchia) tenuto nel 451, l’imperatore Marciano avrebbe chiesto al vescovo di Gerusalemme di far trasportare a Costantinopoli, la nuova capitale dell’impero, i resti della beata Maria Vergine. All’imperatore, male informato, il vescovo avrebbe risposto: “Maria morì alla presenza degli apostoli, ma la sua tomba, quando più tardi venne aperta per richiesta di san Tommaso apostolo, fu trovata vuota, e gli apostoli ne conclusero che il suo corpo era stato innalzato al cielo”. La somiglianza con l’evento della risurrezione ci porta a pensare che il corso della vita della Madre di Cristo non poteva non essere un percorso simile al figlio. La festa mariana del 15 agosto, proviene da Gerusalemme, appare a Roma solo nel VII secolo, insieme ad altre feste mariane. All’inizio porta il nome di Dormizione di Maria (Dormitio) come in Oriente, poi quello di Riposo di Maria (Pausatio), attestato in un evangeliario del 740, e ben presto quello di Assunzione, che figura in un libro liturgico datato 770.

Da Roma la festa che veniva celebrata con una processione mattutina portando l’icona di Cristo da S.Giovanni in Laterano arrivava alla basilica di Santa Maria Maggiore dove ad attenderla era un’icona di Maria, salute del popolo romano. La simbologia era forte: Cristo Risorto, asceso in cielo alla destra della gloria di Dio, viene a cercare la madre per portarla in cielo con sé. La festa pian piano si diffuse in tutto il mondo occidentale tanto che il concilio di Magonza dell’813 rese festa e processione obbligatoria per tutto l’impero di Carlo Magno. La Chiesa, facendosi carico dell’antica tradizione, della devozione popolare, della preghiera liturgica per bocca del papa Pio XII il 1 novembre del 1950 definì solennemente il domma dell’Assunzione di Maria con queste parole: “Pertanto, dopo aver innalzato ancora a Dio supplici istanze, ed aver invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio Onnipotente, che ha riversato in Maria la sua speciale benevolenza, ad onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre ed a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo esser domma da Dio rivelato: che l’Immacolata Madre di Dio e sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”.

Maria, dunque, è celebrata con il massimo onore e ad essa sono legate tradizioni e leggende che invitano a riflettere sul mistero dell’amore di Dio riversato nella storia di una donna, sposa, vergine e madre. In Italia come nei paesi vicini il 15 agosto è particolarmente legato alla devozione popolare della Vergine Maria che Assunta in cielo diventa segno grande della potenza della grazia di Dio che rinnova la creatura con il suo dono. Uno degli inni più belli e commoventi della chiesa d’Oriente, l’akatistòs, canta la bellezza di Maria Madre, Vergine e sposa, in questi versi ispirati, ricchi di fede e devozione vi scorgiamo il mistero della donna vestita di luce segno di speranza e di bellezza per il mondo intero: Inneggiando al tuo parto l’universo ti canta qual tempio vivente, o Regina! Ponendo in tuo grembo dimora.

Chi tutto in sua mano contiene, il Signore, tutta santa ti fece e gloriosa e ci insegna a lodarti: Ave, o «tenda» del Verbo di Dio, Ave, più grande del «Santo dei Santi». Ave, Tu «Arca» da Spirito aurata, Ave, «tesoro» inesausto di vita. Ave, diadema prezioso dei santi sovrani, Ave, dei pii sacerdoti Tu nobile vanto. Ave, Tu sei per la Chiesa qual torre possente, Ave, Tu sei per l’Impero qual forte muraglia. Ave, per Te innalziamo trofei, Ave, per Te cadon vinti i nemici. Ave, Tu farmaco delle mie membra, Ave, salvezza dell’anima mia.

Don Mario Colavita
parroco di Colletorto
Articolo precedenteL’Italia dei Valori a Campobasso chiede riapertura Castello Monforte
Articolo successivoLungomare nord: il divieto di sosta dalle 8 di domani ha scatenato l’ira dei balneatori. D’Andrea: “Il Comune preferisce allontanare i turisti”